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giovedì 11 dicembre 2014

Sciòpero! sostantivo maschile singolare, raro. "Sciopero contro il Jobs Act"

Il 12 dicembre molti scioperano con parecchi buoni motivi: il Jobs Act è il peggior provvedimento degli ultimi decenni contro il diritto del lavoro, o quel poco che ne rimaneva. E lo ha voluto il PD.

E' vero che in molte parti è incostituzionalmente in bianco, ma dove c'è nero su bianco c'è scritto che si predilige un contratto a tempo indeterminato che sarà senza tutele, che si vogliono rivedere i poteri dell'imprenditore di cambiare le mansioni dei lavoratori e di controllarli a distanza mentre lavorano.

Mi sa che il modello di impresa del "più grande partito riformista" sia quello di Amazon: il lavoratore è una breve comparsa sottopagata terrorizzata che fa a gara con altri disperati per salvarsi da un licenziamento che (v. studio UIL) all'impresa conviene (perché gli sgravi fiscali e contributivi saranno probabilmente più alti dell'indennizzo per un licenziamento illegittimo).

Ma poi in fondo è stato già fatto tutto col decreto Poletti: contratto a termine libero, "acausale", per tre anni e più. Le nuove assunzioni sono già per l'85% contratti a termine.

La propaganda di regime racconterà che sono in sciopero e in strada i lavoratori "privilegiati", ma le balle del "bomba" cominciano a stancare, non ride più nessuno.
 

lunedì 8 dicembre 2014

Riaprire?

Il centro di Firenze è sempre splendido, ma privato delle funzioni che attraevano a tutte le ore studenti, cittadini qualunque e professionisti, da ormai vent'anni conserva solo il carattere di un museo, di una vetrina e di una mangiatoia per turisti. Ed è chiuso alle auto, da aprile a ottobre anche la sera.
Oggi, 8 dicembre, è pieno di gente, ma più che turisti, sembrano passeggiatori della domenica, gente che col centro chiuso sta a casa, coppie, famiglie, gente che tra poco andrà a cena, gente che annusa qualche acquisto natalizio, o che è reduce da una mostra d'arte o da un terrificante mercatino natalizio e magari ha colto l'occasione per capire se rimanere atterrita o riuscire a sorridere e trangugiare festosità.
Gente né migliore né peggiore dei turisti, salvo il fatto che non si muove in branco e non deve soddisfare bisogni fisiologici ogni cento metri (bere, mangiare, orinare, fare rutti, seguire morbosamente capobranco).
Gente che passeggia, guarda, parla, ammira, sorseggia, compra, passeggia, parla, mangia... Un po' troppi, oggi, più di un giorno festivo qualunque, ma sopportabili. E viene da pensare: sono venuti perché siamo vicini a Natale o perché sono riusciti a parcheggiare vocino? E viene da dire, non per provocare, ma illudendosi che sia venuto il momento di fidarsi del comportamento dell'automobilista che è in ognuno di noi e di ritornare in centro, riprenderselo, arrivando nei pressi con l'auto, in attesa che ci siano dei mezzi di trasporto pubblico decenti? Insomma, se si riaprisse il centro alle auto, con tanto di vigili a regolare il traffico e a limitare gli eccessi dell'invasione?

martedì 2 dicembre 2014

L'esempio del sovrano

Spero che la foto che ha diffuso Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana in cui è a fianco di una famiglia di rom suoi vicini di casa (ma sono nomadi o stanziali?),  non diventi una foto natalizia, che non si banalizzi il messaggio perché un'uscita del genere entra nel vivo dell'emergenza di questi giorni, le intolleranze di alcuni quartieri fomentate dalla propaganda razzista di alcuni movimenti politici.
Enrico Rossi usa un linguaggio antico: l'esempio del sovrano. Certo, sovrano moderno, eletto e probabilmente rieletto, sia pure con la pessima legge cucinata dal PD.
Non è buonismo, anche se ovviamente lo stanno accusando di non pensare agli italiani, come se Rossi non governasse, bene o male, tutti i giorni pensando ai toscani anzitutto. E a chi vive in Toscana, da qualunque parte venga.
Essere terra d'immigrazione, terra che sa offrire cure sanitarie complesse anche agli stranieri (sia pure di una sanità sempre più privatizzata), terra dove si prova a far vivere i diritti universali, dovrebbe essere orgoglio dei toscani.
Invece si leggono cose che ci fanno vergognare (anagramma di governare, ma avanza una g).

lunedì 24 novembre 2014

Il sogno di Spinelli

Lo sceneggiato su Altiero aspinelli (e Colorni, Rossi e Hirshman) ci fa respirare un'altra idea d'Europa.
Un sogno realistico, ma ucciso dalle forze reazionarie della politica e della finanza: da trent'anni ormai, come avviene per le migliori costituzioni del II dopoguerra, il progetto di un'Europa democratica e solidale è sostenuto solo da qualche formazione di estrema sinistra.
Eppure sarebbe un modo più credibile e giusto per cercare di uscire dalla crisi; e per giustificare la perdita di sovranità degli stati, altrimenti criminale.
La qualità dello sceneggiato è giudicata diversamente, chi ha conosciuto Spinelli vi ha trovato la fisicità e la capacità realizzativa, mi sembra comunque ben resa la solitudine laboriosa e di un gruppo affiatato, pur nelle diverse indoli, di coraggiosi giovani intellettuali che non rinunciano a sognare e a seguire in modo visionario le vicende disastrose delle dittature e poi della guerra europea.
http://www.eunews.it/2014/11/18/il-sogno-europeista-di-altiero-spinelli-diventa-un-film-rai/25377

giovedì 20 novembre 2014

LO SMEMORATO RENZI di Liana Milella

(Dal blog Toghe di Liana Milella)

Renzi oggi alle 8 e 28: "Bisogna cambiare la prescrizione". Leggo e mi chiedo: ma Renzi è sveglio o ancora dorme? Perché se è sveglio non può non ricordare che il governo è già intervenuto sulla prescrizione. Il 29 agosto, con un consiglio dei ministri. In cui si approva un disegno di legge sulla prescrizione che ferma l'orologio della mannaia temporale sui processi al primo grado. La materia è complessa e non sto a entrare nei dettagli perché il problema, qui e adesso, è un altro. E cioè: che fine ha fatto quel disegno di legge? Perché non è già in discussione in Parlamento? E soprattutto: Renzi tutto questo lo sa o lo ignora? Si è informato sul destino di questo provvedimento, supposto che se lo ricordi? Giusto per il gusto della memoria, che è il sale della vita terrena, tocca dirgli che lui parla di prescrizione dal 30 giugno, da quando il primo consiglio dei ministri sulla giustizia varò i famosi 12 punti e inguaiò l'estate del Guardasigilli Orlando, costretto ad aprire sul sito della giustizia un improbabile dibattito nei mesi del solleone. Anche di prescrizione si è parlato. Poi è arrivato il secondo consiglio dei ministri, quello del 29 agosto. Altra conferenza stampa. Altri slogan. Siamo a oggi. Della prescrizione governativa non c'è traccia. La invoca Donatella Ferranti, l'ex pm passata in politica e presidente della commissione Giustizia della Camera. Lei i suoi passi li ha fatti. Ha presentato il suo ddl sulla prescrizione, lo sta portando avanti. Ma adesso interroga Orlando per capire che succede col ddl del governo. Un altro pasticcio, come quello della responsabilità civile. Di prescrizione, ovviamente, tranne Ferranti non si sarebbe preoccupato nessuno se non ci fosse stata l'Eternit, cui di certo le nuove norme non si sarebbero potute applicare. Anche perché proprio il quando e il come applicare le novità legislative è oggetto della solita rissa sulla giustizia. La prescrizione bloccata si applica o no ai processi in corso? Questo è il problema. La destra trema. La sinistra è in imbarazzo. Il ddl dorme. Tutto questo Renzi non lo sa? E allora glielo diciamo noi.

questa la sentenza della Corte d'Appello di Torino sul caso Eternit
http://www.sicurezzaelavoro.org/sentenza_appello_eternit3giu13.pdf

mercoledì 19 novembre 2014

Son giovani e belle?

Giovani e belle? Non trovo niente di più vecchio e muffoso del dire che la femminilità sta (tutta a sentir lei, visto che non sa aggiungere altro) nella cura del corpo (Moretti), o del citare come proprio ideale una banalità di Amintore Fanfani (Boschi) e del sostenere che l'unica famiglia costituzionale è quella di maschio e femmina che si amano per la vita (Madia).

Legittime opinioni, ma poteva averle una valletta di Mike Bongiorno nel 1965.

Per il resto queste bellezze under forty si caratterizzano per la fedeltà al capo e l'assoluta incompetenza.

Belle poi lo sono senz'altro, ma dovrebbero governare. Accettiamo cantanti brutte pensando alla voce, vorrei ministre belle o brutte, pensando all'Italia.

Hanno incarichi quali Ministro per le riforme istituzionali, Ministro per la Pubblica Amministrazione, due sono europarlamentari! Non dimentichiamolo quando ammiccano coi loro begli occhioni. Ché devono compiacere un capo che ogni mattina si sveglia pensando a cosa può distruggere o divorare della democrazia, del paesaggio, del diritto e della cultura italiane.

martedì 18 novembre 2014

Promozioni

- l'immigrazione incontrollata scatena la guerra tra poveri!
- perché hai mai visto guerre che coinvolgono anche i ricchi, salvo le rivoluzioni?

venerdì 14 novembre 2014

Precarietà nel pubblico impiego: la Puglia stabilizza

Ammettiamo che la proposta sostenuta con entusiasmo da Vendola è di un consigliere pd. Ed è giustissima, tutti gli enti locali tengono migliaia di lavoratori nel precariato grazie a leggi che, imponendo il concorso per l'assunzione, pretendono di legittimare un abuso.

Resta una palude normativa in cui qualcosa si sacrifica, l'accesso al lavoro senza concorso resta un problema. Però non sembra ormai invocabile il principio di non convertibilità del contratto a termine illegittimamente reiterato in quanto dovrebbe ritenersi inapplicabile il divieto di cui all'art. 36 D. Lgs. 165/2001: l'ordinanza Affatato del I ottobre 2010 della Corte di Giustizia Europea ha stabilito che uanto l'ordinamento nazionale non ha introdotto sufficienti misure per far fronte all'utilizzo abusivo di contratti a tempo determinato, pertanto la sanzione dovrebbe essere la costituzione di un rapporto stabile.

Ora comunque ci sono almeno due novità: una è il DL Poletti che ha liberalizzato il contratto a termine, ma vale ovviamente solo per rapporti successivi alla sua entrata in vigore; peraltro è una novità pesante, che aggrava la precarietà e invita a stipulare contratti a termine per (almeno) tre anni senza bisogno di giustificarli con le esigenze organizzative del datore, come diceva il D.LGS 368/2001.

