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mercoledì 27 marzo 2013

Di male in peggio. In Italia non si fanno rivoluzioni, ma solo controriforme (ovvero: o Grillo o democrazia)

Ammettiamo che la destra nuova, quella nata negli anni '90, con Fiuggi e Arcore, è stata ed è dichiaratamente anticostituzionale ed ha aggravato le tendenze autoritarie delle democrazie dominate dai mass-media. Ammettiamo anche che la sinistra da trent'anni ha lavorato a stravolgere la democrazia dando l'esempio, partendo dall'esaltazione culturale e legislativa dell'esecutivo, approvando leggi elettorali che mortificavano il ruolo degli elettori e delle assemblee elettive, favorendo la personalizzazione della politica, ecc.
 
Ora arrivano i nuovi, dai tratti qualunquisti che gridano contro la partitocrazia, ma cosa hanno proposto sinora, oltre ad un condivisibile disprezzo per il malaffare e la corruzione che foraggia inetti? Un esaltato e maniacale assalto ai costi della politica, quasi insignificanti rispetto alle dimensioni e all'urgenza della crisi economica. Un governo che affronti appunto la crisi economica con ottica diversa dall'austerità di Monti rischia di fallire in nome di purezze d'intenti anticastali.
 
Ma il segno più preoccupante lo hanno dato in questi mesi Grillo e Casaleggio (non tanto gli eletti del M5S, quindi) preludendo ad una vera e propria involuzione autoritaria. E l'elenco dei "contributi" della setta M5S alla democrazia si allunga:
- organizzazione dittatoriale del partito
- primarie improvvisate su social network
- avversità al mandato non imperativo
- avversità al voto segreto
- derisione di ogni altra parte politica
- sostegno solo di un governo proprio, col 100% dei consensi
- disprezzo delle istituzioni
- disprezzo di ogni organo di informazione e di ogni opinione, salvo il megafono impugnato dal leader e gli hadit del profeta Beppe Muhammad Grillo
- gli incontri di trattativa politica in diretta streaming, e non è trasparenza, è vanteria (di intransigenza e fanatismo) e sudditanza (al controllore massimo Grillo)

Forse quello che davvero manca nelle teste di Grillo e Casaleggio, ma temo anche in quelle di alcuni loro sostenitori, è cultura democratica e laicità. Alla luce di queste risorse essenziali di una comunità le loro posizioni risulterebbero subito ridicole e insostenibili, come lo sono quelle di ogni setta di fanatici con cui non si può mai ragionare, ma che bisogna solo ascoltare. 
Ci sarà già chi dice che chiamare setta un movimento che vuole scardinare la partitocrazia denuncia già la malafede e la supponenza dell'accusatore, ma è facile rispondere che l'effetto destabilizzante in sé non è che benvenuto, quello che dispiace e addirittura inquieta è il fatto che milioni di persone riescano a muoversi con gli stessi impulsi e modalità delle coppie di predicatori che annunciano l'avvento, con la stessa stolida sicumera dei predicatori che hanno scoperto la verità e se ne fanno latori, e soprattutto si occupano - mentre l'Italia sta fallendo - della moralizzazione degli abitanti di un parlamento senza più poteri come se fosse il tema centrale e vitale e attuale solo perché qualche profeta infallibile così disse anni fa e guai a chi lo nega. 
Tempi duri.

domenica 10 marzo 2013

Partiti e Spartiti

Come già berlusconi dal 1994 (o dal 1978) col mezzo ormai vecchio della TV (e quello ancor più vecchio della Mafia), secondo me Grillo-Casaleggio non sono un'isola, ma furbi anticipatori dell'evoluzione informatica della democrazia, della discussione della comunità. Evoluzione che non può essere evitata, ma di cui dovremmo prendere (cogliere, favorire) il meglio: le stesse richieste di informazione, rispetto delle minoranze, trasparenza, conoscenza tempestiva delle proposte, conoscenza dei processi deliberativi che si fanno oggi - e da anni - ai partiti "tradizionali", applicati al partito virtuale significano la costruzione di una rete che davvero discute e partecipa, si informa e decide. 
Quello che hanno messo sù Grillo e Casaleggio mi sembra - non ho certo studiato granché, ma le vicende intorno a queste elezioni lo lasciano pensare - invece una cassa di risonanza a un progetto studiato a tavolino. Il contrario della partecipazione. 
Applicato il sistema plebiscitario ai meccanismi della democrazia rappresentativa nascono attriti difficili da risolvere, ma se il limite è vecchio e lo soffrono tutti i partiti sulla piazza: resistenza a mettere in discussione il progetto dei leader, volontà anzi di garantirsi la indiscutibilità di ogni decisione futura; la soluzione è semplice: mettersi in discussione, accettare il confronto, aprire in ogni passaggio cruciale, se viene chiesto da una quota di iscritti, un periodo di discussione e giungere ad una decisione della base o di un qualche organismo previsto. 
Se sarà questa l'evoluzione del Movimento cinque stelle sarà difficile resistergli, ma così com'è credo che farà nascere contrasti interni pesanti, oltre che danni enormi a questa delicata fase della democrazia. Se farà quest'evoluzione diventerà davvero difficile per gli altri partiti non seguire l'esempio di apertura e trasparenza e accessibilità. 
Invece si può configurare un'evoluzione opposta: la richiesta di adeguare i meccanismi della democrazia rappresentativa a queste pretese ancora acerbe - almeno all'apparenza, anche se probabilmente già furbamente calcolate - a queste implicite richieste della democrazia dei blog, dei social-network. 
Il meccanismo che davvero azzera i partiti, la rappresentanza e il pluralismo è la combinazione, credo, fra presidenzialismo plebiscitario e (apparente) democrazia diretta: il capo fa proposte blandendo il popolo, ottiene facilmente il consenso e poi fa quello che gli pare. 
Non sarà male considerare le proposte di riforma della Costituzione, o anche solo di nuova legge elettorale nazionale, alla luce di questa probabile evoluzione dei partiti, o anche solo dell'affermazione del Movimento di Grillo.

