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mercoledì 19 marzo 2014

Diritti e sicurezza, torna il malinteso (e la propaganda)

Firenze è sempre all'avanguardia: ci risiamo a invocare l'ordine pubblico per gli "accattoni"... Tornano tristi memorie, non penso ai prodromi nazifascisti, ma al regolamento di polizia municipale voluto da Graziano Cioni (assessore al Comune di Firenze nella giunta Domenici), ai discorsi ammiccanti di tanti democratici su come la "sicurezza" debba tornare ad essere argomento di cui si parla anche a sinistra, fino a questo révival del foglio di via.

I presupposti del foglio di via come sappiamo non sono uno scherzo: bisogna che il soggetto "rimpatriato" (cioè cacciato dal comune dove si trova) sia allo stesso tempo dedito a traffici delittuosi, o viva con proventi di attività  illecite e necessariamente anche pericoloso per la sicurezza pubblica.

Si tratta, quindi, di misure di prevenzione che non possono servire ad allontanare persone indesiderate, ma solo a prevenire la commissione di reati socialmente pericolosi. Proprio una riforma legislativa tolse dai soggetti considerati di per sé pericolosi i vagabondi e gli oziosi validi al lavoro, quindi persone socialmente emarginate, ma non necessariamente pericolose. La giurisprudenza dei TAR è piuttosto rigorosa nei confronti dei questori dall'ordinanza facile.

Nardella insomma non è il primo "non leghista" a strizzare l'occhio a certi accostamenti, ma è anche un giurista attento che non può permettersi semplificazioni propagandistiche. Soprattutto queste politiche sono del tutto inutili, spostare un disadattato da un posto ad un altro vuol dire non saper governare, non farsi carico dei problemi. Siamo vicini alle elezioni, vicinissimi alle primarie a sindaco di Firenze e ho una flebile comprensione umana per Nardella, non sufficiente a farmi sopportare questa disinvoltura quando si tratta di diritti fondamentali.

link all'intervista di ieri a Nardella
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/03/18/news/nardella_foglio_di_via_antiaccattoni_ipotesi_interessante-81299377/

e pezzi di ora e più vecchi:

La situazione a Firenze stazione SMN in un articolo su AltracittÃ
http://www.perunaltracitta.org/index.php?option=com_content&view=article&id=5038:smn-de-zordo-qno-a-comportamenti-discriminatori-da-parte-del-comitato-per-lordine-e-la-sicurezza-pubblica-si-pensi-alla-camorra-che-infiltra-i-cantieri-della-tavq&catid=97:politica&Itemid=153

analoghe iniziative dei sindaci di Padova, Venezia, Treviso in un articolo segnalato da Fausto Gianelli:
http://www.repubblica.it/cronaca/2014/03/18/news/veneto_la_crociata_dei_sindaci_di_sinistra_schedatura_e_foglio_di_via_agli_accattoni-81249227/

venerdì 14 marzo 2014

Ancora no global

Dopo lo sventato MAI, Multilateral Agreement on Investment, ecco il TTIP, Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti, un accordo per il libero scambio tra UE e USA che mira a abbattere gli ultimi residui spazi di sovranità popolare e la tutela dei diritti sociali e del lavoro.
Se il MAI fu una delle maggiori cause scatenanti la protesta di Seattle del 1999 e dello sviluppo del movimento No-global a livello planetario, il tentativo di rilanciare la stessa operazione politico-economica (un’ulteriore accentuazione di un’economia basata solo sull’export) senza coinvolgere nessuna istituzione rappresentativa americana e europea, ma solo il Commissario UE al Commercio e il rappresentante per il Commercio della Presidenza USA meriterebbe un diffuso allarme e una mobilitazione di massa.
I principi fondamentali del TTIP sono in evidente connessione col paper della JP Morgan del maggio 2013 che invitava i paesi UE a liberarsi dai vincoli delle costituzioni antifasciste e democratico-sociali per lasciare libero spazio al liberoscambismo che purtroppo tante fortune ha raccolto, anche a sinistra, negli ultimi venti anni in Europa. Ancora una volta alle spalle dei parlamenti degli stati membri, oltre che di quello dell’UE, si impone un’ulteriore compressione della tutela dei diritti e un peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini proprio quando servirebbero politiche economiche di segno opposto: le politiche di deregulation e di negazione delle prerogative pubbliche si sono già dimostrate fallimentari.
Un saggio di Alessandra Algostino affronta le tematiche giuridiche e costituzionali connesse, i rischi che corre la democrazia ad ogni livello e descrive gli strumenti di ricatto – i “tribunali speciali per la sicurezza degli investitori” – messi in mano alle oligarchie del grande capitale transnazionale contro le ormai esangui istituzioni democratiche statuali. (R. Passini - P. Solimeno)
http://www.hyperpolis.it/online/ancora-no-global/

