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venerdì 29 maggio 2020

Dialogo fra un banchiere e un viaggiatore

Dialogo fra un banchiere e un viaggiatore 
(ovvero: del dogma della stabilità della moneta e dell'indipendenza delle banche centrali)

- una Banca centrale è una sicurezza, ti salva quando sei un istituto di credito nei guai. Così tra banche centrali nazionali e BCE, vero?
- certo, è così. Così è stato in questi anni...
- E se invece è un governo anziché una banca in difficoltà finanziarie? Le banche centrali forniscono credito di emergenza anche ai governi?
- Non dove circola l'euro, qui questo sarebbe illegale!
- Illegale? E allora uno stato non può farsi aiutare dalla propria banca emettendo moneta?
- No! Se i governi potessero farsi finanziare dalle proprie banche centrali, queste non sarebbero più indipendenti...
- eh , ma svolgerebbero una funzione essenziale per la popolazione, per le imprese, i lavoratori...
- ma sarebbe una funzione inflattiva! Le banche centrali devono salvaguardare la moneta
- ... non la gente?
- non è una priorità. Se i governi, che rappresentano la gente, potessero richiedere finanziamenti alle banche centrali, salterebbe il loro compito di mantenere stabili i prezzi e salterebbe la loro indipendenza. 
- e dove sta scritto che questa sia una priorità?
- nel Trattato per il funzionamento dell’Unione europea che espressamente vieta il finanziamento dei governi da parte della Banca centrale europea e delle banche centrali nazionali.
- non mi sembra giusto...
- ma è così!
- anche in tempi di crisi, cioè quando ci sarebbe bisogno di usare la moneta per riprendersi?
- soprattutto!

mercoledì 27 maggio 2020

La svolta provvisoria dell'Unione europea

L'UE sta facendo passi avanti, ma provvisori e cauti. Soldi, 750 mld: non sono soldi freschi, per tutta l'ue 500 da indebitamento comune cui l'Italia contribuisce (82 mld andrebbero all'Italia, e questi non vanno restituiti), 250 prestito diretto ai paesi membri (90 mld all'Italia a tassi irrisori, ma da restituire in trent'anni).

Regole: già erano stati sospesi Fiscal compact e divieto finanziamento imprese da parte dello stato (purché non fossero già in crisi prima della pandemia: Alitalia resta fuori?)

Mes: sembra rispunti come condizione per accedere anche agli altri prestiti (resteremmo sotto controllo e a rischio di procedura di risanamento/ristrutturazione del debito).

Manca il vero "fondo perduto" che darebbe ossigeno a Italia e C.: la monetizzazione di parte cospicua del debito che ci sottragga dal rischio speculazione e dia un po' di libertà quando rientreranno le capzoose regole ordinarie.

Resta un miraggio la vera carta di salvezza per l'Italia e l'ue: ribaltare i trattati e rifondare l'Unione europea su basi solidaristiche e non liberiste, con banca federale prestatore di ultimaistanza e obiettivi di massima occupazione e non solo stabilità monetaria, obiettivi sociali e debito pubblico, e welfare,  comune. Carta che spengerebbe anche le uscite qa destra di Salvini (e Sgarbi e c.) e Le Pen.

Nessun soggetto forte la chiede, perché? È velleitaria almeno quanto sperare di non fallire tra un anno o due.

sabato 23 maggio 2020

Le deroghe ai trattati UE da emergenziali a permanenti

La sospensione UE del divieto degli aiuti di stato con due decisioni della Commissione (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CEL) e dei vincoli di bilancio del fiscal compact, la possibilità degli stati di diventare azionisti, acquistare imprese, esercitare la golden power  in settori strategici e di interesse nazionale (di cui già al DL 21/2012), sono misure anticrisi che, se divenissero permanenti, segnerebbero una svolta essenziale nell'integrazione dell'UE.

Gli stati potrebbero evitare aggregazioni e ristrutturazioni che approfondirebbero, sfruttando dissesti dovuti alla crisi, i divari fra stati; e potrebbero arginare il crollo dell'occupazione che oltre ad essere un costo per il welfare statale riduce i salari e i diritti dei lavoratori. Il dogma della libera concorrenza, della libertà di circolazione dei capitali, assieme alla priorità della stabilità della moneta e ai vincoli di bilancio, hanno prodotto disuguaglianze enormi dentro l'area UE.

Le deroghe di questi mesi dimostrano che i "pilastri" dell'UE sono un ostacolo nelle fasi di crisi, ovvero, per essere più severi e sinceri, creano profonde diseguaglianze fra gli stati e favoriscono solo politiche economiche e monetarie procicliche arricchendo grossi gruppi multinazionali e speculatori senza regole se non il profitto.

Quando fra qualche mese si tornerà ai trattati (per la sospensione del divieto degli aiuti di stato il termine più lontano per ora è luglio 2021) ci saranno fronti contrapposti, fra i membri UE, e si porrà il problema di rifondare o no l'unione su principi diversi, superando il fallimentare liberismo. La sinistra italiana, ma anche i... moderati consapevoli, dovrebbero porsi questo obiettivo come priorità. In fondo si tratta di alzare lo sguardo dal breve periodo e chiedere di applicare la costituzione.

sabato 9 maggio 2020

Perché la pandemia deve darci il coraggio di superare il Mes, il TUE e l'impianto ordoliberista dell'Unione Europea

Accordo raggiunto sul MES: si parla di prestito incondizionato per spese sanitarie entro il 2% del Pil del paese (per noi sono circa 36 mld) da restituire entro 10 anni.
Bene, ma non basta, dice Conte: e sono pienamente d'accordo.

