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mercoledì 25 gennaio 2017

Anche l'Italicum è incostituzionale

Dichiarati illegittimi il ballottaggio (resta il premio al primo e unico turno per la Camera, quindi) e l'opzione di scelta del capolista che risulti eletto su più collegi (risulterà eletto dal collegio estratto a sorte, quindi).

Restano pendenti altri giudizi in diversi tribunali che potrebbero fare nuove rimessioni alla corte, ma soprattutto è da vedere cosa la corte abbia detto dei motivi di presunta incostituzionalità non accolti, non è detto che siano stati esclusi nel merito.

Il premio al primo turno solo se si supera la soglia del 40% indurrà ad accordi, altrimenti la legge funzionerà come un proporzionale con soglia al 3%. Una cosa quasi accettabile. E compatibile con il sistema del Senato (proporzionale a turno unico, ma senza premio, quindi rischio di maggioranze diverse camera/senato). Certo, non la legge auspicata, il premio di maggioranza ha una soglia non indifferente, ma è pur sempre il premio ad una minoranza, e se raggiunto stravolgerà il risultato elettorale aumentando di ben 14 punti che sono ben il 35% di 40, fino ad arrivare al 54% dei seggi della Camera. Ovviamente a sacrificio delle opposizioni che risulterebbero ridotte, complessivamente, dal 60% del risultato elettorale al 46% (quindi una sottrazione del 23% dei seggi cui avrebbero avuto diritto le opposizioni). A questo si aggiunge lo sbarramento unico del 3%, che pure è rimasto in vita.

Che il risultato sia "una legge immediatamente applicabile" non è una notizia, non poteva essere altrimenti: la consulta non poteva consegnare all'ordinamento un vuoto legislativo perché la legge elettorale è costituzionalmente necessaria, non si può togliere disposizioni la cui mancanza impedisca, in qualunque momento, di poter rinnovare organi costituzionali necessari quali le camere.

Altro aspetto giuridico rilevante è che la corte ha considerato giustiziabile una legge elettorale ancora non applicata, quindi, come rileva Felice Besostri, l'artefice principale dei ricorsi che hanno portato a questo giudizio di costituzionalità, è stabilito con questa pronuncia che "le leggi elettorali incostituzionali non devono essere applicate. Se la difesa del Governo fosse stata solo nel merito, il risultato sarebbe insoddisfacente, ma avendo chiesto l'inammissibilità di tutte le ordinanze, la sconfitta degli amici dell'Italikum è totale".

Del risultato della pronuncia del 25 gennaio c'è chi critica il sorteggio, il meccanismo, che pure ha la sua dignità, farà anche sorridere, ma è l'effetto della parziale abrogazione della disposizione: l'art. 85 del dpr del 1957 dice che chi ha vinto in più collegi deve scegliere, se non sceglie si estrae a sorte. Non chi vince, ma il collegio vinto dal vincitore. Il motivo è chiaro: non si vuole che il candidato in più collegi tenga per il bavero una decina di candidati arrivati secondi e 'desista' da quei collegi (meno uno) in cambio di favori. Bene dinque, si cancella uno dei difetti della candidatira plurima.

D.P.R. 30/03/1957, n. 361
Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 3 giugno 1957, n. 139, S.O.
85. 1. Il deputato eletto in più collegi plurinominali deve dichiarare alla Presidenza della Camera dei deputati, entro otto giorni dalla data dell'ultima proclamazione, quale collegio plurinominale prescelga. Mancando l'opzione, si procede al sorteggio.


Questo il comunicato della Corte costituzionale del 25 gennaio:
http://www.cortecostituzionale.it/…/CC_CS_20170125174754.pdf

"Oggi, 25 gennaio 2017, la Corte costituzionale si è pronunciata sulle questioni di legittimità costituzionale della legge elettorale n. 52 del 2015 (c.d. Italicum), sollevate da cinque diversi Tribunali ordinari. La Corte ha respinto le eccezioni di inammissibilità proposte dall'Avvocatura generale dello Stato. Ha inoltre ritenuto inammissibile la richiesta delle parti di sollevare di fronte a se stessa la questione sulla costituzionalità del procedimento di formazione della legge elettorale, ed è quindi passata all'esame delle singole questioni sollevate dai giudici. Nel merito, ha rigettato la questione di costituzionalità relativa alla previsione del premio di maggioranza al primo turno, sollevata dal Tribunale di Genova, e ha invece accolto le questioni, sollevate dai Tribunali di Torino, Perugia, Trieste e Genova, relative al turno di ballottaggio, dichiarando l'illegittimità costituzionale delle disposizioni che lo prevedono. Ha inoltre accolto la questione, sollevata dagli stessi Tribunali, relativa alla disposizione che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d'elezione. A seguito di questa dichiarazione di incostituzionalità, sopravvive comunque, allo stato, il criterio residuale del sorteggio previsto dall'ultimo periodo, non censurato nelle ordinanze di rimessione, dell'art. 85 del d.p.r n. 361 del 1957. Ha dichiarato inammissibili o non fondate tutte le altre questioni. All'esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione".

martedì 17 gennaio 2017

Eletti o diretti

Raggi: il contratto tra candidati M5S e Garanti (non la srl Casaleggio) non è stato giudicato dal tribunale civile di Roma. E non c'è ineleggibilità. Il ricorso dell'avv. Venerando Monello (che il Tribunale chiama in dispositivo Monello Vagabondo) è composto da una sommatoria un po' caotica di principi difficilmente criticabili.