L'altra novità, su cui esplicitamente si basa l'iniziativa del consiglio pugliese, è la legge finanziaria per l'anno in corso, Legge 27.12.2013 n. 147, art. 1, comma 529 "Le regioni che alla data dell'ultima ricognizione effettuata al 31 dicembre 2012 non si trovino in situazioni di eccedenza di personale in rapporto alla dotazione organica sia complessiva, sia relativa alla categoria/qualifica interessata, e che, ai sensi dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, stiano assolvendo alla carenza della dotazione organica attraverso il ricorso e l'impiego di personale assunto con procedure ad evidenza pubblica, con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato della durata di 36 mesi e i cui contratti di lavoro siano stati oggetto negli ultimi cinque anni di una serie continua e costante di rinnovi e proroghe anche con soluzione di continuità, purché con il medesimo datore di lavoro, e ove le predette deroghe ai limiti contrattuali imposti dalla normativa vigente e dal contratto stesso siano state oggetto di apposita contrattazione decentrata tra le organizzazioni sindacali abilitate e l'ente interessato ai sensi dell'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, e successive modificazioni, possono procedere, con risorse proprie, alla stabilizzazione a domanda del personale interessato."


http://www.sinistraecologialiberta.it/notizie/puglia-stabilizzati-800-precari-del-consiglio-regionale-vendola-un-atto-di-lotta-contro-la-precarieta/

Finti miglioramenti della delega stupidamente chiamata Jobs Act

Il jobs act che conservi la reintegra per i licenziamenti per (o meglio che siano accertati senza) giusta causa migliorerebbe rispetto al testo approvato al senato, ma resterebbe una delega quasi in bianco al governo, generica fino alla palese incostituzionalità, a riformare il diritto del lavoro nel senso di una ancora maggiore flessibilità.

Ricordiamo che vuol essere un intervento a costo zero, salvo qualche promessa di investimento sulla copertura di amm.ri sociali nella legge di stabilità.

È un provvedimento che la sinistra del PD può votare? Direi di no, resta un intervento di destra e pro ciclico (favorisce la recessione: le imprese non assumono perché la "domanda effettiva" è in calo da sei anni, non perché sia diffile licenziare).

Almeno si cancelli il decreto Poletti che liberalizza i contratti a termine.

giovedì 30 ottobre 2014

Crisi e governo reazionario

Almeno due menzogne stanno alla base delle scelte di politica economica, fiscale e lavoristica dei governi Renzi e predecessori (questo innova solo per l'irruenza della scalata, per il resto conferma berlusconi e sorpassa alla grande fornero e monti): flessibilità e ricchezza. Aumentare la flessibilità del lavoro non è solo inutile all'uscita dalla crisi, ma è già stato fatto e insistere vuol dire volerla aggravare a spese, soprattutto, di chi ha già dato, come dice bene Gallino ( http://www.syloslabini.info/…/progetto-vecchio-e-pericolos…/ )
e a favore di chi in questi anni si è arricchito, come spiega Piketty, sintetizzato mi pare efficacemente da Bellanca sul Ponte di ottobre, pag. 77. 
Fare Jobs act e tagli al posto di riforme fiscali, patrimoniali e investimenti pubblici vuol dire voler assecondare la crisi economica e accentuare una concentrazione delle ricchezze in mani tirchie, evasori e rentier che non promettono altro che disastri sociali.

giovedì 11 settembre 2014

Alla lettera

non invitato da nessuno a farlo (e un po' rattristato da questo) elenco i miei titoli preferiti:

Coca Cola di Rienzo "Il tribuno gassato"
Mark Tweet "Blackberry Finn"
Cloud Debussy "Nuages"
Herbert iPhone Karajan "Sonerie per piano e orchestra"
Nikolaj Googol "Ricerche a naso"
Adam Smith & Wesson "Ricerca sopra la causa e la natura dei fabbricanti d'armi"
Arthur Rambò "Uno stallone all'inferno"
Little Tony Negri "Un proletario piange per livore"
John Le Carrà "Cia Cala Cia Cala"
Cesare Pavesi "Biscotti dei paesi tuoi"

(debitore di U. Eco e non so chi altri)

giovedì 4 settembre 2014

Salvatori della Patria

L'Italia vìola da anni la direttiva europea 1999/70 (attuata in Italia dal DLgs 368/2001, alleggerito dal DL 34/2014), una procedura d'infrazione già aperta stava per imporre al governo l'assunzione di almeno 130.000 precari "storici" (e guardacaso, se non sbaglio, si può parlare d'infrazione se si resta precari per oltre 36 mesi): vedi ad esempio cosa si diceva a fine luglio.
Ora Renzi s'inventa questa assunzione magnanima e straordinaria di 150.000 precari.
Come se Berlusconi si vantasse di fare il volontario andando un'ora alla settimana ad aiutare gli anziani in casa di cura.
http://www.affaritaliani.it/cronache/precari-sentenza-corte-europea240714.html

lunedì 1 settembre 2014

Ispirazione gotica

Willem Dafoe che fa Pasolini può andare, ma viene il sospetto che l'abbiano scelto per le fossette.
Allora avrei preferito Massimo Ranieri.

Flessibilità e Povertà, poi mi giudicherete

Renzi vuole uscire dalla crisi con "flessibilità e welfare".
Strumento: il Jobs Act. E' il ddl 1428 in discussione al Senato. Prevede flessibilità (riforma generale dei contratti di lavoro sulla base della proposta Ichino) e nessun miglioramento degli ammortizzatori sociali (infatti "non devono derivare nuovi oneri" dice l'art. 6 comma tre). Insomma tutele a costo zero.
Le tutele che già sono state ridotte dalla Legge Fornero del 2012 non saranno aumentate, ma sarà aumentata la flessibilità.
Poi la delega al Governo sul lavoro (art. 4) è in bianco (quindi incostituzionale), ma che si voglia fare il contratto di Ichino e cancellare l'art. 18 ormai lo sanno anche i giornalisti di Repubblica.
Che la situazione con la Fornero lasciasse già scoperte molte situazioni di crisi lo dicono da Piombino (da Unita.it):
“Per le aree in crisi, per i Sin (i siti di interesse nazionale) come Piombino chiediamo di sospendere le norme della riforma Fornero, questo consentirebbe di mandare in pensione almeno 800 lavoratori; in più chiediamo di bloccare l’entrata in vigore dell’Aspi che riduce da 5 a 3 gli anni la Mobilità: in questo modo quando l’accordo di programma sarà completato potremo tornare al lavoro tutti”.
Poi tra mille giorni potremo giudicarlo.
Lui sì che fa sul serio.
Non guarda in faccia nessuno.
Perché sotto sotto si vergogna.

( http://www.unita.it/economia/senza-acciao-piombino-muore-br-una-citta-in-cassa-integrazione-1.586796 )

lunedì 4 agosto 2014

Jobs Act e Costituzione. Svolta autoritaria e riduzione dei diritti sociali nel programma del governo Renzi (poi in autunno si cancella l’art. 18 St. Lav.).

di Paolo Solimeno

(articolo del 4.8.2014 uscito su hyperpolis.it
http://www.hyperpolis.it/online/jobs-act-e-costituzione-svolta-autoritaria-e-riduzione-dei-diritti-sociali-nel-programma-del-governo-renzi/ )

In questo scorcio di legislatura i due disegni di legge forse più rilevanti, su cui la maggioranza governativa vuol mostrarsi più impegnata, portano due numeri in sequenza: il n. 1428 è il “jobs act”, un ddl di delega al governo per ridisegnare i contratti di lavoro, gli ammortizzatori sociali e le politiche per l’impiego; il n. 1429 è la riforma costituzionale, un corposo intervento sulla Costituzione per togliere funzioni ed elettività al Senato, rafforzare il governo e modificare il titolo V.

Le intenzioni dei due ddl sono molteplici, ma alcune senz’altro chiare: ridurre la rappresentatività delle istituzioni, dare mano libera all’esecutivo (chiunque vinca la lotteria con l’Italicum: le opposizioni che punterebbero su una politica economica e fiscale radicalmente diversa sono tenute fuori gioco), accrescere la flessibilità del lavoro e ridurre il peso degli ammortizzatori sociali sulla finanza pubblica, rendere gli organismi di garanzia (che vigilano sulla conformità dell’ordinamento ai principi costituzionali) omogenei al disegno governativo.

Nelle intenzioni – ovvero al netto degli emendamenti proposti da opposizioni interne o esterne alla maggioranza governativa che la pregiudiziale dei vincoli di bilancio ex art. 81 Cost. sta falcidiando già in Commissione Lavoro al Senato1 – il “jobs act” vuol rendere più flessibile il lavoro, non investe un euro sugli ammortizzatori sociali (anche a causa del reperimento di fondi straordinari per la detrazione fiscale di 80 euro escogitata prima delle elezioni europee), ridisegna un po’ i centri per l’impiego e altri strumenti per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Strettamente legato al “jobs act”, anzi suo primo assaggio, è stato il DL Poletti, n. 34/2014, sul contratto a termine e sull’apprendistato che ha sostanzialmente liberalizzato il contratto a termine rendendolo acausale, ovvero cancellando le ultime disposizioni che ancora restavano a delimitarne l’utilizzo entro i limiti di una almeno dichiarata e dimostrabile connessione della scadenza del rapporto con esigenze organizzative e produttive (ora si può semplicemente apporre un termine ai contratti e farli durare con lo stesso lavoratore fino a 36 mesi, superabili in diversi settori o per deroga contrattuale, e entro questo termine si può fare sino ad 8 rinnovi dello stesso contratto e un numero enorme di contratti, centinaia); quanto all’apprendistato si è tolto ogni vincolo formativo, lasciando però i vantaggi fiscali e di riduzione della retribuzione, un vero scandalo.

Non è di poco interesse vedere come un intervento su un tema così rilevante come il contratto a termine, rilevante in ogni paese europeo e non in tempi di spasmodica e miope ricerca della riduzione dei costi del lavoro per motivi concorrenziali e quindi di redditività delle imprese2, sia stato approvato con decreto legge 34 del 20 marzo 2014 e presentato lo stesso giorno alla Camera che lo ha assegnato alla commissione Lavoro che lo ha esaminato e passato all’Aula dove l’esame è durato per sei sedute ed è stato approvato il 24 aprile 2014; dunque al Senato è stato nelle varie Commissioni Lavoro, Affari Costituzionali, ecc., dal 29 aprile al 5 maggio, quindi è andato in Aula ed è stato approvato, con modificazioni, il 7 maggio: pertanto è dovuto tornare alla Camera nel nuovo testo approvato dal Senato, nuovi esami in Commissioni e approvazione definitiva il 15 maggio 2014. Questi, se c’è una volontà politica e una maggioranza che sostiene l’indirizzo governativo, i tempi di approvazione ripeto con modifiche. Velocizzarli vuol dire impedire il dibattito pubblico.