Ma non solo: sul MES bisogna vigilare perché è previsto che dopo queste rassicurazioni dalla Commissione Europea (chiacchiere) ci sia entro giugno un voto del Consiglio dei governatori del Mes, necessario per il trattato istitutivo dello stesso.

Ma attenzione, perché sarebbe pur sempre l'approvazione formale, sì, di uno strumento in contrasto con il Trattato istitutivo del Mes, o comunque una decisione a trattato invariato, quindi soggetto a impugnazione visto che è preso a maggioranza, se ci fosse anche un solo dissenziente (art. 37 comma 3: "Se un membro del MES contesta la decisione di cui al paragrafo 2, la controversia è sottoposta alla Corte di giustizia dell’Unione europea. La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea è vincolante per le parti in causa, che adottano le necessarie misure per conformarvisi entro il periodo stabilito dalla Corte.")

Oltre all'impugnazione della decisione per dissenso, c'è il rischio che un appiglio esterno invalidi la decisione del Consiglio dei governatori del Mes anche se presa all'unanimità e risiede nella necessità del creditore di garantirsi la restituzione, come si ammette anche nell'accordo di ieri. E inoltre c'è pur sempre il noto divieto si autorizzazione degli scoperti di conto dell'art. 123 del TUE ed il regolamento 472/2013 dell'UE, come ci ricorda il prof. Mangia: "l’art. 2, III comma del Reg 472:
“Se uno Stato membro beneficia di assistenza finanziaria a titolo precauzionale da uno o più altri Stati membri o paesi terzi, dal MESF, dal MES, dal FESF o da un'altra istituzione finanziaria pertinente, quale l'FMI, la Commissione sottopone a sorveglianza rafforzata detto Stato membro”.

Quindi anche un prestito del Mes muove la sorveglianza delle altre istituzioni UE, essendo la concatenazione voluta e indissolubile, pena il dissenso dei più rigidi paesi del Nord Europa.

Non solo: anche un contenzioso su quella che si dice essere "l'unica condizione al prestito", ovvero il fatto che esso è vincolato ad un utilizzo per la sanità, aprirebbe il rischio all'intrusione delle istituzioni europee nella politica fiscale ed economica italiana, e potrebbe risiedere nell'ampiezza da attribuire alla destinazione sanitaria (se faccio un ospedale per malattie generiche per garantirmi di poterne destinare un altro ai malati di Covid violo la condizione? Se aumento i fondi Inail per il Covid malattia professionale?).

Un ultimo sospetto, o esortazione, è esposta da Mangia, in Diritto Bancario, lo scorso 30 aprile: "In realtà, per sospendere o derogare il Reg. 472 non ci vorrebbe molto tempo, al di là di quello già sprecato. Tanto più che l’art 119 TFUE prevede la possibilità di Regolamenti delegati. E, allora perché non seguire subito la strada maestra, anziché proporre forzature pericolose, che nulla hanno a che fare con la certezza delle situazioni sostanziali coinvolte nella curiosa querelle sulla fattibilità di un MES cd. Light? Se l’obiettivo è davvero questo, non si capisce perché non battere questa strada, e non passare dal MES Light (a condizionalità sanitaria) al MES Zero, in deroga a tutto quanto detto finora".

In realtà non ci sarebbe il consenso necessario a modifiche di questo tipo, sia perché toglierebbero il timone dalle mani dei rigoristi (il che in fondo non è poi l'obiettivo prioritario di un serio e responsabile "riformatore" dell'unione europea); sia perché non c'è alcuna intenzione nei Paesi del Nord Europa (compresa la Francia, almeno) di passare stabilmente ad assetti federalisti e solidaristici, o comunque non liberisti, ma di sostegno a politiche pubbliche di individuazione di obiettivi di sviluppo nell'interesse collettivo e di redistribuzione delle risorse per contrastare il progressivo arricchimento delle fasce più abbienti del continente.

L'intelaiatura ordoliberista dei Trattati UE e della zeppa del Mes è tale che senza modifiche dei trattati non ci possano essere garanzie di mancanza di condizioni. Sono parole, magari anche buone intenzioni, ma se vogliamo dare un giudizio serio dobbiamo mettere in guardia dall'adesione a questo tipo di strumenti e puntare su altro. Non consiglierei mai un debitore di una banca di fidarsi di una telefonata del direttore che dice di saltare pure la rata di giugno, se non dietro modifica firmata del contratto di mutuo. Un consiglio da giuristi, democratici o meno, prima di finire davanti alla Corte di Giustizia UE, dovrebbe essere cauto e meno cialtrone dell'informazione maggioritaria, per non dire unanime.


Metto un link alla notizia Ansa di ieri 8 maggio e al già citato articolo di Mangia cui devo gran parte degli spunti normativi critici accennati qui sopra, anche se è di qualche giorno fa:

https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2020/05/08/mes-fonti-ue-eurogruppo-vicino-ad-accordo-_4b98c347-7e91-4325-ac01-4bc2315587ef.html

https://www.dirittobancario.it/editoriali/alessandro-mangia/del-mes-delle-sue-condizionalita-e-delle-discipline-deroga-cosa-succede-quando-il-diritto