Cerca nel blog

giovedì 29 febbraio 2024

Deus ex machina. (Ovvero: ci vuole uno che cali dall'alto e detti la soluzione della questione israeliana)

 La lettera del 28 febbraio di Enrico Fink al comune di Firenze e alle sue rappresentanze istituzionali dopo il convegno di sabato 24 contiene molte importanti riflessioni che ad una prima lettura mi creano perplessità, quasi fastidio, ma poi la stima che ho della persona, ma anche il rispetto per la comunità che rappresenta mi inducono a riflettere. Ho ascoltato in varie forme e diverse occasioni parole di insofferenza verso lo stato d'Israele che arrivano fino al desiderio di ridurne, delimitarne la presenza e l'autorità per lasciar spazio ai palestinesi. Ci sono delle intollerabili ingiustizie, illegittimità che dal 1948, o almeno dal 1967 non sono state sanate e su cui si aggiungono soprusi, sottrazioni, radicalizzazioni del conflitto estreme e non risarcibili. 

Il drammatico rincorrersi della condizione di vittime e carnefici nell'arco di quasi un secolo non è estraneo alle affermazioni sotto accusa e alla reazione infastidita, o almeno allarmata, che creano. Da osservatore fortunato, per nulla coinvolto né nel dramma palestinese, fatto di sangue e rinnovata incertezza per la propria sorte, né in quello ebreo, fatto di dolorosa costrizione a interrogarsi di nuovo sulla propria condizione di esuli indesiderati e accusati, mi chiedo se ci sia possibilità di dialogo. Forse non posso chiedere a chi è invece coinvolto, ingiustamente accusato da una parte o dall'altra, di comprendere l'avversario, o l'accusatore, le ferite recenti e vive come quelle remote e rinnovate da terribili accuse fatte senza distinguere stato da popolo e fede da guerra premono troppo e impediscono di dialogare, troppe sono le premesse e le ammissioni chieste all'interlocutore e avversario. Ma come posso pretendere che oggi un palestinese che ha visto uccidere bambini, donne e compagni abbia parole misurate, di pace e comprensione? E come posso pensare che sia pacato e comprensivo un ebreo che vede mettere in discussione non gli atti del governo Netanyahu, ma l'esistenza di quella terra che ha dato rifugio a un popolo scacciato dalla follia nazista che è stata di larga parte d'Europa? Bisogna farsi guidare da altri sentimenti, riconoscere qualche autorità superiore, estranea al conflitto, che possa mediare. Dobbiamo sì ascoltare le parti in conflitto, chiedere l'interruzione immediata dell'aggressione militare che è indubbiamente unidirezionale, ma l'urgenza non è nel dar ragione ai palestinesi o agli israeliani, l'urgenza è uscire dalla logica della vendetta immediata espressa dalle vittime di un conflitto che dura da oltre cinquant'anni e delegare a un'autorità superiore l'individuazione di soluzioni che consentano di disegnare un futuro sostenibile, ipotizzabile, per quei popoli e quelle terre. Se qualche giorno di tregua sarà assicurato dal piano di rilascio dei prigionieri in mano ad Hamas bisognerebbe che fosse utilizzato per questo, per delegare, spostare in altre mani il potere di risolvere il conflitto. La reputazione di Israele - e ovviamente quella spero più solida degli ebrei - secondo me dipende da questa capacità di delega, di arretramento, così come da questo dipende la sopravvivenza come nazione, e non come sparse vittime di un massacro, dei palestinesi. Spero che ci si provi.

mercoledì 24 gennaio 2024

Secessione e Costituzione

 L'#autonomiadifferenziata approvata al senato è un attacco frontale a funzioni essenziali, istruzione e salute anzitutto, al principio di uguaglianza, all'equità fiscale.


Non guardiamo solo il ddl #Calderoli, ci sono già le "intese" con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che scavalcano il parlamento (saranno modificabili solo su iniziativa delle regioni, lo stato non potrà toccarle). Gentiloni le ha approvate nel 2018, sì, e il nuovo Titolo V è del centrosinistra del 2001, ma guardiamo alla sostanza: lo sfascio.