Contro queste disposizioni, dopo un tentativo ostruzionistico dei parlamentari di Sel e M5S, si sono levate molte critiche ed è stata presentata una denuncia di infrazione di direttiva comunitaria alla Corte di Giustizia dell’UE da parte dell’associazione nazionale dei Giuristi Democratici. Nella denuncia dei G.D. si evidenziano i chiari profili di violazione della direttiva sui rapporti a termine, n. 1999/70, che furono valutati già nel 2000 quando i radicali proposero una abrogazione radicale della legge 230/1962 che avrebbe negato la tutela chiesta dalla direttiva, non diversamente da quanto fa il DL 34 rispetto alle disposizioni dirette a disincentivare il fenomeno: ebbene, la Corte costituzionale dichiarò allora non ammissibile quel referendum perché avrebbe lasciato il nostro ordinamento in contrasto palese con la normativa comunitaria. Altro parametro interessante è quello dell’ordinamento greco che pure aveva un limite solo temporale (di 24 mesi) all’utilizzo del contratto a termine e che ugualmente è stato ritenuto illegittimo da due sentenze della Corte di giustizia europea3.

In sostanza con queste innovazioni si attua a) la cancellazione definitiva di ogni necessario riferimento a “ragioni oggettive” che giustifichino l’assunzione a tempo determinato invece che indeterminato; né serviranno “ragioni oggettive” che giustifichino la proroga consentita fino a 8 volte consecutive per ciascun contratto; b) l’eliminazione di alcun limite al numero di contratti sottoscrivibili: i GD nella denuncia ipotizzano “un primo contratto di 14 giorni e 8 successive proroghe di due giorni per un totale di 30 giorni complessivi: sarebbero ben possibili 36 successivi contratti (purché intervallati da almeno 10 giorni non lavorati) e 288 proroghe tra le medesime parti sulla stessa posizione lavorativa senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi l’assunzione precaria”; inoltre, fanno notare, manca “per larga parte dei lavoratori italiani anche un qualsivoglia termine massimo di utilizzabilità con tale tipologia contrattuale precaria e l’assenza comunque di termini certi, in quanto anche per le tipologie contrattuali per cui la legge dispone il tetto dei 36 mesi esso è sempre derogabile tramite accordo sindacale”.

Il risultato è che il datore di lavoro – che purtroppo comunque non assumerà, ma se volesse – potrà assumere il lavoratore prima come apprendista con grandi risparmi e senza formarlo4, poi fargli contratti a termine per altri 36 mesi e infine usare il contratto “Ichino” che prevederà probabilmente un patto di prova fino a tre anni. Il precariato si estende a fette importanti della vita lavorativa.

A fronte di ciò, come detto, nel ddl 1428 non sono previste forme di ammortizzatori sociali estese a tutte le forme di contratto, ovvero per disoccupazione di ogni provenienza, ma anzi si aggravano le limitazioni esistenti dopo la riforma Fornero legge 92/2012. Inoltre si accentua la tendenza assicurativa del sistema di ammortizzatori, legandolo alla carriera contributiva del lavoratore, invece di farlo gravare sulla fiscalità (o contribuzione) generale. Le risorse per le politiche attive restano inalterate, nel ddl si pensa solo ad un riordino organizzativo, quando piuttosto l’Ente pubblico ISFOL denuncia chiaramente il livello irrisorio di risorse dedicate dallo stato italiano alle politiche attive per l’impiego (www.isfol.it, studio del 14.3.2014).

Altro intervento davvero dirompente (ma, va da sé, a costo zero) è il “compenso orario minimo” che sembra introdurre un sistema generalizzato per evitare lo sfruttamento dei lavoratori in una fase di bassa occupazione, ma in realtà indebolisce lo strumento della contrattazione collettiva che già c’è: si finge infatti di dimenticare che nell’ordinamento italiano esiste già il “salario minimo” grazie alla giurisprudenza costituzionale e di merito che ha applicato l’art. 36 Cost. e la retribuzione sufficiente e proporzionata in ragione del lavoro prestato e delle esigenze del lavoratore. Introdurre un “compenso orario minimo” vuol dire dare una tutela ben minore e circoscritta e al contempo attaccare frontalmente la Contrattazione collettiva, superare i CCNL.

Le critiche dei sindacati, dinanzi a prospettive di questa portata, sono molto tenere. Più decise quelle avanzate da alcune associazioni, fra cui i Giuristi Democratici: gli atti sono inutilmente acquisiti dalla Commissione Lavoro del Senato e si trovano su http://www.senato.it/Leg17/4497.

Veniamo alla proposta di “contratto a tutele crescenti” di cui si è parlato nei mesi scorsi: è un’idea di Pietro Ichino, noto docente di diritto del lavoro e senatore di Scelta Civica, trasfusa in un emendamento all’art. 4 del ddl 14285. La proposta, vecchia di alcuni anni e simile ad altra degli economisti Boeri e Garibaldi, giunge ora in parlamento come emendamento e integrazione di peso al testo più in vista del governo Renzi e ha qualche chance di essere approvata, visto il viatico introdotto in sede di conversione del DL 34/14 sul contratto a termine6 che sostanzialmente dice che quel progetto è fatto proprio dalla maggioranza.

L’idea di fondo di Ichino è di evitare che l’unico contratto a disposizione in questi tempi di crisi economica e occupazionale sia il contatto a termine (reso così agibile e invitante dal DL 34) e che il datore debba avere la possibilità di scegliere senza timore un’assunzione a tempo indeterminato da cui possa però recedere a piacimento nei primi 36 mesi: assomiglia molto ad un altro contratto a termine camuffato, in realtà. Lo strumento formale sarebbe la sospensione per i primi tre anni delle tutele dell’art. 18 Statuto Lavoratori (quel che resta dopo le modifiche della legge Fornero n. 92/2012), ipotesi su cui la segretaria CGIL Camusso ha già espresso un’apertura, per consentire al datore di recedere liberamente, dietro il pagamento di una lieve sanzione al lavoratore, per ora si è proposto un’indennità pari a due giorni di retribuzione per ogni mese lavorato: così, nell’ipotesi peggiore, se si è lavorato tutti i 36 mesi a libera recedibilità, siamo circa a due mesi e mezzo di indennizzo, pari alla sanzione minima della legge 604/66 per il licenziamento illegittimo. Una sanzione davvero tenue.


Questa ulteriore precarizzazione introdurrebbe una deroga corposa alla tutela del rapporto di lavoro, chiamando a tempo indeterminato un contratto che di fatto è a libera recedibilità per i primi 36 mesi. Per ora la previsione di Ichino è invisa ai parlamentari del PD, lo stesso ministro Poletti teme ostacoli per la esplicita deroga all’art. 18, ma la previsione di questo nuovo tipo di contratto già nell’art. 1 della legge di conversione del DL 34/2014 non può non esser letta come un impegno ad andare avanti.

Comunque la normativa offre già oggi una flessibilità spinta e ammortizzatori sociali e politiche di formazione del tutto inadeguate, ben lontane dalla sbandierata flexicurity applicata in Danimarca e Olanda in cui quello che negli anni ’90 era chiamato il “golden triangle” è appunto costituito non solo da flessibilità e mobilità del mercato del lavoro, ma anche dagli altri due poli indispensabili: un sistema di welfare solido ed esteso ad ogni forma di disoccupazione e politiche attive del lavoro che agevolano l’ingresso o il rientro nel mondo del lavoro. Il modello italiano non accenna a definirsi che nel primo elemento, la flessibilità, e scoprire che il Jobs act è basato su una costruzione del welfare “a costo zero” svela purtroppo la volontà di effettuare solo tagli, deregolamentazione, precarizzazione.


L’effetto sociale della flexicurity è ben diverso a seconda che il modello sia applicato così come suggeriscono le esperienze Nord europee, oppure dimidiato, prendendo quel che si vuole (e si può): la sola flessibilità, ovvero la libera recedibilità del datore di lavoro, unita ad un intervento sugli ammortizzatori sociali a costo zero (quindi con nessun rafforzamento degli strumenti esistenti, ma solo con scarse rimodulazioni ed un risparmio sulla fiscalità generale che ne ridurrà il finanziamento) provocherà un impoverimento della classe lavoratrice.


Il bilanciamento del modello sarebbe invece la sua forza: lavori meno stabili, non per la vita, ma con chance di riqualificazione e formazione, ammortizzatori generalizzati e vincolati all’impegno del lavoratore nel proprio reinserimento, agevolazioni all’assunzione, hanno in fondo effetti redistributivi e sostengono la domanda favorendo gli investimenti nel settore produttivo. Se si priva il sistema del sostegno ai disoccupati si impoverisce una categoria illudendosi di arricchire l’altra, è il modello neoliberista che ha già dato prova di essere fallimentare proprio perché squilibrato.


Quando in autunno si riprenderà l’esame del ddl 1428 – e poi dei decreti delegati da approvare entro sei mesi dalla delega – si sarà ormai approvato in prima lettura sia al Senato che alla Camera un progetto di riforma costituzionale che farà percepire come indebita intromissione ogni critica parlamentare al volere del governo: forse il vero obiettivo di questa stagione di cronoprogrammi, tagliole, canguri e date fisse per lo stravolgimento dell’assetto istituzionale democratico è proprio la delegittimazione della dialettica parlamentare e sociale, la ricerca del consenso attraverso il dialogo diretto con i cittadini, senza intermediazioni, per cui le riforme basta annunciarle ed ogni ostacolo è contro il bene della nazione.


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1http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=ListEmendc&leg=17&id=44250

2Un’accurata, anche se ideologica, analisi della situazione in Europa (prima del dl 34/2014 italiano) su http://www.bollettinoadapt.it/old/files/document/16473delconte_fratell.pdf

3Il testo integrale della denuncia con tutti i riferimenti normativi e giurisprudenziali è su http://www.giuristidemocratici.it/post/20140401200444/post_html

4Un emendamento al ddl 1428 proposto da Ichino all’art. 4, comma 1, introdurre questa “sanzione”: «e-bis) in materia di apprendistato previsione, quale sanzione per l’inadempimento grave dell’obbligo di formazione di cui sia responsabile esclusivamente il datare di lavoro, della conversione del contratto di apprendistato in contratto di lavoro ordinario a tempo determinato, il cui termine finale coincide con quello originariamente previsto per il periodo di apprendistato.»