Ha un merito: ha portato nel dibattito i vincoli cui si sottopongono i candidati del M5S. Non basta contrapporre il divieto del vincolo di mandato. Quei vincoli, se rispettati, producono l'eterodirezione completa dell'eletto.

Credo che quel contratto sia radicalmente nullo (per illiceità della causa, direi) e che pertanto non vincoli gli eletti; e saranno loro a poterlo far dichiarare nullo dal tribunale, se l'altro contraente (Grillo) chiedesse i 150.000 euro o le dimissioni in caso di pretesa violazione.

Quindi spero che ogni eletto del M5S si prepari ad una sonora pernacchia dinanzi alle richieste di Grillo e dei suoi sgherri.

Ma l'effetto più grave di quel contratto è che, finché c'è, costituisce una minaccia grave alla democrazia rappresentativa che, infatti, il M5S vuole distruggere. E pretende di sottoporre le cariche istituzionali alla disciplina di partito.
È una questione di cultura politica e istituzionale enorme che una sentenza non avrebbe potuto comunque risolvere.

mercoledì 11 gennaio 2017

Referendum sul Jobs Act: inammissibile il quesito più rilevante

Il referendum sul Jobs Act, rivolto a ridurre i limiti portati all'art. 18 st.lav.: se la relatrice Silvana Sciarra, competente e seria, era favorevole all'ammissibilità, c'è stata una netta opposizione che credo abbia poco di tecnicamente plausibile, ma vedremo la motivazione della Corte costituzionale. Certo è che l'art. 75 cost. non giustifica strette (creative) ad eventuali quesiti "manipolativi", creativi, niente impone che con l'abrogazione torni il regime precedente. Parte della giurisprudenza ostituzionale stava stringendo troppo, a detta do molti, e forse leggeremo giustificazioni in questo ordine di idee che strozza uno strumento di democrazia diretta, invece di dargli il respiro che la costituzione suggerisce. Ovvero: la reintegra nel posto di lavoro è istituto già esistente (pr quel che ne resta) nell'ordinamento. Un quesito che ne avesse abrogato dei limiti non è surrettiziamente creativo (fintamente abrogativo), o manipolativo.

mercoledì 4 gennaio 2017

Populismo vs. censura

Grillo è un irresponsabile, ogni volta che parla di democrazia e informazione scompare un libro di storia, o semplicemente un dizionario. E contro trombonate simili non c'è difesa, raccolgono inevitabilmente un po' di consenso.
Certo che sui giornali o in televisione non ci sono solo notizie "vere"! Vere vuol dire attendibili e verificate, la verità si cerca, non si possiede, ma le bufale, spesso innocue (perché su boiate, cui di solito Grillo crede), e la disinformazione pesante (quella dei governi, dei guerrafondai, dei dittatori) corrono sui giornali come sul web, anche se per ragioni in parte diverse, e la contrapposizione di Grillo che attacca i giornali contro Pitruzzella che è preoccupato dal web è fuorviante, parlano di mondi permeabili, che si influenzano a vicenda, anche se hanno debolezze peculiari. Però criticare Grillo, il web e i giornali non basta. Anzi: farlo da qui credo che contribuisca a dar fiato a uno dei massimi strumenti di disinformazione e di destrutturazione del sistema.
Sì, di quel sistema, incerto e fallibile, ma sperimentato, che è appunto democrazia e informazione, e informazione in un contesto democratico, che è fatto di elementi incerti, costosi e che richiedono tempo e sostegno da parte di tutti noi: formazione scolastica e professionale, pluralismo delle testate giornalistiche, autorevolezza condivisa delle fonti; e web libero, ma controllato da utenti preparati, con alle spalle una formazione scolastica di base che impedisca scivoloni, consenta una diffusa comprensione e un controllo diffuso di qualità; e, solo in casi estremi, dove pluralismo e confutabilità di tutto da parte di tutti non basta, un controllo affidato alla magistratura. Che, almeno nel nostro sistema, non è né estratta a sorte né eletta dal popolo, ma è selezionata attraverso un percorso di studi e di concorsi e di controllo discplinare in base a leggi condivise.

v. la polemica su Pitruzzella e Grillo in una sintesi del Post:
http://www.ilpost.it/2017/01/04/grillo-m5s-giornali-giuria-popolare/