Approvare i LEP non è una garanzia di equità, anzi: vuol dire solo consentire le disuguaglianze, prestazioni più basse dove ci sono redditi più bassi. Come si potranno garantire poi col vincolo dell'equilibrio di bilancio dell'art. 81? Come regge la repubblica se, come previsto dalle prime intese e denunciato dalla ragioneria dello stato, Svimez ecc., 80 o 90% dei tributi resterà dove è raccolto?

Le intese ex art. 116 3° comma cost. rompono il principio di solidarietà, art. 2, 3 e 53, che vuole le imposte più alte a chi ha capacità contributiva maggiore per garantire servizi a chi ha meno. Creare "gabbie" fiscali entro le quali si trattiene la quasi totalità del gettito della regione è ingiusto, ma anche insostenibile per le finanze nazionali.

Poi se tutte le competenze legislative diventano regionali, salvo esercito e giustizia per intendersi) siamo non solo al fallimento, ma alla secessione a costituzione invariata, quindi la conflittualità sociale e istituzionale sarà drammatica. Non si può stare a guardare.

Qui la registrazione di un incontro del 18.1 a Palazzo Vecchio con Marina Boscaino e Domenico Gallo:

https://www.facebook.com/hashtag/autonomiadifferenziata?__eep__=6&__cft__


giovedì 21 dicembre 2023

Mes chini!

Patto di stabilità che costerà 5 miliardi l'anno fino al 2027 di tagli per ridurre il deficit e tagli ulteriori per ridurre il debito. Certo se poi i soldi si usano per cuneo fiscale e riduzione dell'IRPEF per i redditi più alti, meglio non averli. Da criticare anche che non siano conteggiati nell'indebitamento gli investimenti per ambiente e armamenti, cioè i due mantra del nostro tempo: il primo una copertura verde acritica di spese che vanno ad arricchire i ricchi, il secondo un suicidio dell'Europa che con il massacro ucraino scava la fossa della propria sudditanza economica dagli Usa.

MES: non ratificare le modifiche mi pare una scelta di propaganda a costo zero, visto che la vera partita era il patto di stabilità. Il Mes, con le novità da ratificare delle misure precauzionali e della tutela per le crisi bancarie, era semmai migliorato. Quel che andava criticato e smontato (impossibile perché insito nei trattati) era il rapporto tra uso del fondo e vincoli di ristrutturazione radicale del paese sotto la vigilanza dell'UE. 

Il trattato del 2021 non ratificato dell'Italia introduce un giudizio di sostenibilità del prestito che però ci toccherebbe solo in caso di attivazione; e sui versamenti aggiuntivi che Borghi e altri paventano si consideri che già oggi dovremmo versare 125 miliardi e invece ne abbiamo versati solo 14, quindi non c'è alcun onere aggiuntivo reale.

Il no imposto dalla maggioranza governativa esprime quindi una propaganda preelettorale. E da "sinistra" non si fa che balbettare che il Mes andava ratificato e che il duo franco-tedesco ha tenuto al margine l'Italia. Ma quale UE si ha in testa? Su cosa mai si farà campagna elettorale?

giovedì 2 novembre 2023

Potere senza consenso: è il premierato che vuole l'estrema destra al governo

Un primo commento al Ddl costituzionale Meloni - Marini secondo il testo noto al 2.11.2023

Paolo Solimeno


Il nucleo della modifica che circola sono i nuovi articoli 92 e 94 modificati radicalmente dagli articoli 3 e 4 della riforma. Vediamo.


Art. 1: abroga l'art. 59 cost. che dava al PdR il potere di nomina dei senatori a vita


Art. 2: modifica l'art. 88 abrogando il potere del Pdr i sciogliere anche una sola camera.