5«1. Il Governo è delegato ad adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge un decreto legislativo contenente un testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro, con la previsione del contratto di lavoro a tempo indeterminato a protezione crescente, senza alterazione dell’attuale articolazione delle tipologie dei contratti di lavoro, secondo i criteri che seguono:

a) la nuova disciplina legislativa deve essere redatta in modo da allinearsi agli standard stabiliti dalle direttive europee e dalle convenzioni internazionali ratificate dall’Italia, e da soddisfare i requisiti di semplicità e chiarezza indicati nel Decalogue for Smart Regulation emanato il 12 novembre 2009 dal Gruppo di studio di alto livello incaricato della sua predisposizione dalla Commissione Europea, in particolare i requisiti dell’agevole lettura da parte di tutti i destinatari della disciplina stessa e dell’agevole traducibilità in lingua inglese;

b) la nuova disciplina legislativa deve essere redatta in forma di novella degli articoli da 2082 a 2134 e da 2239 a 2245 del Codice civile, avendosi cura di collocare il più possibile le nuove norme nella stessa posizione delle norme omologhe precedenti, in modo da rendere il più facile possibile il loro reperimento.».

Conseguentemente sostituire la rubrica dell’articolo con la seguente: «(Delega al Governo per l’emanazione di un testo unico semplificato delle norme che disciplinano i rapporti di lavoro)»

6L’art. 1. dettato dalla legge di conversione n. 78/2014 dice: “Considerata la perdurante crisi occupazionale e l’incertezza dell’attuale quadro economico nel quale le imprese devono operare, nelle more dell’adozione di un testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro con la previsione in via sperimentale del contratto a tempo indeterminato a protezione crescente e salva l’attuale articolazione delle tipologie di contratti di lavoro…”

lunedì 21 luglio 2014

Fatti politici

A freddo... mi vien da dire che se il fatto della concussione non c'è perché manca l'utilità per il concusso, se poi il fatto della prostituzione minorile manca perché l'utilizzatore era inevitabilmente convinto che la traviata fosse maggiorenne... ma il fatto che sussiste, politicamente, lo rende un padre della patria? La patria di Renzi, forse, la patria di Verdini, di gente che disistimo quanto Berlusconi.
Non la mia. Non seguirò il suggerimento (provocazione birichina) del presidente del consiglio di mettere sassi sui binari. Ma giudizi politici diàmoli! Degli arroganti vanesi stanno sulle prime pagine a vantarsi di far riforme!
Ma viva l'ostruzionismo! Viva i sassi degli 8.000 emendamenti disel e dei benemeriti dissenzienti. Sabbia negli ingranaggi del disegno di questa sconcia estrema destra travestita da alleanza innovatrice, come sempre.

sabato 19 luglio 2014

Avremo una costituzione di destra

Ascoltare il prof. Pertici e la sen. Ricchiuti (18 luglio alla Festa dell'Arno) fa pensare che dentro o intorno al PD qualcuno ancora ragioni.
E che se volesse Renzi potrebbe portare avanti riforme che migliorino la democrazia (la rappresentatività delle istituzioni), anche quella diretta (invece di restringerla), il lavoro (lottando contro la precarietà, non espandendola), l'economia (perseguendo l'evasione fiscale di cui non parla mai!).
Farebbe il riformista e garantirebbe ugualmente a questa legislatura di durare un bel po' (obiettivo primario di una riforma).
Certo, dovrebbe allearsi su qualcosa con M5S e SEL, invece che con Berlusconi e Verdini. Invece vuol proprio fare riforme di destra.
Vuol proprio asservire il parlamento.
Non è fascismo.
Ma è destra. E poco liberale.

venerdì 18 luglio 2014

Consolazioni immateriali

"eh no, caro lei, io non sono contro il maggioritario e l'esecutivo forte perché sono d'un partito piccolo, ma sono d'un partito piccolo perché è l'unico che è contro il maggioritario e lo strapotere dell'esecutivo.
 

Sarebbe un ben diverso paese se forze maggioritarie promuovessero riforme che aumentano la rappresentatività e il pluralismo delle istituzioni e favoriscono un'informazione affidabile e indipendente"

lunedì 14 luglio 2014

Barricate contro la riforma di Renzi e Berlusconi!

oggi fanno 225 anni dalla presa della Bastiglia, 14 luglio 1789
(225 è anche, per una felice ed evocativa coincidenza, la capienza in litri del barrique, prezioso contenitore di vino, ma anche pezzo indispensabile di tante barricate).
Ebbene oggi mi piace anche ricordare uno dei fondamenti del costituzionalismo moderno, l'art. 16 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che sarebbe stata approvata qualche settimana dopo:

Art. 16. Toute Société dans laquelle la garantie des Droits n'est pas assurée, ni la séparation des Pouvoirs déterminée, n'a point de Constitution. (ogni società in cui la garanzia dei Diritti non è assicurata, né la separazione dei Poteri determinata, non ha alcuna Costituzione)

un articolo tradito oggi da maggioranze sedicenti liberali o democratiche con la cancellazione di diritti (del lavoro, politici) e con la proposta di riforme costituzionali che snaturerebbero l'equilibrio e la separazione dei poteri dando un ruolo preponderante all'esecutivo.


domenica 13 luglio 2014

Luoghi comuni, vantaggi privati

Il mercato del lavoro in Italia è flessibile:
http://stats.oecd.org/Index.aspx?DatasetCode=EPL_OV#

Le due Camere sono rapide, non meno degli altri parlamenti europei, a convertire in legge i decreti del governo:
http://www.senato.it/.../BGT/Schede/Statistiche/index.html

ma forse ormai i parametri non sono le democrazie europee, quando si invocano le riforme, ma il ventennio fascista che ambiva a trasformare aule sorde e grige in bivacco per i propri manipoli, o il mercato del lavoro di qualche paese emergente dell'estremo oriente in cui non c'è alcuna tutela.

sabato 12 luglio 2014

Che fare se il Partito Democratico cancella i diritti e la democrazia?

Un sabato qualunque, piovoso e non caldo come dovrebbe essere un 12 luglio, induce ad annotare, quasi come su un diario intimo, il disagio per i tempi che corrono. Disagio e stanchezza.
Tempi in cui prevale l'inganno e la menzogna nelle cose importanti, pubbliche, come nelle riforme costituzionali propagandate ora come necessarie, ora come utili per "essere credibili in Europa".
Massimo Villone annota le menzogne di una riforma brutta, pericolosa e inutile che riduce l'equilibrio delle istituzioni democratiche per inseguire un'efficienza (o governabilità) che è già a portata, quando c'è volontà politica, e dà al governo uno strapotere mai preteso nemmeno da Berlusconi:
http://ilmanifesto.info/costituzione-e-falsita/
Riforme che sarebbero impensabili se si dovessero prendere sul serio gli appelli di Carlo Azeglio Ciampi (che rinviò alle camere diversi d.l.) e Napolitano contro l'eccesso di decretazione d'urgenza (si ricorda il rinvio del decreto "Englaro"), appelli ripetuti fino a diventare oggetto di numerosi studi (fra gli altri  A. Spadaro, Può il Presidente della Repubblicarifiutarsi di emanare un decreto-legge? Le “ragioni” di Napolitano, in Forum Quad. cost., 2009).

E cosa c'è ora in questa riforma, sostenuta da Napolitano fino a preannunciare di potersi dimettere lieto e soddisfatto se verrà approvata? Una riforma dell'art. 72 Cost. che renderebbe generalizzato e senza limiti l'uso di una procedura più insidiosa del decreto legge, per cui non si parlerebbe più di abusi oltre i limiti costituzionali, ma di un potere senza limiti sancito in costituzione:
art. 72 (comma aggiunto dal ddl) "Il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare che un disegno di legge sia iscritto con priorità all'ordine del giorno e sottoposto alla votazione finale entro sessanta giorni dalla richiesta ovvero entro un termine inferiore determinato in base al regolamento tenuto conto della complessità della materia. Decorso il termine, il testo proposto o accolto dal Governo, su sua richiesta, è posto in votazione, senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale. In tali casi, i termini di cui all'articolo 70, terzo comma, sono ridotti della metà

Strapotere che diventa davvero inquietante se si pensa a come sarebbe facile ottenerlo con la nuova legge elettorale "Italicum". Potere che nel frattempo è utilizzato per cancellare il diritto del lavoro, più di quanto ha fatto la ministra Fornero del vituperato governo Monti. Il decreto legge 34/2014, già convertito in legge in pochi giorni da un efficientissimo bicameralismo perfetto, ha deciso di cancellare ogni limite all'assunzione a tempo determinato: il datore di lavoro potrà farlo senza ragione (acausalità), stipulando anche brevissimi contratti - decine e decine - fino a tre anni di tempo totale; anche oltre in alcuni settori, o se così prevede il contratto collettivo. La nuova normativa appare in contrasto frontale con la pur molto liberale direttiva UE 1999/70 in applicazione della quale l'Italia aveva approvato il D.Lgs. 368/2001 che ora Renzi e Poletti hanno sostanzialmente cancellato: rinvio al ricorso-denuncia alla Corte di Giustizia UE preparato dai Giuristi Democratici:
http://www.giuristidemocratici.it/post/20140401200444/post_html

Intanto si prepara una riforma degli ammortizzatori sociali e dei contratti di lavoro (ddl 1428 al Senato) che dà deleghe vaghe al governo, ma di sostanziale rinuncia a coprire le conseguenze della radicale precarizzazione del mercato del lavoro: siamo davvero nel solco del più radicale neoliberismo, ideologia che non ha mai capito perché i contratti di lavoro debbano avere una disciplina diversa dai contratti di compravendita. Sembra che Renzi gli stia dando delle risposte soddisfacenti, sia in patria che a Bruxelles, sostenendo Junker, ma stupisce che le reazioni a questo disegno siano così scarse. La CGIL che ne pensa? La sinistra del PD ha detto qualcosa?

In parlamento l'unica opposizione coerente sui temi detti è la sparuta pattuglia di Sinistra ecologia e libertà, lo dico con riconoscenza e partecipazione, ma rattrista pensare che non solo in parlamento, ma nel paese idee simili sembrano non avere seguito oltre piccole nicchie di intellettuali o movimenti.

L'informazione segue - con paura o convinzione - la main stream sempre più vuota e cialtrona del potere dilagante del rignanese che ha invaso di fedeli incompetenti le amministrazioni locali e nazionali. E senza informazione non si esce dall'inganno preparato a tavolino dal potere più sfacciato e cinico che si sia visto prevalere negli ultimi settant'anni in Italia.

sabato 5 luglio 2014

Se nato morto

In breve, senza distrarsi con questioni marginali, direi che la riforma preparata da Renzi e Berlusconi si riassume in questi elementi:

- legge elettorale che cancella le minoranze con sbarramenti alti e premio di maggioranza

- potere del governo di imporre disegni di legge a data fissa: da approvare alla Camera senza emendamenti entro 60 gg. (peggio del decreto legge che, in sede di conversione, può essere modificato; e senza alcun limite di necessità e urgenza, ma solo per arbitraria decisione del governo)

- senato non elettivo con esponenti locali (sindaci e presidenti di regione e eletti dai consigli regionali) e nominati dal presidente della repubblica,

- senato, soprattutto, senza poteri effettivi: anche nelle competenze (legate alle questioni locali) che dovrà condividere col Senato, la Camera potrà imporre il proprio testo approvandolo a maggioranza assoluta (quorum facile da raggiungere con l'Italicum)

- poteri di modifica della costituzione e di nomina di organismi costituzionali (corte costituzionale, presidente della repubblica, CSM) saranno quasi a portata della maggioranza governativa.

