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mercoledì 21 gennaio 2015

Rapina a mano armata

Un parlamento eletto con il Porcellum, una legge dichiarata incostituzionale 13 mesi fa dalla Corte Costituzionale, sta approvando, con modalità poco rispettose delle minoranze e della buona procedura, una legge elettorale con liste bloccate (seppure non per tutti i seggi) e premio di maggioranza (seppure con soglia di accesso al 40%). Sono gli stessi difetti del Porcellum, seppur addolciti. Apparentemente: almeno il meccanismo del premio alla lista, anziché alla coalizione, rende gli accordi da alleanze scoperte nascosti e ricattatori accordi fra segreterie e capi locali (v. Floridia, il Manifesto 16 gennaio).
La stanno approvando in tutta fretta, prima di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica: il ruolo del PdR non è insignificante, potrebbe cominciare a parlare di riforme, potrebbe non promulgare la legge e rinviarla alle camere con messaggio motivato proprio su questioni di costituzionalità.
Invece ad approvare l'Italicum, almeno in un ramo del parlamento, a poltrona del Quirinale vacante si hanno molti meno problemi. Ma non solo: con la garanzia di avere parlamentari nominati si ha anche la garanzia di avere un partito (il PD e non solo) compatto nel sostenere le scelte della segreteria/governo, ovvero del centro di potere che deciderà la composizione delle liste. E la scelta prossima più importante è appunto la scelta e l'elezione del nuovo Presidente della repubblica.
Con Berlusconi capo esplicito della maggioranza si è gridato al golpe per meno, per semplici dichiarazioni. Adesso si sta formalizzando una presa del potere da parte di un accrocchio di interessi che non ha altro progetto che distruggere il pluralismo e l'accessibilità democratica delle istituzioni per la determinazione di politiche diverse, quali che siano.

venerdì 16 gennaio 2015

Guardiamo indietro, dove abbiamo fatto bene.

Terrorismo: ci siamo interrogati sul confronto di civiltà, sappiamo che l'eccidio di Parigi ci mette in discussione. Ci fa sentire orgogliosi di stare dietro quelle penne irriverenti e scomode, però poi ci ricordiamo che la civiltà occidentale non solo non è tutta libertà di pensiero, ma non è solo quello, è stata anche intollerante, imperialista, aggressiva, colonialista.

Eppure questi terroristi sanguinari e idioti uccidono per le offese recate ad Allah, uccidono vignettisti, un economista e un agente di polizia e anche qualche ostaggio, mica uccidono per vendicare le Crociate del XIII secolo, o la guerra d'Etiopia del 1936, o quella in Iraq del 1991 o affronti reali. Però sono anche delinquenti comuni pagati da fanatici, non nascono integralisti violenti, sono il braccio armato di organizzazioni solide e deliranti pagate da sfere malate del medio oriente. Che se volessero prenderebbero di mira il ministro della difesa francese, o inglese, invece ordinano di colpire la satira iconoclasta.

E infatti è Bergoglio che darebbe un pugno - e avrei detto lo stesso se avessi la papalina bianca in testa - e si mostra defensor fidei modernissimo, difende qualunque fede (meglio di così), ma anche antichissimo: perché così ipotizza il conflitto tra fedi e società laica, non tra fede e fede come vorrebbero gli estremisti nostrani.

Bene, il terrorismo sta lì, mostruosamente enigmatico, e ci illude di farsi prendere, sfuggendo comunque, da due parti: davanti e di dietro. Davanti ci sono gli effetti del terrorismo, la paura, la guerra politico-vendicativa, la sicurezza cercata per cacciare la paura, la rinuncia alla libertà in nome della tranquillità, davanti c'è comunque, anche quando ci illudiamo di averlo sconfitto, la vittoria del terrorismo. E il nostro affanno di società deboli dinanzi al terrorismo. Perché la risposta efficace contro il terrorismo non esiste, oppure se ci fosse sarebbe di una violenza e di una repressività che negherebbero i nostri dichiarati ideali, le nostre democrazie più della rinuncia al diritto d'espressione.

Dietro e prima ci siamo noi che non vogliamo il terrorismo, ci sentiamo nemici di chi ci minaccia la torre Eiffel, che non possiamo solidarizzare con i terroristi, ma cerchiamo di disinnescare il pericolo pensando che le armi siano culturali, fatte di dialogo, di diritti umani e di laicità, ma anche di tolleranza.

Bene, davanti e dietro, o prima e dopo, credo che se pensiamo di "dare risposte" all'emergenza sbagliamo comunque. Credo che l'unica cosa seria che si possa fare, prima e dopo ogni attentato - perché attentati ci saranno ancora - sia fare sul serio quello che l'Occidente ha dichiarato quando ha pensato di aver vinto sui propri errori, sulla violenza, sulle ingiustizie, sulla guerra, non quando siamo stati sconfitti dal nemico, minacciati dall'invasore, offesi dall'altro e abbiamo rizzato il pelo per dimostrazioni di forza.

