Un parlamento eletto con il Porcellum,
una legge dichiarata incostituzionale 13 mesi fa dalla Corte
Costituzionale, sta approvando, con modalità poco rispettose delle
minoranze e della buona procedura, una legge elettorale con liste
bloccate (seppure non per tutti i seggi) e premio di maggioranza
(seppure con soglia di accesso al 40%). Sono gli stessi difetti del
Porcellum, seppur addolciti. Apparentemente: almeno il meccanismo del premio alla lista, anziché alla coalizione, rende gli accordi da alleanze scoperte nascosti e ricattatori accordi fra segreterie e capi locali (v. Floridia, il Manifesto 16 gennaio).
La stanno approvando in tutta fretta,
prima di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica: il ruolo del
PdR non è insignificante, potrebbe cominciare a parlare di riforme,
potrebbe non promulgare la legge e rinviarla alle camere con
messaggio motivato proprio su questioni di costituzionalità.
Invece ad approvare l'Italicum, almeno
in un ramo del parlamento, a poltrona del Quirinale vacante si hanno
molti meno problemi. Ma non solo: con la garanzia di avere
parlamentari nominati si ha anche la garanzia di avere un partito (il
PD e non solo) compatto nel sostenere le scelte della
segreteria/governo, ovvero del centro di potere che deciderà la
composizione delle liste. E la scelta prossima più importante è
appunto la scelta e l'elezione del nuovo Presidente della repubblica.
Con Berlusconi capo esplicito della
maggioranza si è gridato al golpe per meno, per semplici
dichiarazioni. Adesso si sta formalizzando una presa del potere da
parte di un accrocchio di interessi che non ha altro progetto che
distruggere il pluralismo e l'accessibilità democratica delle
istituzioni per la determinazione di politiche diverse, quali che
siano.
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