Il risultato sarà un rafforzamento del potere esecutivo che dominerà sia il legislativo sia le istituzioni di garanzia (l'effetto su queste non è automatico, ma è reso certo molto più debole ogni procedimento o maggioranza aggravata). L'elezione indiretta del presidente del consiglio sarà solo apparente, ma il meccanismo è più insidioso dell'elezione diretta (pur rara in democrazia) perché con un solo voto si determinano entrambi gli organi (governo e camera) vincolandoli in modo indissolubile e dissuadendo così la maggioranza governativa dallo sfiduciare il governo.

Fermateli.

martedì 17 giugno 2014

la maggioranza della maggioranza

La cacciata dei senatori che dissentivano sul disegno di riforma costituzionale dalla Commissione affari costituzionali è chiaramente un segno di debolezza della maggioranza governativa che dimostra di non avere i consensi necessari a portare avanti il ddl sul senato. Se questo è il dissenso interno, bisogna però esser consapevoli quali conseguenze avrebbe una tolleranza interna: ovvero, se Renzi ascolta Mineo, perde l'appoggio di Berlusconi. Preferire Berlusconi a Chiti e a Mineo è un'idea politica non di poco conto.

Qui si entra così nel merito delle posizioni: il patto (segreto, cosa in sé poco simpatica) stretto tra il presidente Renzi e il delinquente Berlusconi alla sede del PD al Nazareno. Di fatto un superamento del bicameralismo perfetto: legislatore sarebbe solo la Camera e solo la Camera darebbe la fiducia al governo; si creerebbe un senato non elettivo composto da 148 persone fra presidenti di regione, sindaci, eletti dai consigli regionali; il senato avrebbe poche competenze.

Opporsi a questo progetto è legittimo, saggio e doveroso se si pensa agli effetti sulla rappresentatività delle istituzioni che deriverebbe dalla approvazione congiunta della legge elettorale iper-maggioritaria quale è l'Italicum e la scomparsa di una seconda camera elettiva. Che invece potrebbe essere, se privata della funzione di sostenere il governo - quindi privata dell'ossessione della "governabilità", finalmente eletta con un sistema proporzionale davvero rappresentativo delle istanze territoriali.

Opporsi a questo disegno ha apparentemente a che fare con la libertà di mandato, ma ormai l'istituto è percepito in modo distorto: esso opera ormai nei confronti del mandato elettore-eletto, molto meno nel rapporto capopartito-eletto. Anche i capi del M5S, quando invocano il vincolo di mandato, non pensano affatto di vincolare l'eletto agli elettori, ma alla dirigenza.

Matteo Renzi lo teorizza senza tanti giri di parole, anzi con spocchia: "Non lasciamo a nessuno il diritto di veto. Conta molto di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme. E siccome conta di più il voto degli italiani, vi garantisco che andremo avanti a testa alta". Non solo: il diktat che Renzi detta dalla Cina arriva a far rimuovere anche Mario Mauro, Popolare ex ministro della difesa (http://www.lastampa.it/2014/06/10/italia/politica/commissione-senato-mauro-sostituito-questo-governo-un-soviet-da-soldi-8GyVp6Pl7saQVQeBN9ttFP/pagina.html )

E' un problema politico grave quello creato da comportamenti quali la cacciata (rimozione) di un membro della commissione perché intralcia le riforme. E non si può non evocare i diritti di libertà perché nella stretta verticistica impressa da Renzi in nome del progetto riformista - e in ogni altra occasione - si restringe proprio quanto una democrazia completa vorrebbe espandere al massimo: Mineo per Renzi e Boschi può certo parlare, esprimersi, ma il suo pensiero - che dovrebbe essere espressione non solo di una libertà, ma anche di una possibilità partecipativa, strumento d'indirizzo nei luoghi dell'art. 18 e dell'art. 49 e 67 - non può avere certi effetti; può far parte del PD, ma non può discutere una proposta dei dirigenti in parlamento; lasciaci lavorare.

Non si può trascurare però un nodo che sta alla base di ogni impasse simile a quella di questi giorni: la maggioranza parlamentare è guidata da un partito che ha a segretario il presidente del consiglio. Pertanto le sorti del governo e del partito di maggioranza relativa sono in mano alla stessa persona. In altri termini: un dissenso interno al partito diventa un motivo di dissenso verso il governo. E il partito non riesce ad essere un tramite di partecipazione, ma solo un pezzo di stato, di uno stato che non tollera dissenso in nome della governabilità. Il partito è un intralcio per la governabilità. La soluzione è nelle cose: la separazione tra cariche di partito e cariche istituzionali, specie se di governo. E la riduzione del verticismo e della personalizzazione della politica, estremismi cui Renzi ha aggiunto qualcosa, ma di cui buona parte della inconcludente politica italiana porta la responsabilità.

venerdì 13 giugno 2014

Magistratura e democrazia

‪#‎senatoaddio‬: emendamento della Lega e 34 franchi tiratori PD e la destra e l'astensione del M5S alla Camera approvano una aberrante responsabilità diretta dei magistrati.
Finora lo stato doveva garantire la vittima da eventuali errori di giudizio. Il magistrato deve essere perseguibile, anche disciplinarmente, per dolo (certo, è già un reato), non civilmente per danni in caso di colpa grave e errore di diritto! L'errore di diritto si corregge in appello o in cassazione.
E cosa vuol dire che "è dolo la violazione intenzionale del diritto"?
Si rischia che il magistrato sia intimorito, non riesca più a rendere giustizia.
Certo, il magistrato corrotto deve essere punito, rimosso, ecc.
Quello sfaticato deve essere sanzionato o licenziato.
Ma proprio ora che la politica si rivela corrotta come prima, come mai dal voto segreto della Camera emerge una norma così estremista e dannosa per la tutela dei diritti, oltre che inutilmente punitiva verso i magistrati?
Il Senato la correggerà, dice Renzi.
Applausi. (e "faccia di bronzo" e "a'nfame" dal loggione).
Poi calerà il sipario sull'aula di Palazzo Madama e sulla democrazia.

giovedì 12 giugno 2014

Chiamala pure se vuoi compattezza, Ministra Boschi, ma è autoritarismo.

#‎autoritarismo‬
Solidarietà a Corradino Mineo e Vannino Chiti che il gruppo del PD caccia dalla Commissione Affari Costituzionali per agevolare l'approvazione di una modifica alla Costituzione che, rendendo il Senato un organo inutile, non eletto e senza poteri, ridurrebbe la rappresentatività delle istituzioni, le possibilità di controllo delle opposizioni sul governo e concentrerebbe sull'esecutivo un potere spropositato.
Il disegno è infatti - oltre che portato avanti con prepotenza e disprezzo di ogni opinione contraria a quella del capo del partito e del governo - di approvare anche l'Italicum, ovvero una legge elettorale ipermaggioritaria che riduce i diritti politici dei cittadini e rende la Camera una succursale del governo: possiamo dire che siamo alla svolta autoritaria.

ma non è che Corradino Mineo l'avevan preso come #richiamovivo ?

La reazione alla rimozione di Mineo e Chiti, di cui il mandante sembra essere la ministra Boschi che nei giorni precedenti invocava "compattezza" e rapidità nell'approvare il ddl n. 1429 di riforma costituzionale, è giunta rapidamente: 14 senatori in segno di solidarietà e per esprimere il dissenso verso la rimozione si sono autosospesi dal gruppo del PD.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/12/riforme-sostituzione-mineo-e-rivolta-nel-pd-14-senatori-si-autosospendono/1024374/#.U5l4-AXYxl4.facebook

http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/mineo-rimosso-renzi-non-posso-lasciare-a-lui-il-futuro-del-paese-20140612_171355.shtml


giovedì 29 maggio 2014

Sinistra individuale e collettiva

Ora ‪#‎renziasfaltaci‬. Dopo aver sostenuto il ‪#‎selfsuicide‬ nelle braccia di Veltroni (quello della vocazione maggioritaria e del referendum per reintrodurre il mattarellum con una magia che solo lui...), ora questa genialata di proporre al PD di fare un partito unico nel massimo del suo successo e mancanza di bisogno di allearsi o imbarcare ex compagnucci. Ma era migliore se ci riuscivano alla prima!!11!
Migliore propone di fare un partito unico. Che se ne fa il PD di confondersi con sel? A parte le incompatibilità programmatiche che, in un partito democratico potrebbero convivere, non certo nel PD che ora mi sembra semplicemente renziano...
Intervista su repubblica del 28 maggio, qui se ne dà conto:
http://www.internazionale.it/news/sel/2014/05/28/migliore-a-sel-e-renzi-facciamo-un-partito-unico-a-sinistra/
... l'aria che tira e che si legge dall'intervista di Migliore sembra adatta solo a preparare una migrazione di alcuni nel PD solo perché la capacità trainante di SEL verso il PD è pari a zero, purtroppo.

Invece l'auspicio di vendola non mi è dispiaciuto, può sembrare ingenuo, ma è la cosa che dobbiamo augurarci tutti. Se il PD si comporta da pur moderato socialdemocratico svolge il suo ruolo politico europeo e ci aiuta a uscire dalla crisi. Se invece il PD deve fare il montiano, allora tutti questi voti non servono a niente, vada avanti il PPE, partito che - per quanto ha espresso sinora il governo Renzi - sarebbe la sede naturale ove far sedere gli eletti italiani.

mercoledì 28 maggio 2014

E ora l'Italicum?

Avviso ai naviganti: il risultato del PD alle europee (40,8 %) rende verosimile una conferma dell'impianto dell'Italicum.

Tenteranno quindi di approvare una legge elettorale  fatta su misura del partito di maggioranza relativa, come la legge Acerbo del 1923 (che aveva una soglia ancora più bassa, 25%), come la legge Truffa del 1953 (che aveva la ragionevole soglia del 50% e quindi era un vero premio alla maggioranza, non alla minoranza), in parte come il Porcellum del 2005 (scandalosamente senza soglia, ma con sbarraementi più bassi di quelli ora prospettati).

Per quanto alto possa sembrare il risultato elettorale odierno, 40,8%, il premio con questi consensi aumenterebbe la rappresentanza parlamentare del PD del 34%! E lo spazio delle altre formazioni si ridurrebbe dal 59,2 al 45%.

Una falcidia, una riduzione della rappresentatività del sistema elettorale che la Corte costituzionale non potrebbe ritenere tollerabile.