sabato 9 marzo 2013

Frenzy...

- che situazione di merda
- poteva andare peggio?
- poteva vincere berlusconi
- no, si poteva tornare alle urne
- ah, ma in quel caso si rifarebbero le primarie
- e vincerebbe renzi
- poteva andare peggio.

domenica 3 marzo 2013

Vincitori

Ora tutti a parlare di TERZA repubblica senza aver capito un tubo della Prima.
1. il partito tradizionale è finito, si va in parlamento con un tweet e 22 mi piace
2. i ladri che promettono condoni hanno uno zoccolo duro sul 25% e talvolta vincono
3. la sinistra parla a poche persone e non ha la forza (spesso nemmeno la convinzione) di difendere un modello di democrazia purtroppo in declino
4. siccome siamo in crisi economica nera avremo un governo col M5S che si occuperà d'altro (cose urgenti, ma ridicole rispetto al fallimento, come corruzione, l.elettorale e carcere).

26.2.2013

"Indignez vous" - adieu à Stéphane Hessel

http://www.lemonde.fr/disparitions/article/2013/02/27/mort-de-stephane-hessel-a-l-age-de-95-ans_1839458_3382.html

Due di noi

- dai retta, con Renzi avreste vinto
- no, con Renzi avrebbe vinto Renzi
- retorica!... Perché con Bersani "vince il popolo"?
- no, però perdiamo tutti insieme e vediamo cosa fare
- si, fare pace con Grillo, siete dei voltagabbana!
- no, guarda che è Grillo che svolta, i suoi li ha messi tutti dentro e tra dieci giorni comincerà a dire che ormai sono infettati dalla "kasta"
- non si salva nessuno?
- Berlusconi: non avrà né galera né responsabilità di governo, alla sua età è il massimo. 

- Dici che se lo paragoniamo ad Andreotti si offende?

Libertà da Grillo e democrazia

Beppe Grillo ora - 3 marzo 2013 - mette sotto attacco anche l'art. 67 Cost.
Liquidarlo per attacco interessato, per il timore che i "suoi" eletti lo lascino richiamati dal senso di responsabilità o dall'ambizione di governare e realizzare qualcosa, è sin troppo facile.
Del resto dx e sx hanno fatto di molti altri articoli carta straccia: ad es. 11 (guerre a go-go) e 33 (finanziamento alle scuole private), art. 77 (decreti legge altro che necessarii e urgenti)...
Che ne pensa il M5S di queste norme? E' favorevole alla prassi che le ha sostanzialmente cancellate?
Che ne pensa della riforma dell'art. 41 che vuole la destra?
Però il segno di questo attacco di Grillo al "senza vincolo di mandato" dell'art. 67 non va trascurato: non c'entrano nulla De Gregorio o Scilipoti, l'autonomia del deputato tutela il Parlamento ancor prima del parlamentare. Pensare che vada contro gli elettori (o contro i partiti personali che organizzano il consenso) è una semplificazione pericolosa: Gaetano Azzariti notava in un saggio in merito del 2008: "
... Più corretto appare allora ribadire la doppia valenza della garanzia di cui all’articolo 67 Costituzione: da un lato a favore del singolo rappresentante, il quale può far valere la sua autonomia dal rappresentato, ed ora anche dagli altri soggetti (i partiti) partecipi del circuito della rappresentanza; d’altro lato a favore dell’organo rappresentativo, non limitato nella sua “sovranità” da soggetti esterni in grado di impedirne decisioni o funzioni. Una doppia valenza garantista che – privata del suo valore esclusivamente individualista - non può essere letto in funzione necessariamente antagonista rispetto alle esigenze di natura democratica e sociale, neppure se esse si manifestano entro il sistema della rappresentanza nelle forme di condizionamento della “libera” volontà del rappresentante..." http://www.astrid-online.it/--il-siste/Studi--ric/AZZARITI_AIC2008.pdf
Stamani gli eletti del M5S inneggiavano al parlamento che finalmente sarebbe tornato in mano ai cittadini: l'iniziativa rasserena, purché non la si legga come occupazione, ma come avvio di una ripresa di una fiducia nelle istituzioni che passa anche dall'art. 67 Cost.