Transatlantic Trade and Investment Partnership: quando l’impero colpisce ancora?
di Alessandra Algostino
Sommario. 1. Introduzione; 2. Questioni procedurali e democrazia; 3. La deregolamentazione; 4. I “tribunali speciali per la sicurezza degli investitori”; 5. Commercio transatlantico e diritti; 6. Osservazioni conclusive: l’impero colpisce ancora?
il saggio si può leggere direttamente sulla rivista on line Costituzionalismo.it
http://www.costituzionalismo.it/articoli/469/

giovedì 13 marzo 2014

Bellezza impossibile

Ho finalmente - il 13 marzo - visto La grande bellezza di Paolo Sorrentino. L'ho trovato imperfetto, ambizioso, ma in fondo coerente e solido, un bel film originale, che mancava, sulla bruttezza della nobiltà contemporanea dei ricchi e famosi privi di alcuna qualità artistica o civica. E un film sin troppo consapevole, ma senza intromissioni didascaliche, godibile fino in fondo, spesso davvero comico, che ostenta belle scene e belle inquadrature, compresi movimenti del carrello eccessivi, non saprei dire se ingenui o volutamente barocchi, comunque più true life che d'éssai. Ma potremmo non essere a Roma, la città eterna qui è un'occasione, una sostanza, non un sentimento. Andrebbe bene qualunque posto del mondo dove vi sia un quartiere ricco i cui abitanti vogliano esibire uno status e angustiarsi per il passare del tempo.
Jep - un ibrido tra il Mastroianni di Otto e mezzo e il Roberto d'Agostino d'oggi - vive nella bruttezza di quella gente ricca, affamata, cafona, avida, di personaggi che hanno perso l'umiltà dei mostri felliniani e sono purtroppo appesantiti dalla protervia delle comparse che hanno avuto il successo della televisione o di un periodico scandalistico.
I pochi che si distinguono - la scrittrice di undici romanzi pubblicati solo grazie alla relazione col capo del “partito”, la madre di un ragazzo disadattato sino al suicidio, l'autore teatrale perso dietro all'amore impossibile e infine deluso da Roma e costretto a tornare al suo paese - perché hanno qualche residuo di dignità, sono in fondo vanitosi e instabili perché vogliono il successo, vogliono il riconoscimento della propria eccezionalità e non accettano la propria mediocrità.
Jep sopravvive ai propri amici, anche alla figlia spogliarellista di un amico drogato e gestore di night club, ma sopravvive - o meglio cerca di beffare - anche un senso critico che ha rinunciato ad esercitare. Le sue feste sono di una bruttezza insostenibile e sono tanto curate, tanto false e dissolute perché popolate di persone che non hanno mai conosciuto la grande bellezza che c'è nella semplicità di un mare d'estate, del Tevere all'alba o di un amore inesperto o di una santità non vantata. Jep si aggira, tra quei mostri che innescano trenini su ritmi sudamericani, quale spocchioso ex scrittore di un unico romanzo e ora verosimile caricatura di un Roberto d'Agostino che scrive su rotocalchi di gossip e cultura modaiola, unico, fra quanti si coricano quando il resto della città si sveglia, che una volta ha conosciuto la grande bellezza e non l'ha mai saputa trattenere.
Non c'è Fellini, non c'è il sogno, ma solo il risveglio tardivo, non c'è la bellezza accarezzata, ma solo rimpianta. Ma non c'è neanche la malinconia della Dolce vita, ma solo la crudeltà di una vita persa.


La misura della crisi


La busta paga promessa da Renzi prevede 80 euro al mese in più a chi uno stipendio fisso di 1500.

Premetto che mi sembra meglio che nulla e che l'intenzione è giusta e la direzione pure.

Però, anche se non ho dati sufficienti, mi sembra anche che il calo dei consumi, l'incertezza drammatica di intere generazioni sia dovuta alla disoccupazione e alla flessibilità che intimorisce i lavoratori precari, all'erosione dei risparmi di famiglia.

Allora: queste misure riusciranno ad aumentare la domanda tanto da indurre le imprese ad assumere? Se no, meglio sarebbe stato investire in un reddito di cittadinanza anche per una platea ridotta.

E non si può nel frattempo ridurre la spesa pubblica in servizi e welfare, altrimenti l'effetto è - oltre che un aggravamento nelle condizioni dei cittadini che già hanno perso quote significative di prestazioni legate a diritti sociali - una ulteriore riduzione della domanda.