Non so con i voti di chi il PD possa ottenere questa legge elettorale, visto che solo una nuova unificazione a destra potrebbe competere, mentre il M5S pare lontano dal 37% per ottenere il premio, ma la convenienza è tale che credo ci proverà.

domenica 18 maggio 2014

Tsipras, what else?

Che le elezioni europee, per il parlamento europeo, vengano raccontate in Italia come duello Renzi - Grillo è una mistificazione irritante tentata da loro stessi, ma inaccettabile.

Grillo è contro l'Europa e dovrebbe invitare all'astensione.

Renzi poi è un tribuno come Grillo che però fa la politica di Monti e che in UE dovrebbe allearsi con Junker.

Rifiutiamo la polarizzazione del conflitto su PD e M5S, votiamo l'Altra Europa con Tsipras.

Ci sono ottime ragioni:  lhttp://www.listatsipras.eu/chi-siamo/i-dieci-punti.html

sabato 10 maggio 2014

martedì, 16 aprile 2013
(ripubblico un vecchio post, purtroppo sempre valido, almeno per me, ed è un vero peccato, a distanza di 15 mesi dall'entrata prepotente del M5S in parlamento)

grillovisioni

Ammettiamo che la destra nuova, quella nata negli anni ‘90, con Fiuggi e Arcore, è stata ed è dichiaratamente anticostituzionale ed ha aggravato le tendenze autoritarie delle democrazie dominate dai mass-media. Ammettiamo anche che la sinistra da trent’anni ha lavorato a stravolgere la democrazia dando l’esempio, partendo dall’esaltazione culturale e legislativa dell’esecutivo, approvando leggi elettorali che mortificavano il ruolo degli elettori e delle assemblee elettive, favorendo la personalizzazione della politica, ecc.
Ora arrivano i nuovi, dai tratti qualunquisti che gridano contro la partitocrazia, ma cosa hanno proposto sinora, oltre ad un condivisibile disprezzo per il malaffare e la corruzione che foraggia inetti? Un esaltato e maniacale assalto ai costi della politica, quasi insignificanti rispetto alle dimensioni e all’urgenza della crisi economica. Un governo che affronti appunto la crisi economica con ottica diversa dall’austerità di Monti rischia di fallire in nome di purezze d’intenti anticastali.
Ma il segno più preoccupante lo hanno dato in questi mesi Grillo e Casaleggio (non tanto gli eletti del M5S, quindi) preludendo ad una vera e propria involuzione autoritaria. E l’elenco dei “contributi” della setta M5S alla democrazia si allunga:
- organizzazione dittatoriale del partito
- primarie improvvisate su social network
- avversità al mandato non imperativo
- avversità al voto segreto
- derisione di ogni altra parte politica
- sostegno solo di un governo proprio, col 100% dei consensi
- disprezzo delle istituzioni
- disprezzo di ogni organo di informazione e di ogni opinione, salvo il megafono impugnato dal leader e gli hadit del profeta Beppe Muhammad Grillo
- gli incontri di trattativa politica in diretta streaming, e non è trasparenza, è vanteria (di intransigenza e fanatismo) e sudditanza (al controllore massimo Grillo)Forse quello che davvero manca nelle teste di Grillo e Casaleggio, ma temo anche in quelle di alcuni loro sostenitori, è cultura democratica e laicità. Alla luce di queste risorse essenziali di una comunità le loro posizioni risulterebbero subito ridicole e insostenibili, come lo sono quelle di ogni setta di fanatici con cui non si può mai ragionare, ma che bisogna solo ascoltare.
Ci sarà già chi dice che chiamare setta un movimento che vuole scardinare la partitocrazia denuncia già la malafede e la supponenza dell’accusatore, ma è facile rispondere che l’effetto destabilizzante in sé non è che benvenuto, quello che dispiace e addirittura inquieta è il fatto che milioni di persone riescano a muoversi con gli stessi impulsi e modalità delle coppie di predicatori che annunciano l’avvento, con la stessa stolida sicumera dei predicatori che hanno scoperto la verità e se ne fanno latori, e soprattutto si occupano - mentre l’Italia sta fallendo - della moralizzazione degli abitanti di un parlamento senza più poteri come se fosse il tema centrale e vitale e attuale solo perché qualche profeta infallibile così disse anni fa e guai a chi lo nega.
Tempi duri.

Per l'Unione Europea di Alexis Tsipras (appello convinto in vista del voto del 25 maggio)

Forza Alexis Tsipras, candidate for EU Commission President!
Le "alternative" a Tsipras appaiono impresentabili o sacrificate dal richiamo al voto utile:
Junker (PPE), garantisce l'impoverimento di massa perseverando nell'austerità qualunque cosa balbetti, tanto che è stato presidente di Banca Mondiale e FMI,
Schulz (PSE) è fautore di una correzione moderata sia istituzionale che di politica economica, stile larghe intese o grosse koalition, e poi è appoggiato da Renzi: promesse di svolta, di fase due, ma poi tutto resti com'è;
Verhofstadt (ALDE) è una persona seria, federalista convinto e fautore di una riforma istituzionale decisa, ma sul piano economico resta ancorato al main stream pro-crisi, da buon vetero liberale e liberista;
Bové (Green, Verdi) rappresenta questioni sacrificate dalla politica UE, in Italia la sua lista dei verdi è quasi assente dal dibattito, gli auguro fortuna, ma non ha una visione complessiva delle questioni.
Insomma non resta che votare la Lista Tsipras, davvero, basta ascoltare i discorsi dei migliori candidati (qui in centro italia Tommaso Fattori è forse il più consapevole, ma ce ne sono tanti altri) e leggere i dieci punti per convincersi che il bisogno di democrazia e occupazione, di svolta nella politica economica e di europa federale, di tenuta dei diritti sociali e di rifiuto di trattati come il TTIP che sancirebbe il primato dell'economia e delle multinazionali sui diritti fondamentali e sull'ambiente e sulla possibilità di tutelarli dallo strapotere delle speculazioni, sono rappresentati in modo credibile solo dalla Lista Tsipras.
http://www.listatsipras.eu/chi-siamo/i-dieci-punti.html

venerdì 25 aprile 2014

Attacco alla democrazia - la denuncia di alcune associazioni fiorentine contro riforma elettorale e cancellazione del senato

Stiamo assistendo ad una vera e propria opera di demolizione della struttura portante dello Stato che ha forti ripercussioni sulla salute della nostra democrazia.
A fronte di riforme tese a ridurre gli sprechi (dismissione di auto blu, riduzione del compenso dei dirigenti pubblici) e a snellire l’apparato burocratico, di cui c’era effettivamente bisogno, sono in ponte provvedimenti che puntano al cuore della nostra democrazia, camuffati da modernizzazione dello Stato.
Il disegno autoritario che non è riuscito a Berlusconi nel 2006 (stravolgimento della Costituzione bloccato dai cittadini col referendum) sta per essere attuato da Renzi con una maggioranza diversa da quella che ha ottenuto il premio di maggioranza a febbraio 2013 e con un parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale proprio per i difetti che si vogliono riprodurre oggi.

Le mosse con cui l’attuale presidente del consiglio sta cercando di dare scacco matto alla democrazia sono le seguenti:
·         nuova legge elettorale Renzi – Berlusconi che, molto più dell’incostituzionale porcellum, punta a:
creare un parlamento di nominati, grazie alle liste bloccate di cui si avvale;
alterare la rappresentanza delle forze politiche in campo, dando un abnorme premio di maggioranza al partito che vincerà al primo turno, o al ballottaggio tra i due partiti più votati al primo turno, e che potrebbe raddoppiare i propri rappresentanti in parlamento rispetto al risultato uscito dalle urne (ad esempio, chi ha il 25% di consensi al primo turno può acquisire il 55% dopo il ballottaggio: il numero di parlamentari regalati al partito che arriva primo vengono sottratti a quelli delle altre forze, votate dai cittadini);
impedire l’ingresso in parlamento a quelle forze che non si presentano in coalizione, se non raggiungono l’8% dei consensi elettorali, e alle forze coalizzate se non raggiungono il 12% : ciò significa che ad un partito votato dal 7,9% degli elettori, e ad una coalizione che ha totalizzato 11,9% dei consensi,  viene tolto il diritto di avere rappresentanti in parlamento e il voto dei cittadini viene annullato;
impedire l’ingresso in parlamento anche a quelle forze che si presentano coalizzate con i maggiori partiti, se non raggiungono il 4,5% dei consensi elettorali: ciò significa che, anche in una coalizione, pesa il partito che prende più voti e quelli minori, pur avendo concorso al successo della coalizione, restano fuori dal parlamento;
·         trasformazione del senato in camera i cui membri non saranno più eletti dai cittadini, formata da amministratori locali (sindaci, presidenti di regione e consiglieri regionali) aventi altro mandato, e da 21 membri nominati in autonomia dal Presidente della Repubblica, scelto a sua volta dal partito di maggioranza;
·         finta abolizione delle province, trasformate in enti di secondo livello, dove ad essere abolita è solo la possibilità dei cittadini di eleggere direttamente i propri rappresentanti.

In tal modo il presidente del consiglio avrà un potere abnorme senza i contrappesi previsti dalla Costituzione attuale, in quanto sarà lui stesso, con il proprio partito di maggioranza relativa “gonfiata” col premio di maggioranza, a scegliere il presidente della Repubblica, i membri della Corte Costituzionale, i membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura, nonché i membri della camera dei deputati (nominati attraverso le liste bloccate).
In breve, il potere esecutivo dominerà quello legislativo e lo scacco matto alla democrazia sarà effettivo.

Quello che era il disegno di Berlusconi si sta realizzando attraverso l’operato di Renzi, mascherato da snellimento procedurale e lotta agli sprechi.

NON LASCIAMO CHE SIA UNO SOLO A DECIDERE. LA DEMOCRAZIA DI CUI GODIAMO E’ IL PREZZO DELLE LOTTE E DEL SANGUE DEI PARTIGIANI. NON METTIAMOLA A DISPOSIZIONE DI NESSUNO IN UN PROCESSO IRREVERSIBILE DI PERDITA DEI DIRITTI COSTITUZIONALI.

Carovana per la Costituzione SEMPRE, Comitato Difesa della Costituzione – Firenze, ALBA, Giuristi Democratici

giovedì 17 aprile 2014

L'importanza del limone

Le cozze non sapranno mai di essere state create dopo il limone e, secondo alcuni, anche dopo olivo e aglio. 
Ma a brunetta dovremo pur dire che è arrivato dopo berlusconi. E senza questi, cosa parla a fare?

mercoledì 16 aprile 2014

"La velocità è un valore ma per fare le riforme buone e quelle cattive ci vuole lo stesso tempo" (Pierluigi Bersani 12.4.2014)

Direi di più: la velocità è una grandezza vettoriale, per definirla non basta conoscere l'intensità, se non sappiamo la direzione, non ha alcun valore dire che stiamo andando veloci.