Art. 3: introduce l'elezione diretta del presidente del consiglio dei ministri da parte degli elettori prevedendo in costituzione dei caratteri stringenti del meccanismo elettorale che non potranno essere modificati con legge ordinaria. Si prevederebbe nel nuovo art. 92:

  • il voto per parlamentari e presidente del consiglio va espresso in una sola scheda

  • la legge elettorale deve rispettare i principi di "rappresentatività e governabilità": mentre la rappresentatività è un principio costituzionale, la "governabilità" non era in costituzione ed è stato anzi espressamente escluso dalla giurisprudenza della corte costituzionale che, specie nella sentenza n. 1/2014 che dichiarò incostituzionale il "Porcellum", l'ha considerato obiettivo legittimo, ma subordinato alla rappresentatività

  • il premio di maggioranza che la legge elettorale deve prevedere assegna il 55 % dei seggi in ciascuna camera alle liste collegate al Presidente del consiglio eletto: quindi il voto unico determina sicuramente una elezione del governo e una maggioranza parlamentare, qualunque sia il risultato. Questa distorsione della volontà espressa dagli elettori è già stata ritenuta contraria alla costituzione, in particolare al principio di uguaglianza del voto, alla rappresentatività dell'istituzione parlamentare e al pluralismo

  • il potere del Presidente della repubblica di nominare il PdC è ridotto a pura formalità perché è indicato che l'incarico va necessariamente al PdC "eletto"


Art. 4: il nuovo art. 94 prevederebbe che il PdR sciolga le camere se il PdC non ottiene la fiducia per la seconda volta. Inoltre in caso di cessazione dalla carica del PdC il PdR può dare l'incarico ad un parlamentare a lui collegato.


La mancanza di altre modifiche alla costituzione non deve tranquillizzare in quanto lo stravolgimento dell'assetto istituzionale è più grave proprio perché non si vogliono introdurre correttivi, contropoteri conseguenti al radicale rafforzamento del Presidente del Consiglio. Questo diventa l'unico potere effettivo dello stato dotato di legittimazione popolare in quanto:

  • egli può determinare lo scioglimento delle camere attraverso le sue dimissioni

  • l'elezione di un nuovo presidente del consiglio può essere solo di lista a lui collegata alle elezioni e per attuare il suo programma

  • ogni disegno di legge governativo ha la garanzia di una maggioranza ampia e docile in entrambe le camere

  • la maggioranza governativa ha a disposizione anche la maggioranza per eleggere il PdR, a partire dalla terza votazione (art. 83, invariato)

  • analogo effetto si potrà avere anche sull'elezione di un terzo dei membri della corte costituzionale


L'effetto innovativo più rilevante della modifica proposta è pertanto sul ruolo del parlamento che diventa semplice luogo di esecuzione dell'indirizzo governativo visto che una maggioranza certa discende non tanto da un voto proporzionale, anche se di maggioranza relativa, ma dalla stessa scelta effettuata sulla stessa scheda per la votazione del PdC. Si produce una forte personalizzazione delle votazioni. La formazione delle liste collegate al PdC dipenderanno dalle scelte di questi e dei capi delle liste che lo appoggiano. 


La distorsione del voto ad opera del premio può essere minima, o estrema, in mancanza di soglia: non menzionarla in costituzione può dare l'effetto di rendere conforme a costituzione una legge elettorale che non la preveda. Con una pluralità di candidati il meccanismo potrà dare il 55% dei parlamentari e la guida del governo a liste che rappresentano una minoranza anche esigua di elettori. L'effetto non è solo premiale: l'aumento di parlamentari al primo arrivato li toglie ai perdenti. Questo effetto si aggiunge alla soglia naturale dovuta alla recente riduzione del numero dei parlamentari. Un effetto non trascurabile sarà sulla figura del PdC che potrà essere il capo di una forza politica ampiamente minoritaria.


