Cerca nel blog

martedì 24 novembre 2015

Ricorsi contro l'Italicum di Renzi: presentato anche a Firenze oggi, 24 novembre 2015

Il ricorso contro la legge elettorale "Italicum", n. 52/2015, è stato presentato oggi, 24 novembre, anche al Tribunale di Firenze nell'ambito di venticinque ricorsi presentati in tutta Italia (nelle sedi di Corte d'Appello) iniziativa condivisa da costituzionalisti, associazioni, movimenti e partiti riuniti nel Coordinamentodemocraziacostituzionale.net , preparati in buona parte dei casi dall'avv. Felice C. Besostri. Sono ricorrenti a Firenze:
Francesco Baicchi
Alfonso Bonafede
Sandra Bonsanti
Marcella Bresci
Tommaso Fattori
Mauro Fuso
Daniela Lastri
Alessandro Leoni
Tomaso Montanari
Ubaldo Nannucci
Marisa Nicchi
Cinzia Fernanda Niccolai
Alessia Petraglia
Giovanni Rebecchi
Luca Rovai
Enrico Solito
Stefano Stefani
Rolando Tarchi
Salvatore Benito Tassinari
assistiti dagli avvocati Luca Biagi Mozzoni, Eleonora Fornai, Lorenza Maione, Corrado Mauceri, Fabrizio Matrone, Roberto Passini, Daniela Perrone, Francesco Piccione, Paolo Solimeno.

http://www.toscanamedianews.it/video/firenze-il-ricorso-contro-litalicum

http://www.toscanamedianews.it/firenze-il-ricorso-contro-litalicum.htm

http://www.gonews.it/2015/11/24/italicum-presentato-al-tribunale-di-firenze-il-ricorso-contro-la-legge-elettorale/

http://www.firenzetoday.it/cronaca/firenze-ricorso-legge-elettorale-24-novembre-2015.html



martedì 17 novembre 2015

Un'altra guerra sbagliata.

Un'altra guerra sbagliata. La Francia che canta "aux armes citoyens" dichiara guerra a uno Stato Islamico che non aspettava altro per legittimarsi agli occhi dei suoi malcapitati sudditi, bersaglio innocente di bombardamenti francesi, vedranno i terroristi come loro difensori. Ora sarà una partita Occidente vs. Stato Islamico. Hanno già vinto loro promossi in serie A.
Su Le Monde Diplomatique si ricorda che fino a prima degli attentati di Parigi "il governo francese si è schierato apertamente nella guerra civile, ha spinto fino all'estremo la propria posizione, facendo pervenire delle armi destinate a una non ben definita opposizione moderata, armi che sono presto finite negli arsenali jihadisti". 
Finalmente il 4 ottobre la svolta: la Francia si schiera contro lo Stato islamico, ma capire chi è il nemico non basta a risolvere la situazione, su Limesonline.com si legge: "Dopo il lutto e la condanna della barbarie per gli attentati del 13 novembre, ricordiamoci che il vero protagonista del conflitto che stiamo vivendo non è l’Occidente ma il mondo islamico. Le nostre priorità: rimanere in Medio Oriente e spegnere la guerra di Siria."

Errori mortali

La facilona rìa
la falciò 'n aria,
Oriana Fallaci

lunedì 16 novembre 2015

Occidente, spot per lo Stato Islamico, non avversario.

Hollande continua a dire di essere in guerra. Perché? Credo sia un errore sia un attacco militare tradizionale, sia la astratta, incongrua, accettazione di una "guerra" col terrorismo.
I terroristi di Parigi e di Beirut e di altre carneficine perpetrate soprattutto in Siria sarebbero emissari dello Stato Islamico installatosi appunto in Siria e Iraq. La religione islamica di corrente salafita predicata e il proclamato Jihad, lo sforzo per affermare la fede, sono sovrastrutture: lì si va avanti con i proventi del petrolio e tecnologia occidentale e amministrando in modo decente zone mal gestite dai governi locali corrotti.
Le vittime europee sembrano essere strumento di propaganda per rafforzare il controllo della popolazione in loco, in Siria, in Iraq. Non si può accettare l'idea che l'Europa o l'Occidente siano in guerra con uno Stato Islamico che ha la sua ragion d'essere nel controllo di un pezzo d'Iraq e di un pezzo di Siria e nel conflitto tra sunniti e sciiti.
Una guerra contro quei territori rafforza l'idea che l'Occidente è nemico di quei popoli, da chiunque siano amministrati, e moltiplica l'effetto voluto degli attentati elevando i carnefici di Parigi nientemeno che ad antagonisti dell'Occidente infedele: nessun bombardamento, forse nemmeno un intervento di terra che non possiamo permetterci perché qui la vita vale di più, per ora, può garantire di colpire solo i terroristi o i militari dell'Is, quindi va evitato.
Piuttosto bisognerebbe, credo, aiutare con maggior convinzione i curdi e sostenere le autorità locali antagoniste dell'Is per evitare un'ulteriore espansione di consenso dell'amministrazione dello stato terrorista.
E bisogna forse accettare, poi, l'idea che un attentato terrorista si potrà fare anche dopo aver buttato una boma atomica su Raqqa, se passo col rosso gridando "Allah akbar" e fo fuori uno che passa col verde ho già gabbato l'état d'urgence del caro Hollande.

giovedì 5 novembre 2015

Le tutele apparenti: la truffa neoliberista del Jobs Act

Di seguito ho provato ad evidenziare - confrontando la tutela data dal nostro ordinamento ai lavoratori assunti con contratti stipulati prima del 7 marzo 2015, a sinistra, e dal 7 marzo in poi, a destra - come il "contratto a tutele crescenti" preconizzato dalla legge di delega n. 183/2014 (c.d. Jobs Act) e attuato, fra l'altro con evidente eccesso di delega dal D.Lgs. 23/2015, sia semplicemente un intervento normativo per ridurre il costo del lavoro attraverso la decontribuzione delle assunzioni e la libera recedibilità del datore di lavoro, a fronte di un costo davvero esiguo che, dal lato del lavoratore, rappresenta una drastica riduzione delle tutele. Entrambi aiuti alle imprese che gravano il primo sulla generalità dei contributenti, il secondo sui singoli lavoratori.
La tutela reale (la reintegrazione nel posto di lavoro) diviene una chimera (in particolare il licenziamento per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa merita la reintegra solo se il datore di lavoro si inventa un fatto inesistente e il giudice lo accerta). 
La tutela obbligatoria è ridotta a due mensilità senza contributi, sale di due mensilità ogni anno di anzianità; addirittura per le aziende infra i 15 dipendenti licenziare senza causa non può costare più di sei mensilità e la progressione per anzianità è di solo una mensilità ogni anno di servizio: tutele lentamente crescenti. 
Da notare che con il nuovo regime cambiano anche le qualificazioni giuridiche: non si tratta più di "risarcire" chi ha subito un comportamento illegittimo del datore di lavoro: il giudice si limiterà ad accertare l'estinzione del rapporto a seguito del (pur illegittimo) licenziamento e gli darà quindi efficacia sin dal momento della comminazione, per poi non risarcire, ma semplicemente indennizzare il lavoratore. Con valori ben inferiori a qualunque parametro di reale indennizzo secondo i criteri ordinari delle obbligazioni contrattuali (art. 1223 - 1453 c.c.).
Facilmente si può prevedere che quando cesseranno le decontribuzioni per mancanza di fondi le imprese si rivolgeranno al contratto a termine reso "acausale" per tre anni (si mette il termine a qualunque assunzione, senza dover motivare) dal "decreto Poletti" (DL 34/2014).