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giovedì 21 dicembre 2023

Mes chini!

Patto di stabilità che costerà 5 miliardi l'anno fino al 2027 di tagli per ridurre il deficit e tagli ulteriori per ridurre il debito. Certo se poi i soldi si usano per cuneo fiscale e riduzione dell'IRPEF per i redditi più alti, meglio non averli. Da criticare anche che non siano conteggiati nell'indebitamento gli investimenti per ambiente e armamenti, cioè i due mantra del nostro tempo: il primo una copertura verde acritica di spese che vanno ad arricchire i ricchi, il secondo un suicidio dell'Europa che con il massacro ucraino scava la fossa della propria sudditanza economica dagli Usa.

MES: non ratificare le modifiche mi pare una scelta di propaganda a costo zero, visto che la vera partita era il patto di stabilità. Il Mes, con le novità da ratificare delle misure precauzionali e della tutela per le crisi bancarie, era semmai migliorato. Quel che andava criticato e smontato (impossibile perché insito nei trattati) era il rapporto tra uso del fondo e vincoli di ristrutturazione radicale del paese sotto la vigilanza dell'UE. 

Il trattato del 2021 non ratificato dell'Italia introduce un giudizio di sostenibilità del prestito che però ci toccherebbe solo in caso di attivazione; e sui versamenti aggiuntivi che Borghi e altri paventano si consideri che già oggi dovremmo versare 125 miliardi e invece ne abbiamo versati solo 14, quindi non c'è alcun onere aggiuntivo reale.

Il no imposto dalla maggioranza governativa esprime quindi una propaganda preelettorale. E da "sinistra" non si fa che balbettare che il Mes andava ratificato e che il duo franco-tedesco ha tenuto al margine l'Italia. Ma quale UE si ha in testa? Su cosa mai si farà campagna elettorale?

giovedì 2 novembre 2023

Potere senza consenso: è il premierato che vuole l'estrema destra al governo

Un primo commento al Ddl costituzionale Meloni - Marini secondo il testo noto al 2.11.2023

Paolo Solimeno


Il nucleo della modifica che circola sono i nuovi articoli 92 e 94 modificati radicalmente dagli articoli 3 e 4 della riforma. Vediamo.


Art. 1: abroga l'art. 59 cost. che dava al PdR il potere di nomina dei senatori a vita


Art. 2: modifica l'art. 88 abrogando il potere del Pdr i sciogliere anche una sola camera.


Art. 3: introduce l'elezione diretta del presidente del consiglio dei ministri da parte degli elettori prevedendo in costituzione dei caratteri stringenti del meccanismo elettorale che non potranno essere modificati con legge ordinaria. Si prevederebbe nel nuovo art. 92:

  • il voto per parlamentari e presidente del consiglio va espresso in una sola scheda

  • la legge elettorale deve rispettare i principi di "rappresentatività e governabilità": mentre la rappresentatività è un principio costituzionale, la "governabilità" non era in costituzione ed è stato anzi espressamente escluso dalla giurisprudenza della corte costituzionale che, specie nella sentenza n. 1/2014 che dichiarò incostituzionale il "Porcellum", l'ha considerato obiettivo legittimo, ma subordinato alla rappresentatività

  • il premio di maggioranza che la legge elettorale deve prevedere assegna il 55 % dei seggi in ciascuna camera alle liste collegate al Presidente del consiglio eletto: quindi il voto unico determina sicuramente una elezione del governo e una maggioranza parlamentare, qualunque sia il risultato. Questa distorsione della volontà espressa dagli elettori è già stata ritenuta contraria alla costituzione, in particolare al principio di uguaglianza del voto, alla rappresentatività dell'istituzione parlamentare e al pluralismo

  • il potere del Presidente della repubblica di nominare il PdC è ridotto a pura formalità perché è indicato che l'incarico va necessariamente al PdC "eletto"


Art. 4: il nuovo art. 94 prevederebbe che il PdR sciolga le camere se il PdC non ottiene la fiducia per la seconda volta. Inoltre in caso di cessazione dalla carica del PdC il PdR può dare l'incarico ad un parlamentare a lui collegato.