Ripartire dalla federazione mondiale di Kant, o dalla Carta dei diritti umani del 1948, dal Concilio Vaticano II, guardare indietro dà più garanzie che guardare avanti con la testa vuota e la pressione alta.

lunedì 5 gennaio 2015

Salva Berlusconi e l'anima mia

Il patto del Nazareno, o le mille altre intese segrete o pubbliche tra Renzi e Berlusconi, conterranno anche di peggio. Senz'altro il metodo ora mafioso, ora padronale, ora dispotico con cui entrambi hanno governato il Paese è confermato quotidianamente, non abbiamo bisogno di altri esempi. Solo esibire disprezzo per questa concentrazione di nequizie, per queste cornucopie del degrado, placa un po' la rabbia che viene dall'esser presi così per il culo.

ora ammette candidamente:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/05/salva-berlusconi-confessione-renzi-norma-lho-fatta-inserire/1314504/

ma nei giorni scorsi:
http://www.huffingtonpost.it/2015/01/05/berlusconi-renzi-salva-silvio-4-giorni_n_6416274.html
"Per capire quale sia la “manina” o la “manona” che ha avuto mandato di scrivere la norma “salva-Berlusconi” occorre riavvolgere la pellicola del nastro al 20 dicembre, quando a palazzo Madama, nella notte, Forza Italia vota una sorta di salva-Renzi, consentendo cioè al governo di non andare sotto sulla legge di stabilità e poi di incardinare la legge elettorale secondo i desideri di palazzo Chigi. E poi occorre seguire il film fino al 24, quando – guarda caso dopo il consiglio dei ministri della salva-Berlusconi – i due contraenti del “patto del Nazareno” si sentono per telefono per gli auguri. Già, per gli auguri.
In mezzo, tra il 20 e il 24, c’è l’intervista di Berlusconi a Repubblica, in cui per la prima volta l’ex premier apre a uno di sinistra al Colle: “Il problema – dice – non sono le radici politiche. Ma che sia un presidente della Repubblica equilibrato, un garante”. Parole su cui arriva, pronto, il segnale di Renzi. Il quale la sera stessa, ospite da Fabio Fazio, chiede al Pd di non “ostacolare”. E poi al Messaggero rivendica l’inscalfibilità del Nazareno: “Berlusconi – dice Renzi – è stato decisivo nel votare convintamente nel 1999 Ciampi e nel 2013 Napolitano. Non vedo alcun motivo per cui dovrebbe star fuori stavolta”.
Fuori dalla proiezione del film, visibile per tutti e che in parecchi dentro il Pd stanno rivendendo in queste ore, ci sono le scene più “hard”, meno proiettabili. Perché fin qui, siamo alla dinamica politica che attiene il Quirinale e le riforme. Il non detto è il prezzo vero del Nazareno. Ovvero l’agibilità politica di Berlusconi. Sia Gianni Letta sia, soprattutto, Denis Verdini i cui contatti con Luca Lotti sono quasi quotidiani dopo la famosa notte del 20 assicurano a Berlusconi che Renzi è ben consapevole del “regalo” fatto da Forza Italia che, a sua volta, avrebbe mandato un “segnale”. “Segnale che arriverà” sono proprio le parole che usa l’ex premier per spiegare ai suoi l’atteggiamento morbido verso Renzi su ogni dossier e che spiegano quello che, anche nella cerchia ristretta, notano come un buon umore insolito tra Natale e Capodanno.
E qui siamo alla parte del film che va in scena nelle stanze del governo, dove prende forma “il segnale”. Raccontano oggi fonti del Tesoro che l’irritazione di Paodan e delle sue strutture è davvero tangibile. Perché hanno avuto l’effetto del classico sale sulla classica piaga le parole indirizzate da Stefano Fassina al Tesoro: “Non esiste che il ministro e il ministero si facciano infilare una norma del genere durante il consiglio dei ministri. Non è un dettaglio, quindi ci sono due possibilità. Il ministro era d’accordo oppure non se ne era accorto”. È la seconda che ha detto: non se ne era accorto. Semplicemente perché non poteva accorgersene. Chi ha parlato con il viceministro Casero in queste ore, visibilmente contrariato anche lui, è arrivato alla conclusione che la “norma salva Berlusconi” sia stata inserita nel testo a consiglio dei ministri concluso. E a consiglio dei ministri concluso una norma del genere può essere inserita solo dal dipartimento degli affari giuridici di palazzo Chigi con la copertura politica del premier. Ovvero da Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze, la fedelissima che risponde solo a Renzi e Luca Lotti.

Dunque, il segnale “salva-Berlusconi” si è materializzato dopo la riunione del governo e prima dei contatti natalizi tra il premier e Silvio Berlusconi, approfittando - sussurrano i maligni - del fatto che i giornali non sarebbero usciti per due giorni. Anche perché, spiegano fonti del Tesoro, il testo originario in pre-consiglio era “perfetto” per tutti. E sarà forse anche perché ha fiutato l’irritazione del Tesoro che Renzi alla fine della giornata di ieri ammette che c’è una sua responsabilità. Proprio però nella gestione del caso in parecchi vedono un segnale inquietante da parte del premier: “La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015” ha fatto sapere palazzo Chigi. Significa che la discussione è sospesa e rinviata a dopo le elezioni del Quirinale. Anche questo è un segnale verso Arcore. Perché il cuore del Nazareno è l’agibilità politica di Berlusconi."

domenica 4 gennaio 2015

Con viva e vibrante soddisfazione

Credo che il presidente Giorgio Napolitano meriti tutto il sofferto disappunto, l'accorata censura e la convinta avversione di chi avrebbe voluto un presidente che rispettasse e difendesse la costituzione. 

Esprime invece viva e vibrante soddisfazione con moti di compiaciuto giubilo, oggi, chi grazie alla sua attenta guida ha promosso il cristallizzarsi per tre anni di governi delle larghe intese che distruggono l'economia e la democrazia in Italia. 

Tutti gli altri non hanno capito, o non gliene frega, nulla. 

Il partito che spera in un prossimo presidente che si opponga ai caratteri più odiosi del renzismo e del berluconismo è trasversale nel paese e merita stima e sostegno, ma è un'esigua minoranza in parlamento ed è lì che si eleggerà il prossimo presidente. 

Pertanto... auguri!

Ed ecco qui il mio piccolo discorso anti-presidenziale di capodanno a radio 3 (dal min. 48), m'hanno chiamato dopo che gli avevo inviato il post retorico qui sopra:
http://shar.es/1HJh1g