Renzi, sinistra PD, Costituzione... a leggere la cronaca emerge solo una brutta politica su cose marginali, ma il cuore della riforma - un esecutivo padrone che prevarrà su un parlamento di nominati - va avanti. Eppure dal dibattito in parlamento emergono critiche radicali all'insieme del "pacchetto", un premierato forte, non un "superamento del bicameralismo".
Condivido le richieste di Chiti, Gotor e compagni, ma che ce ne facciamo di un senato parzialmente, o fintamente, elettivo che non ha poteri, che non fa le leggi (salvo poche materie) e non vota la fiducia al governo? Perché non sostengono un no integrale al disegno di riforma?
È ovvio che a Renzi interessa poco come viene eletto il Senato, ha fatto approvare invece per la Camera l'Italicum che dà al presidente del consiglio l'elezione diretta (con il Presidente della repubblica nell'angolo, come già col Porcellum) e una maggioranza alla Camera di nominati, in gran parte, e la possibilità di far approvare leggi a scadenza fissa (nuovo art. 72).
Ammettiamolo: Renzi sta sì umiliando il parlamento in questo iter di modifica costituzionale, sta stravolgendo la costituzione, ma quello che otterrà, il rafforzamento dell'esecutivo, la marginalizzazione di parlamento e organismi di garanzia e la creazione di un modello con due, massimo tre partiti, è condiviso da decenni dalla maggioranza dei DS e del PD e ovviamente della destra che ormai vota e comanda nel PD. Ovvero da tutti coloro che hanno sguazzato negli ultimi trent'anni, da Craxi a Segni, da Veltroni a Parisi a Guzzetta a
Berlusconi, nella retorica della governabilità.
La politica che si fa con un sistema personalistico e plebiscitario di questo tipo è sotto gli occhi di tutti.
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