La mancanza di altre modifiche alla costituzione non deve tranquillizzare in quanto lo stravolgimento dell'assetto istituzionale è più grave proprio perché non si vogliono introdurre correttivi, contropoteri conseguenti al radicale rafforzamento del Presidente del Consiglio. Questo diventa l'unico potere effettivo dello stato dotato di legittimazione popolare in quanto:

  • egli può determinare lo scioglimento delle camere attraverso le sue dimissioni

  • l'elezione di un nuovo presidente del consiglio può essere solo di lista a lui collegata alle elezioni e per attuare il suo programma

  • ogni disegno di legge governativo ha la garanzia di una maggioranza ampia e docile in entrambe le camere

  • la maggioranza governativa ha a disposizione anche la maggioranza per eleggere il PdR, a partire dalla terza votazione (art. 83, invariato)

  • analogo effetto si potrà avere anche sull'elezione di un terzo dei membri della corte costituzionale


L'effetto innovativo più rilevante della modifica proposta è pertanto sul ruolo del parlamento che diventa semplice luogo di esecuzione dell'indirizzo governativo visto che una maggioranza certa discende non tanto da un voto proporzionale, anche se di maggioranza relativa, ma dalla stessa scelta effettuata sulla stessa scheda per la votazione del PdC. Si produce una forte personalizzazione delle votazioni. La formazione delle liste collegate al PdC dipenderanno dalle scelte di questi e dei capi delle liste che lo appoggiano. 


La distorsione del voto ad opera del premio può essere minima, o estrema, in mancanza di soglia: non menzionarla in costituzione può dare l'effetto di rendere conforme a costituzione una legge elettorale che non la preveda. Con una pluralità di candidati il meccanismo potrà dare il 55% dei parlamentari e la guida del governo a liste che rappresentano una minoranza anche esigua di elettori. L'effetto non è solo premiale: l'aumento di parlamentari al primo arrivato li toglie ai perdenti. Questo effetto si aggiunge alla soglia naturale dovuta alla recente riduzione del numero dei parlamentari. Un effetto non trascurabile sarà sulla figura del PdC che potrà essere il capo di una forza politica ampiamente minoritaria.


La legge elettorale dovrà garantire rappresentatività e governabilità: l'equilibrio fra i due principi contrapposti non è deciso da questo nuovo articolo 92, ma l'indicazione a favore della "governabilità" è chiara in quanto è indicato il risultato premiale e non è indicata la soglia di accesso sotto la quale il premio non scatta; anzi di più: siccome l'effetto è necessariamente quello di produrre una maggioranza in parlamento a sostegno del governo, l'introduzione di una soglia è implicitamente esclusa dalla nuova costituzione perché il suo mancato raggiungimento impedirebbe la formazione certa di una maggioranza governativa e imporrebbe lo scioglimento delle camere dopo due soli voti negativi della fiducia.


La separazione dei poteri legislativo ed esecutivo è sostanzialmente annullata con il potere di determinazione dovuto al sicuro sostegno alle iniziative governative da parte di una maggioranza parlamentare solida e con il potere di ricatto dato al presidente del consiglio che dimettendosi può determinare un quasi certo scioglimento delle camere. Questo meccanismo del "simul stabunt simul cadent" è già noto alle regioni, dominate da sistemi presidenziali in cui i consigli regionali sono privi di poteri effettivi ed approvano senza alcun potere interdittivo o contrattuale ogni proposta delle giunte guidate da presidenti eletti direttamente. Il potere delle minoranze parlamentari sarà davvero irrisorio: già ridotte dal taglio dei parlamentari, saranno ancor più ridotte per il travaso di seggi in favore delle liste collegate col presidente del consiglio; inoltre la maggioranza governativa sarà compatta e rispettosa del governo. L'approvazione dei ddl governativi e la conversione dei decreti legge sarà ancor più rapida e sicura di adesso.