E la direzione di questa maggioranza mi sembra sbagliata, volendo essere cattivi direi che oltre che la direzione è sbagliato il verso: perché le riforme che si vogliono approvare di fretta ci stanno portando indietro, stiamo tornando alla poca democrazia che c'era prima della nascita della repubblica.

Per questo è un errore o un inganno.

Ed è insopportabile chiamare con sufficienza "conservatori" quelli che vogliono difendere il progresso fatto con la costruzione di una democrazia rappresentativa che, seppure interpretata male da partiti e politicanti inconcludenti e corrotti, è sempre meglio di un'oligarchia.

Che fra l'altro - vantando larghe intese - approva politiche sbagliate e fallimentari, oltre che inique.

mercoledì 19 marzo 2014

Diritti e sicurezza, torna il malinteso (e la propaganda)

Firenze è sempre all'avanguardia: ci risiamo a invocare l'ordine pubblico per gli "accattoni"... Tornano tristi memorie, non penso ai prodromi nazifascisti, ma al regolamento di polizia municipale voluto da Graziano Cioni (assessore al Comune di Firenze nella giunta Domenici), ai discorsi ammiccanti di tanti democratici su come la "sicurezza" debba tornare ad essere argomento di cui si parla anche a sinistra, fino a questo révival del foglio di via.

I presupposti del foglio di via come sappiamo non sono uno scherzo: bisogna che il soggetto "rimpatriato" (cioè cacciato dal comune dove si trova) sia allo stesso tempo dedito a traffici delittuosi, o viva con proventi di attività  illecite e necessariamente anche pericoloso per la sicurezza pubblica.

Si tratta, quindi, di misure di prevenzione che non possono servire ad allontanare persone indesiderate, ma solo a prevenire la commissione di reati socialmente pericolosi. Proprio una riforma legislativa tolse dai soggetti considerati di per sé pericolosi i vagabondi e gli oziosi validi al lavoro, quindi persone socialmente emarginate, ma non necessariamente pericolose. La giurisprudenza dei TAR è piuttosto rigorosa nei confronti dei questori dall'ordinanza facile.

Nardella insomma non è il primo "non leghista" a strizzare l'occhio a certi accostamenti, ma è anche un giurista attento che non può permettersi semplificazioni propagandistiche. Soprattutto queste politiche sono del tutto inutili, spostare un disadattato da un posto ad un altro vuol dire non saper governare, non farsi carico dei problemi. Siamo vicini alle elezioni, vicinissimi alle primarie a sindaco di Firenze e ho una flebile comprensione umana per Nardella, non sufficiente a farmi sopportare questa disinvoltura quando si tratta di diritti fondamentali.

link all'intervista di ieri a Nardella
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/03/18/news/nardella_foglio_di_via_antiaccattoni_ipotesi_interessante-81299377/

e pezzi di ora e più vecchi:

La situazione a Firenze stazione SMN in un articolo su AltracittÃ
http://www.perunaltracitta.org/index.php?option=com_content&view=article&id=5038:smn-de-zordo-qno-a-comportamenti-discriminatori-da-parte-del-comitato-per-lordine-e-la-sicurezza-pubblica-si-pensi-alla-camorra-che-infiltra-i-cantieri-della-tavq&catid=97:politica&Itemid=153

analoghe iniziative dei sindaci di Padova, Venezia, Treviso in un articolo segnalato da Fausto Gianelli:
http://www.repubblica.it/cronaca/2014/03/18/news/veneto_la_crociata_dei_sindaci_di_sinistra_schedatura_e_foglio_di_via_agli_accattoni-81249227/

venerdì 14 marzo 2014

Ancora no global

Dopo lo sventato MAI, Multilateral Agreement on Investment, ecco il TTIP, Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti, un accordo per il libero scambio tra UE e USA che mira a abbattere gli ultimi residui spazi di sovranità popolare e la tutela dei diritti sociali e del lavoro.
Se il MAI fu una delle maggiori cause scatenanti la protesta di Seattle del 1999 e dello sviluppo del movimento No-global a livello planetario, il tentativo di rilanciare la stessa operazione politico-economica (un’ulteriore accentuazione di un’economia basata solo sull’export) senza coinvolgere nessuna istituzione rappresentativa americana e europea, ma solo il Commissario UE al Commercio e il rappresentante per il Commercio della Presidenza USA meriterebbe un diffuso allarme e una mobilitazione di massa.
I principi fondamentali del TTIP sono in evidente connessione col paper della JP Morgan del maggio 2013 che invitava i paesi UE a liberarsi dai vincoli delle costituzioni antifasciste e democratico-sociali per lasciare libero spazio al liberoscambismo che purtroppo tante fortune ha raccolto, anche a sinistra, negli ultimi venti anni in Europa. Ancora una volta alle spalle dei parlamenti degli stati membri, oltre che di quello dell’UE, si impone un’ulteriore compressione della tutela dei diritti e un peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini proprio quando servirebbero politiche economiche di segno opposto: le politiche di deregulation e di negazione delle prerogative pubbliche si sono già dimostrate fallimentari.
Un saggio di Alessandra Algostino affronta le tematiche giuridiche e costituzionali connesse, i rischi che corre la democrazia ad ogni livello e descrive gli strumenti di ricatto – i “tribunali speciali per la sicurezza degli investitori” – messi in mano alle oligarchie del grande capitale transnazionale contro le ormai esangui istituzioni democratiche statuali. (R. Passini - P. Solimeno)
http://www.hyperpolis.it/online/ancora-no-global/

Transatlantic Trade and Investment Partnership: quando l’impero colpisce ancora?
di Alessandra Algostino
Sommario. 1. Introduzione; 2. Questioni procedurali e democrazia; 3. La deregolamentazione; 4. I “tribunali speciali per la sicurezza degli investitori”; 5. Commercio transatlantico e diritti; 6. Osservazioni conclusive: l’impero colpisce ancora?
il saggio si può leggere direttamente sulla rivista on line Costituzionalismo.it
http://www.costituzionalismo.it/articoli/469/

giovedì 13 marzo 2014

Bellezza impossibile

Ho finalmente - il 13 marzo - visto La grande bellezza di Paolo Sorrentino. L'ho trovato imperfetto, ambizioso, ma in fondo coerente e solido, un bel film originale, che mancava, sulla bruttezza della nobiltà contemporanea dei ricchi e famosi privi di alcuna qualità artistica o civica. E un film sin troppo consapevole, ma senza intromissioni didascaliche, godibile fino in fondo, spesso davvero comico, che ostenta belle scene e belle inquadrature, compresi movimenti del carrello eccessivi, non saprei dire se ingenui o volutamente barocchi, comunque più true life che d'éssai. Ma potremmo non essere a Roma, la città eterna qui è un'occasione, una sostanza, non un sentimento. Andrebbe bene qualunque posto del mondo dove vi sia un quartiere ricco i cui abitanti vogliano esibire uno status e angustiarsi per il passare del tempo.
Jep - un ibrido tra il Mastroianni di Otto e mezzo e il Roberto d'Agostino d'oggi - vive nella bruttezza di quella gente ricca, affamata, cafona, avida, di personaggi che hanno perso l'umiltà dei mostri felliniani e sono purtroppo appesantiti dalla protervia delle comparse che hanno avuto il successo della televisione o di un periodico scandalistico.
I pochi che si distinguono - la scrittrice di undici romanzi pubblicati solo grazie alla relazione col capo del “partito”, la madre di un ragazzo disadattato sino al suicidio, l'autore teatrale perso dietro all'amore impossibile e infine deluso da Roma e costretto a tornare al suo paese - perché hanno qualche residuo di dignità, sono in fondo vanitosi e instabili perché vogliono il successo, vogliono il riconoscimento della propria eccezionalità e non accettano la propria mediocrità.
Jep sopravvive ai propri amici, anche alla figlia spogliarellista di un amico drogato e gestore di night club, ma sopravvive - o meglio cerca di beffare - anche un senso critico che ha rinunciato ad esercitare. Le sue feste sono di una bruttezza insostenibile e sono tanto curate, tanto false e dissolute perché popolate di persone che non hanno mai conosciuto la grande bellezza che c'è nella semplicità di un mare d'estate, del Tevere all'alba o di un amore inesperto o di una santità non vantata. Jep si aggira, tra quei mostri che innescano trenini su ritmi sudamericani, quale spocchioso ex scrittore di un unico romanzo e ora verosimile caricatura di un Roberto d'Agostino che scrive su rotocalchi di gossip e cultura modaiola, unico, fra quanti si coricano quando il resto della città si sveglia, che una volta ha conosciuto la grande bellezza e non l'ha mai saputa trattenere.
Non c'è Fellini, non c'è il sogno, ma solo il risveglio tardivo, non c'è la bellezza accarezzata, ma solo rimpianta. Ma non c'è neanche la malinconia della Dolce vita, ma solo la crudeltà di una vita persa.


La misura della crisi


La busta paga promessa da Renzi prevede 80 euro al mese in più a chi uno stipendio fisso di 1500.

Premetto che mi sembra meglio che nulla e che l'intenzione è giusta e la direzione pure.

Però, anche se non ho dati sufficienti, mi sembra anche che il calo dei consumi, l'incertezza drammatica di intere generazioni sia dovuta alla disoccupazione e alla flessibilità che intimorisce i lavoratori precari, all'erosione dei risparmi di famiglia.

Allora: queste misure riusciranno ad aumentare la domanda tanto da indurre le imprese ad assumere? Se no, meglio sarebbe stato investire in un reddito di cittadinanza anche per una platea ridotta.

E non si può nel frattempo ridurre la spesa pubblica in servizi e welfare, altrimenti l'effetto è - oltre che un aggravamento nelle condizioni dei cittadini che già hanno perso quote significative di prestazioni legate a diritti sociali - una ulteriore riduzione della domanda.