La legge elettorale dovrà garantire rappresentatività e governabilità: l'equilibrio fra i due principi contrapposti non è deciso da questo nuovo articolo 92, ma l'indicazione a favore della "governabilità" è chiara in quanto è indicato il risultato premiale e non è indicata la soglia di accesso sotto la quale il premio non scatta; anzi di più: siccome l'effetto è necessariamente quello di produrre una maggioranza in parlamento a sostegno del governo, l'introduzione di una soglia è implicitamente esclusa dalla nuova costituzione perché il suo mancato raggiungimento impedirebbe la formazione certa di una maggioranza governativa e imporrebbe lo scioglimento delle camere dopo due soli voti negativi della fiducia.


La separazione dei poteri legislativo ed esecutivo è sostanzialmente annullata con il potere di determinazione dovuto al sicuro sostegno alle iniziative governative da parte di una maggioranza parlamentare solida e con il potere di ricatto dato al presidente del consiglio che dimettendosi può determinare un quasi certo scioglimento delle camere. Questo meccanismo del "simul stabunt simul cadent" è già noto alle regioni, dominate da sistemi presidenziali in cui i consigli regionali sono privi di poteri effettivi ed approvano senza alcun potere interdittivo o contrattuale ogni proposta delle giunte guidate da presidenti eletti direttamente. Il potere delle minoranze parlamentari sarà davvero irrisorio: già ridotte dal taglio dei parlamentari, saranno ancor più ridotte per il travaso di seggi in favore delle liste collegate col presidente del consiglio; inoltre la maggioranza governativa sarà compatta e rispettosa del governo. L'approvazione dei ddl governativi e la conversione dei decreti legge sarà ancor più rapida e sicura di adesso.


A proposito di separazione dei poteri non dimentichiamo come ha reagito il governo dinanzi alla diffusa disapplicazione di un decreto ministeriale da parte di diversi giudici di varie sedi (Catania, Milano, Firenze, ecc.) per ritenuto contrasto con norme costituzionali e internazionali: si profila una riduzione dell'autonomia e indipendenza anche del potere giudiziario, specie del suo ruolo di interprete della legge nel rispetto della gerarchia delle fonti.


Insomma, con la modifica, sostanzialmente, di soli due articoli della costitituzione, il 92 e il 94, avremo un sistema oligarchico e personalizzato tutto incentrato sul "capo" del governo, con una drastica riduzione sia del ruolo di mediazione, persuasione e garanzia costituzionale del presidente della repubblica, sia del ruolo di rappresentanza, discussione trasparente e mediazione del conflitto culturale e sociale del parlamento. 


L'utilità di questo disegno si spiega facilmente con gli elementi critici esposti: l'estrema destra al governo (come già Renzi e Berlusconi, certo) vuole molto potere senza dover avere il consenso. E vuole potere di una (probabile) minoranza contro la maggioranza (altrimenti chiederebbe una soglia del 50% per accedere al premio). E lo vuole anche contro la propria stessa maggioranza parlamentare, altrimenti darebbe libertà al parlamento rispetto al governo. Per questo il professor Marini gli ha disegnato un sistema che garantisce loro di governare contro l'interesse del popolo. La "governabilità" che si vuol introdurre in costituzione è infatti un attributo del governato, non del governante.

venerdì 27 ottobre 2023

La cancellazione di Gaza e il terrore prossimo

 Un massacro dopo l'altro. Terre contese e perse. I bombardamenti di queste ore e l'incursione sembrano preparare l'invasione di terra. Sarà mai possibile una pace giusta dopo queste migliaia di morti? (sono morti più minori palestinesi in queste tre settimane che minori ucraini in un anno e mezzo).  

E quanti giovani palestinesi in questi giorni stanno facendo la "scelta" del terrorismo, come i (pochi) giovani del 1943 in Italia fecero la scelta della resistenza? Io se fossi a Gaza stanotte invocherei pace o vendetta? Ovviamente invoco il cessate il fuoco, trattative... ma sono sul divano a Firenze, non sotto i bombardamenti a Gaza.