A proposito di separazione dei poteri non dimentichiamo come ha reagito il governo dinanzi alla diffusa disapplicazione di un decreto ministeriale da parte di diversi giudici di varie sedi (Catania, Milano, Firenze, ecc.) per ritenuto contrasto con norme costituzionali e internazionali: si profila una riduzione dell'autonomia e indipendenza anche del potere giudiziario, specie del suo ruolo di interprete della legge nel rispetto della gerarchia delle fonti.


Insomma, con la modifica, sostanzialmente, di soli due articoli della costitituzione, il 92 e il 94, avremo un sistema oligarchico e personalizzato tutto incentrato sul "capo" del governo, con una drastica riduzione sia del ruolo di mediazione, persuasione e garanzia costituzionale del presidente della repubblica, sia del ruolo di rappresentanza, discussione trasparente e mediazione del conflitto culturale e sociale del parlamento. 


L'utilità di questo disegno si spiega facilmente con gli elementi critici esposti: l'estrema destra al governo (come già Renzi e Berlusconi, certo) vuole molto potere senza dover avere il consenso. E vuole potere di una (probabile) minoranza contro la maggioranza (altrimenti chiederebbe una soglia del 50% per accedere al premio). E lo vuole anche contro la propria stessa maggioranza parlamentare, altrimenti darebbe libertà al parlamento rispetto al governo. Per questo il professor Marini gli ha disegnato un sistema che garantisce loro di governare contro l'interesse del popolo. La "governabilità" che si vuol introdurre in costituzione è infatti un attributo del governato, non del governante.

venerdì 27 ottobre 2023

La cancellazione di Gaza e il terrore prossimo

 Un massacro dopo l'altro. Terre contese e perse. I bombardamenti di queste ore e l'incursione sembrano preparare l'invasione di terra. Sarà mai possibile una pace giusta dopo queste migliaia di morti? (sono morti più minori palestinesi in queste tre settimane che minori ucraini in un anno e mezzo).  

E quanti giovani palestinesi in questi giorni stanno facendo la "scelta" del terrorismo, come i (pochi) giovani del 1943 in Italia fecero la scelta della resistenza? Io se fossi a Gaza stanotte invocherei pace o vendetta? Ovviamente invoco il cessate il fuoco, trattative... ma sono sul divano a Firenze, non sotto i bombardamenti a Gaza.

E che immagine ci stiamo formando dello stato d'Israele che va avanti unito con un gabinetto di guerra? Hamas non gioca sulla reputazione propria, ma cinicamente sulla vergogna in cui la provocazione enorme getta l'avversario. E quanti israeliani stanno giustificando la reazione armata accettandola come fatale, e non perché la desiderino, e cercando di gestire il peso storico di questo gesto?

mercoledì 25 ottobre 2023

Se all'ONU non si discute, a che serve l'ONU?

Guterres (segr. gen. Onu) il 24 ottobre ha detto che, così come le rivendicazioni dei palestinesi “non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas”, “così questi spaventosi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva” della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Il segretario Onu ha altresì reiterato l'”appello per un cessate il fuoco umanitario” sottolineando che “nessuna parte in un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale“.

Sembra una dichiarazione equilibrata, ma indigna Israele che non accetta accuse. Durante un massacro è difficile scegliere le parole adatte, ma esprimere pieno sostegno a Israele non raffredderebbe il conflitto.

Forse Guterres avrebbe potuto usare parole ancora più caute, ma aveva di fronte la pretesa del ministro israeliano di sentire una dichiarazione di semplice solidarietà e sostegno alla reazione israeliana in atto.

Quale che sia. Questo cancella due elementi enormi: il fatto che siamo davanti a un conflitto, non ad un atto terroristico terribile, ma isolato; il fatto che una reazione armata è comprensibile, anche legittima secondo il diritto internazionale, ma entro certi limiti.

All'ONU siede anche lo Stato della Palestina. L'ONU non ha il mandato o gli strumenti per intervenire, lo sappiamo, e quando approva risoluzioni in CDS o in Assemblea restano di solito ineseguite, ma se non può essere nemmeno il luogo di un dibattito, di un confronto, come trovare la soluzione al conflitto?