Meglio ancora sarebbe, credo, trovare risorse ben più consistenti per trasferire non 10, ma 100 o 200 miliardi dalla rendita e dalla finanza (quindi: patrimoniale e tassazione delle transazioni finanziarie) alla ricerca, al riassetto del territorio, a un reddito di cittadinanza per una platea ampia, ecc.

http://www.giornalettismo.com/archives/1406883/matteo-renzi-e-gli-80-euro-in-busta-paga-a-maggio/


Legge Truffa



- hai visto la voce Legge truffa? Fra gli "altri casi" c'è l'Italicum...
- bella forza, ce l'hai messo te!
- embe'? nessuno l'ha tolto
- ma a chi vuoi che gliene importi?
- importa, importa... e so' stato bono...
- che volevi di', di peggio?
- potevo dire che era meglio, la legge di Scelba!

http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_truffa


un articolo di Domenico Gallo uscito su Micro Mega on line il 12.3.2014:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/italicum-peggio-della-legge-acerbo-voluta-dal-fascismo/


martedì 4 marzo 2014

Promessa di golpe


4 marzo 2014: l'accordo Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale segna un nuovo episodio aberrante.
Sono confermati i caratteri dell'Italicum: sbarramenti al 4,5% alleati, 8% soli, 12% per la coalizione; soglia del 37% superata la quale si ha il premio che porta sino al 53% dei seggi; ballottaggio per arrivare al 53% se nessuno supera il 37%; collegio unico nazionale per la conta dei voti, ma passano i candidati che appartengono alle circoscrizioni che hanno ottenuto più voti.
Sono caratteri che ne fanno la legge più lontana dal principio di rappresentanza di tutto il globo, eccetto le monarchie ereditarie.
Si aggiunge una deroga curiosa: varrà solo per la Camera dei Deputati. Tanto nel frattempo il Senato della Repubblica sarà abolito (sorvolo sulla opportunità o meno di abolirlo).
La cosa sembra lineare. Peccato che le istituzioni siano una cosa più seria di chi vi mette mano e che vi sia un principio - quello della continuità - che imporrebbe di consentire in ogni momento di sciogliere le Camere; principio che ha impedito nel 2012 alla Corte costituzionale di ammettere il referendum di Veltroni e Parisi perché l'abrogazione ci avrebbe lasciati senza legge elettorale. Una legge come l'Italicum che valga solo per la Camera lascerebbe per il Senato altra legge e di gran lunga più lineare: quella proporzionale con sbarramenti uscita dalla sentenza n. 1/2014. Il che produrrebbe in caso di elezioni (che nemmeno il divo Renzi può scongiurare con sicurezza, se non garantendoci che commetterà, se necessario, un abuso di potere) un conflitto tra due camere con composizioni politiche diverse, forse con maggioranze opposte, sicuramente con diversa legittimazione democratica: alla Camera saranno tutti nominati con liste bloccate e il premio avrà regalato un centinaio di deputati in più al vincitore e altrettanti in meno ai secondi e terzi; tre o quattro milioni di cittadini non avranno rappresentanti grazie agli sbarramenti. Al Senato senza premio ci sarà la fotografia del Paese, nessuno potrà mettere in discussione la maggioranza che lì si formerà e, se opposta con quella della Camera, le istituzioni entreranno in una tensione irrisolvibile.
Si può invocare la soluzione più ovvia, oggi o dopo le elezioni, ovvero fare la legge elettorale, ma ricordandoci che il Porcellum, la legge più infamata della storia, ha retto dal dicembre 2005 al dicembre 2013 e, se fosse per i partiti che oggi governano sarebbe ancora in vigore.

Lasciarsi comandare dall'idiozia

... E mentre il resto del mondo (America in primo luogo) ha da tempo capito che vincoli siffatti – come appunto quelli che l’Europa si è data: deficit statale non superiore al 3% del pil, debito pubblico non superiore al 60% sempre del pil, vincolo del pareggio di bilancio – sono pure fantasie economiche, pure astrazioni matematiche senza alcun legame con la logica (anche quella economica) e la realtà, quindi assurde e surreali – e surreali e insieme catastrofiche perché applicate nonostante la loro assurdità – l’Europa continua a invocare continuità nelle politiche economiche.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/matteo-renzi-e-il-gattopardo-neoliberista/













(foto da http://cedocsv.blogspot.it/2012/12/leconomia-come-umanesimo-gli-anni.html )



he pretends


"l'asino che diventa mercante di cavalli"
(Elias Canetti)



Self control


"È stato grazie al progresso che il contenibile «stolto» dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare «molto complessa» gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro.



Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per «realizzarsi».



Sconfiggerlo è ovviamente impossibile.



Odiarlo è inutile.



Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre «un altro»); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando − agghiacciante fenomeno − vi si abbandona egli stesso."



Fruttero & Lucentini, La prevalenza del cretino, 1985




mercoledì 19 febbraio 2014

Divincolarsi dal mandato

19.2.2014: consultazioni del presidente del consiglio incaricato Matteo Renzi. Il M5S dice che non parteciperà, poi fa un sondaggio fra gli iscritti e prevale l'indicazione di partecipare: va Beppe Grillo che straparla in un confronto con Renzi semplicemente per dirgli che il movimento non appoggerà il suo governo perché non c'è la minima fiducia ecc.

Grillo impedisce in sostanza a Renzi di parlare ed l'incontro dura cinque minuti senza il minimo dialogo.

Grillo non rispetta il vincolo di mandato che sempre invoca per tenere le briglie ai suoi parlamentari: l'indicazione era di partecipare alle consultazioni, non di manifestare disprezzo: non si accetta un invito a pranzo se si vuole tirare un ceffone.

Ma il ceffone in questo caso era meritato: quando Grillo dice a Renzi "tu sei giovane, ma sei vecchio, fai la vecchia politica" o simili, "tu rappresenti i poteri forti", dice cose purtroppo vere.

La cosa ridicola, al limite della connivenza, è che Grillo in fondo quasi ammicchi a Renzi e sottolinei di avercela con le istituzioni invece che con Renzi: sarà perché è ormai anche lui vittima dell'intoccabile consenso che Matteo da Rignano raccoglie? O perché ha capito che in fondo Renzi ha scalato la politica con la stessa cazzata dell'antipolitica che ha permesso a Grillo di prendere i milioni di voti che ha preso?

Insomma, non può svelare fino in fondo e lasciare nudo un re che naviga sullo stesso inganno del comico e si dimostra, in fondo, più furbo del comico, tanto che i "poteri forti" lo stanno prendendo sul serio...

giovedì 13 febbraio 2014

Batracomiomachia 2014-2018

"uscire dalla palude" ordinò la rana
"per andare dove? chiese il rospo
"con me nella palude"
"ah, ma allora ci prendi per il culo!" dissero le altre rane"
"certo, non avete la coda"


 - tu dici che farai gran rivoluzioni... disse il topo alla rana

- ci puoi scommettere, disse la rana

- ... non ci credo, ma una cosa mi sorprende

- cosa, mio stimato topo?

- che le altre rane ti seguano!

- hanno forse altra scelta?

- certo, saltare nella palude accanto, più piccola, ma libera

- ma ormai il mio gracchiare si sente anche lì e sovrasta ogni suono


 dice il rospo: a seguito delle decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale della palude, ho informato il rospo capo della mia volontà di recarmi domani alla sua tana per rassegnare le dimissioni da presidente della palude"

dice il grillo: non si chiamano decisioni assunte, si chiamano intimidazioni o siluramento

dice il topo: ma allora siete proprio delle merde!


domenica 9 febbraio 2014

Le ricette dell'austerità: stabilizzazione e riforme - da A. Tsipras

"La realtà è che la crisi dell’economia greca non è ciò che interessa all’Europa, né al fmi. Il loro obiettivo principale è di fare del programma imposto alla Grecia il modello da seguire per tutte le economie europee in crisi. Questo programma mette definitivamente fine a ciò che, nell’Europa del dopo guerra, era conosciuto come “contratto sociale”. Non importa se la Grecia alla fine fallisce e sprofonda nella miseria. Ciò che conta è che, in un paese della zona euro, ora si discuta apertamente di salari alla cinese, di abolizione del diritto del lavoro, di dissoluzione della sicurezza sociale e dello stato sociale, e di completa privatizzazione dei beni pubblici. Con il pretesto di combattere la crisi, il sogno neoliberista delle menti più perverse – che, dopo gli anni Novanta, ha dovuto affrontare una forte resistenza da parte delle società europee – diventa finalmente realtà." (da La distruzione della Grecia: un modello europeo, di Alexis Tsipras
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-distruzione-della-grecia-un-modello-europeo/ )

Ricette contro la crisi - KEYNESBLOG

keynesblog.com

Uscire dalla crisi con Keynes - analisi e ricette contro l'austerità e contro la crisi economica

da Keynesblog (articolo del 2012)

http://keynesblog.files.wordpress.com/2012/02/keynesismo1.pdf

sabato 8 febbraio 2014

I Giuristi Democratici per un'Europa che rispetti diritti fondamentali e democrazia

La prossima scadenza elettorale europea è estremamente importante perché può consentire finalmente di parlare di un'Europa dei diritti e dei popoli, in luogo di quell'Europa dei poteri forti, della finanza e delle nazioni, che finora abbiamo conosciuto.
L'Associazione Nazionale Giuristi Democratici si è sempre mossa sul terreno della ricerca della formazione di un'Europa che unisce cittadine e cittadini con una Costituzione Europea improntata al massimo del rispetto dei diritti di cittadinanza, caratterizzata da uguaglianza reale, di genere, di etnia, di età, parità di diritti, rispetto della democrazia, tutela dei più bisognosi, ricerca della pace, rispetto delle minoranze, anche sotto il profilo della rappresentanza parlamentare.
Questi concetti, da sempre patrimonio della sinistra, sono stati dimenticati al momento della creazione della prima Europa, caratterizzata dalla sopravvalutazione dell'economia e della concorrenza; solo recentemente si è parlato dei diritti delle cittadine e dei cittadini europei, ma in misura ancora non soddisfacente; è ora di tornare a chiedere con forza che l'Europa, attualmente in grave crisi, riparta e si affermi su principi del tutto diversi, che mettano appunto la cittadina e il cittadino, con i suoi propri diritti, al centro del progetto di unificazione europea.
Per questo, l'Associazione Nazionale Giuristi Democratici sarà al fianco di tutte e tutti coloro i quali espressamente si muoveranno nella direzione che la nostra Associazione ha sempre perseguito: il rispetto dei bisogni sociali e dei diritti fondamentali, le ragioni di una politica economica giusta e non fallimentare, come l'austerity, la richiesta di istituzioni democratiche e quindi di revisione dei trattati. Queste elezioni configurano l'apertura di una fase costituente, la quale richiede un impegno straordinario della società civile e quindi di organismi come la nostra Associazione.
Come giuristi democratici ci impegniamo a fare tutto il possibile per scongiurare l'adozione di una Costituzione Europea che si limiti a sancire il neoliberismo iscritto nei trattati europei, magari edulcorato solo in alcuni passaggi e dalla Carta dei Diritti, una Costituzione Europea che risulterebbe in aperto conflitto con la nostra Carta fondamentale e con le altre migliori costituzioni d'Europa.
Pertanto, l'Associazione Nazionale Giuristi Democratici chiede ai rappresentanti delle liste di sinistra e progressiste, che intendano battersi per l'affermazione di quei principi fondamentali che devono essere al centro del progetto di un'Europa dei diritti civili e sociali, di confrontarsi in tempi brevi su questi temi, al fine di chiarire su quali e quanti obiettivi è possibile lavorare insieme.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI
Torino-Padova-Bologna-Roma-Napoli, 7 febbraio 2014
http://www.giuristidemocratici.it/post/20140207211842/post_html