E che immagine ci stiamo formando dello stato d'Israele che va avanti unito con un gabinetto di guerra? Hamas non gioca sulla reputazione propria, ma cinicamente sulla vergogna in cui la provocazione enorme getta l'avversario. E quanti israeliani stanno giustificando la reazione armata accettandola come fatale, e non perché la desiderino, e cercando di gestire il peso storico di questo gesto?

mercoledì 25 ottobre 2023

Se all'ONU non si discute, a che serve l'ONU?

Guterres (segr. gen. Onu) il 24 ottobre ha detto che, così come le rivendicazioni dei palestinesi “non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas”, “così questi spaventosi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva” della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Il segretario Onu ha altresì reiterato l'”appello per un cessate il fuoco umanitario” sottolineando che “nessuna parte in un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale“.

Sembra una dichiarazione equilibrata, ma indigna Israele che non accetta accuse. Durante un massacro è difficile scegliere le parole adatte, ma esprimere pieno sostegno a Israele non raffredderebbe il conflitto.

Forse Guterres avrebbe potuto usare parole ancora più caute, ma aveva di fronte la pretesa del ministro israeliano di sentire una dichiarazione di semplice solidarietà e sostegno alla reazione israeliana in atto.

Quale che sia. Questo cancella due elementi enormi: il fatto che siamo davanti a un conflitto, non ad un atto terroristico terribile, ma isolato; il fatto che una reazione armata è comprensibile, anche legittima secondo il diritto internazionale, ma entro certi limiti.

All'ONU siede anche lo Stato della Palestina. L'ONU non ha il mandato o gli strumenti per intervenire, lo sappiamo, e quando approva risoluzioni in CDS o in Assemblea restano di solito ineseguite, ma se non può essere nemmeno il luogo di un dibattito, di un confronto, come trovare la soluzione al conflitto?



lunedì 31 ottobre 2022

Populismo penale contro i rave party

Rave party. Roba da giovani. Che non dovrei nemmeno commentare. Ma difenderli da cialtronate fascistelle sì.

Con i decreti sicurezza del 2018 (Salvini, governo Conte) sono state inasprite le pene, fra l'altro, per l'occupazione abusiva di terreni ed edifici. 

Ora Piantedosi, ministro dell'Interno in quota Salvini e suo ex collaboratore ministeriale come nel 2012 lo fu di Maroni, chiede di introdurre il "reato di rave party", ovvero di "raduni pericolosi per l'ordine pubblico". 

Leggo molti ok, qualcosa bisogna fare, giusto stabilire dei limiti, ecc. Questi non sono limiti: questa è tutela penale, chi organizza un rave party rischierebbe con questo nuovo 434 bis c.p. da 3 a 6 anni di carcere, qualcosa meno chi solo partecipa.

Presupposti? Aver messo a rischio l'ordine pubblico o l'incolumità delle persone. Si chiama stato di polizia, dalle mie parti. Rileggersi gli art. 13, 16 e 17 della costituzione prima di dire che va bene così.

Anticipare la soglia della punibilità di una condotta a prima ancora che esponga concretamente un bene degno di tutela a rischi concreti di danno è una tipica tendenza illiberale, repressiva, e per questo va criticato.

Inoltre è chiaro che - sia intenzionale o meno - queste disposizioni potranno essere utilizzate non già contro i non definiti "rave party", ma contro qualsiasi riunione e manifestazione in luoghi pubblici (soprattutto) e privati in perfetto contrasto con la libertà d'espressione del pensiero (art. 21) e di riunione (art. 17).

sabato 22 ottobre 2022

Assetto di pace

 La manifestazione del 5 novembre a Roma è per la pace (preceduta dai 3 gg. di mobilitazione "Europe for peace" che a Firenze saranno venerdì 21 ottobre alle 18 in S. Ambrogio), quindi non è contro l'Ucraina, né contro la Russia, non è un tribunale, nella piattaforma non prevede giudizi di responsabilità, ma progetti di pace, è per i negoziati che pongano fine al conflitto. 