Meglio ancora sarebbe, credo, trovare risorse ben più consistenti per trasferire non 10, ma 100 o 200 miliardi dalla rendita e dalla finanza (quindi: patrimoniale e tassazione delle transazioni finanziarie) alla ricerca, al riassetto del territorio, a un reddito di cittadinanza per una platea ampia, ecc.

http://www.giornalettismo.com/archives/1406883/matteo-renzi-e-gli-80-euro-in-busta-paga-a-maggio/


Legge Truffa



- hai visto la voce Legge truffa? Fra gli "altri casi" c'è l'Italicum...
- bella forza, ce l'hai messo te!
- embe'? nessuno l'ha tolto
- ma a chi vuoi che gliene importi?
- importa, importa... e so' stato bono...
- che volevi di', di peggio?
- potevo dire che era meglio, la legge di Scelba!

http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_truffa


un articolo di Domenico Gallo uscito su Micro Mega on line il 12.3.2014:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/italicum-peggio-della-legge-acerbo-voluta-dal-fascismo/


martedì 4 marzo 2014

Promessa di golpe


4 marzo 2014: l'accordo Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale segna un nuovo episodio aberrante.
Sono confermati i caratteri dell'Italicum: sbarramenti al 4,5% alleati, 8% soli, 12% per la coalizione; soglia del 37% superata la quale si ha il premio che porta sino al 53% dei seggi; ballottaggio per arrivare al 53% se nessuno supera il 37%; collegio unico nazionale per la conta dei voti, ma passano i candidati che appartengono alle circoscrizioni che hanno ottenuto più voti.
Sono caratteri che ne fanno la legge più lontana dal principio di rappresentanza di tutto il globo, eccetto le monarchie ereditarie.
Si aggiunge una deroga curiosa: varrà solo per la Camera dei Deputati. Tanto nel frattempo il Senato della Repubblica sarà abolito (sorvolo sulla opportunità o meno di abolirlo).
La cosa sembra lineare. Peccato che le istituzioni siano una cosa più seria di chi vi mette mano e che vi sia un principio - quello della continuità - che imporrebbe di consentire in ogni momento di sciogliere le Camere; principio che ha impedito nel 2012 alla Corte costituzionale di ammettere il referendum di Veltroni e Parisi perché l'abrogazione ci avrebbe lasciati senza legge elettorale. Una legge come l'Italicum che valga solo per la Camera lascerebbe per il Senato altra legge e di gran lunga più lineare: quella proporzionale con sbarramenti uscita dalla sentenza n. 1/2014. Il che produrrebbe in caso di elezioni (che nemmeno il divo Renzi può scongiurare con sicurezza, se non garantendoci che commetterà, se necessario, un abuso di potere) un conflitto tra due camere con composizioni politiche diverse, forse con maggioranze opposte, sicuramente con diversa legittimazione democratica: alla Camera saranno tutti nominati con liste bloccate e il premio avrà regalato un centinaio di deputati in più al vincitore e altrettanti in meno ai secondi e terzi; tre o quattro milioni di cittadini non avranno rappresentanti grazie agli sbarramenti. Al Senato senza premio ci sarà la fotografia del Paese, nessuno potrà mettere in discussione la maggioranza che lì si formerà e, se opposta con quella della Camera, le istituzioni entreranno in una tensione irrisolvibile.
Si può invocare la soluzione più ovvia, oggi o dopo le elezioni, ovvero fare la legge elettorale, ma ricordandoci che il Porcellum, la legge più infamata della storia, ha retto dal dicembre 2005 al dicembre 2013 e, se fosse per i partiti che oggi governano sarebbe ancora in vigore.

Lasciarsi comandare dall'idiozia

... E mentre il resto del mondo (America in primo luogo) ha da tempo capito che vincoli siffatti – come appunto quelli che l’Europa si è data: deficit statale non superiore al 3% del pil, debito pubblico non superiore al 60% sempre del pil, vincolo del pareggio di bilancio – sono pure fantasie economiche, pure astrazioni matematiche senza alcun legame con la logica (anche quella economica) e la realtà, quindi assurde e surreali – e surreali e insieme catastrofiche perché applicate nonostante la loro assurdità – l’Europa continua a invocare continuità nelle politiche economiche.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/matteo-renzi-e-il-gattopardo-neoliberista/













(foto da http://cedocsv.blogspot.it/2012/12/leconomia-come-umanesimo-gli-anni.html )



he pretends


"l'asino che diventa mercante di cavalli"
(Elias Canetti)



Self control


"È stato grazie al progresso che il contenibile «stolto» dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare «molto complessa» gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro.



Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per «realizzarsi».



Sconfiggerlo è ovviamente impossibile.



Odiarlo è inutile.



Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre «un altro»); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando − agghiacciante fenomeno − vi si abbandona egli stesso."



Fruttero & Lucentini, La prevalenza del cretino, 1985