Calenda fa finta di non capire e promuove una manifestazione "per l'Ucraina" a Milano sempre il 5.11, per contrapporsi ad una manifestazione che egli etichetta, da maccartista vero, "per la Russia".

Berlusconi pure fa finta di non aver capito chi è Putin (i suoi scambi dolcissimi con la mafia, i post fascisti e la P2 si possono riprodurre in superficie col despota russo), ma chi lo critica non capisce e non accetta che "parli col nemico", quindi che faccia una cosa pacifista: rompe il muro, dialoga col nemico, mica gli vende armi. E come criticarlo se non ci sta a vedere Zelensky (che oltre ad aver sparato sui concittadini russofoni e tradito gli accordi di Minsk, non vuole che la guerra finisca) come un eroe? 

Meloni cinicamente ritratta i suoi precedenti e dice l'ovvio, non volendo né potendo certo (proprio durante le agognate consultazioni con Vittorio Emanuele III), rompere l'alleanza con la Nato e la partecipazione all'UE, ma sostiene proprio questa Nato qui che impone all'UE un assetto mondiale suicida fatto di muri, guerra di confine, rotture di delicate e proficue sinergie con l'oriente, rischio di guerra nucleare? L'ha spiegato durante la campagna elettorale? 

La condizione perché sia "fit" il governo dei sovranisti neri italiani è che sposino la Nato che sostiene guerre e questa UE che fa accordi con Libia e Turchia e non critica certo la Finlandia che vuol erigere un muro per impedire l'ingresso dei profughi dalla Russia? (profughi che sarebbero vittime della guerra, o disertori da accogliere a braccia aperte). L'Italia si rassegni: l'UE non osteggerà i fascisti rivelatisi buoni e civili, non fanno rutti e rispettano la linea atlantista e all'economia mettono San Giorgetti che piace al Draghi, quindi vanno bene.

martedì 19 aprile 2022

L'aggressione di Putin deve essere fermata con la guerra?

 L'art. 11 della nostra Costituzione mette fuori legge, ripudia la guerra "come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Quindi, se valesse qualcosa nell'ordinamento ucraino, non impedirebbe certo la reazione armata all'aggressione russa, illegittima e da condannare in ogni sede. Ma la nostra Costituzione promuove la pace e la cooperazione fra i popoli, anche attraverso la partecipazione alle organizzazioni internazionali - come l'ONU - che hanno questo scopo e consente la cessione di sovranità in loro favore. La Nato, a voler leggere con spirito libero il suo statuto e la sua storia, è estranea a questa definizione.

Se l'Italia avesse dovuto intervenire inviando armi a chi è aggredito militarmente avrebbe partecipato inviando armi a Saddam Hussein e Muhammar Gheddafi, invece si è schierata con l'aggressore e ha partecipato più o meno direttamente a delle carneficine che hanno arricchito i Masters of war e destabilizzato il mondo intero.

Se tutti gli stati facessero sempre come stan facendo i paesi della Nato saremmo in conflitto permanente e, fatalmente, esteso. E sarebbe negato, azzerato, il principio pacifista inscritto nella carta dell'ONU e nella nostra Costituzione. Questo è sempre stato chiaro ai migliori giuristi, ricordo nel 1991 quanto scrivevano il nostro Umberto Allegretti e, negli Usa, Richard Falk. 

Purtroppo gli ucraini sono vittime di due nazionalismi armati e di un occidente che fomenta il conflitto da anni, invece di impegnarsi a trovare una soluzione pacifica che è possibile da febbraio. Non mi pare che ci sia mai stata sui governi dei paesi Nato una responsabilità così pesante dal 1990 e non vedo personalità in grado di gestirla adeguatamente.


Gli ucraini antirussi (quindi una parte seppur maggioritaria della popolazione) sono armati e finanziati dai paesi Nato dal 2014, non da oggi. Questo non assolve Putin, ma fa capire come siamo entrati in questa guerra e come se ne possa forse uscire. La Nato dice con insistenza (v. ad esempio l'Economist di questa settimana) che ciò non vuol dire essere in guerra con la Russia. Gli italiani sentono dire dal governo che così stiamo aiutando la "resistenza ucraina": non dubito della convinzione di tanti che ciò rispetti i valori resistenziali, ma quella è una guerra, non una resistenza contro un regime ostile. I partigiani resistevano al nazifascismo dopo l'8 settembre '43, cioè dopo il crollo del regime fascista e quando si insediava la RSI al Nord e un tentativo di regno d'Italia al Sud, con gli Alleati che avanzavano. Se Badoglio e i Savoia fossero stati saldamente al governo e avessero comandato un esercito unito contro i nazisti non avremmo mai chiamato i partigiani resistenti, ma civili armati al fuanco dell'esercito contro i tedeschi. Così gli ucraini. Ciò non toglie nulla al loro diritto di combattere contro i russi, ma è una guerra e il comandante è Zelenski, non Fanciullacci o Longo. Quella partigiana fu una guerra civile alternativa a quella che opponeva nazifascisti e Alleati. Essendo quella ucraina una guerra fra stati possiamo certamente riconoscere nella Russia l'invasore, ma se aiutiamo il governo ucraino aiutiamo uno dei contendenti contro uno dotato di armi atomiche. Non mi pare la strada giusta.

venerdì 4 marzo 2022

Chi vuole la pace non menta sulla guerra

 Putin non è affidabile, ma finché c'è si gioca con lui. Egli pone delle condizioni al ritiro dell'esercito russo dell'Ucraina, da ultimo nel suo colloquio con Scholz: "Lo status neutrale e non nucleare dell’Ucraina con la sua smilitarizzazione e "de-nazificazione", il riconoscimento della Crimea come dominio della Russia e della sovranità della DPR e della LPR entro i confini amministrativi delle regioni di Donetsk e Luhansk". Sono condizioni accettabili? Mi pare di sì, le si leggono ovunque, ma non mi pare che si valutino seriamente. Si tratta in pratica degli accordi di Minsk del 2014, l'unico aspetto un po' oscuro è nel termine de-nazificazione, una fissazione di Putin, ma lo si può tradurre nella condizione che a Minsk era indicata come "rimozione di gruppi illegali armati, attrezzature militari, combattenti e mercenari dal territorio dell'Ucraina sotto la supervisione dell'OSCE. Disarmo di tutti i gruppi illegali". Il problema forse sta nell'individuare dei garanti del rispetto degli esiti della trattativa, UE e Cina


La portata dell'aggressione russa. È una guerra di aggressione, illegittima e va fermata, muoiono civili a centinaia. Ma quanti? Leggo i dati ONU e i civili uccisi dal 24.2 al 4.3 sarebbero 331, oltre a 675 feriti. Kiev parla di 2.000 morti. Non va sminuita l'aggressione, ma è evidente che i russi stiano cercando di limitare i morti civili, se non altro per evitare reazioni del popolo ucraino e russo. Non vorrei sembrare cinico, ma sono numeri che non giustificano il rischio di un conflitto Russia- Nato.


La centrale nucleare di Zaporizhzhia: Zelenski parla di folle bombardamento della centrale, "lo stato terrorista ha fatto ricorso al terrore nucleare". E a distanza di 24 ore si continua a parlare di rischio atomico sfiorato. In realtà basta leggere qualsiasi cronaca per vedere che i russi hanno preso il controllo della centrale attaccando con armi leggere edifici estranei ai reattori (che fra l'altro è in grado di resistere ad attacchiarmati), si è sviluppato un incendio a 500 m. di distanza che è stato spento dai pompieri ucraini che i militari russi hanno lasciato accedere. Gridare all'incubo atomico 10 volte Chernobyl è almeno irresponsabile. 


Queste nebbie si vedono sempre durante i conflitti, di solito servono a giustificare massacri "pacificatori" ben più gravi. Non pare che gli Usa li stiano progettando, ma credo sia utile restare con i piedi per terra e continuare a puntare sulla soluzione pacifica del conflitto.