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mercoledì 30 maggio 2018

Trattati europei e democrazia costituzionale

"Penso che si debba cambiare direzione, e che questa debba tornare a essere quella indicata dalla nostra Costituzione. È questo il vincolo interno inderogabile che dobbiamo anteporre, o meglio sostituire, al vincolo esterno rappresentato dai Trattati europei e a ciò che esso ha portato con sé: un anacronistico revival dello Stato minimo e del laissez faire, appena riverniciato di “modernità” tecnocratica".
Vladimiro Giacché
https://www.sinistrainrete.info/europa/5001-vladimiro-giacche-trattati-europei-e-democrazia-costituzionale.html

martedì 29 maggio 2018

L'uomo del Colle può dire no? E perché?

Penso che sia da criticare la scelta di Mattarella, ma anche la richiesta di impeachment e, al contempo, le assurde motivazioni finanziarie del rifiuto della nomina di Savona.

I recenti passaggi hanno stravolto il significato dell'intervento del PdR e della prassi delle consultazioni e della (prevista) fiducia. Anteporre all'incarico un contorto contratto di natura privatistica, anticipare che il nome di un ministro era condizione per il sostegno al governo Conte da parte della Lega, sono state esibizione di forza e finta trasparenza ad uso elettorale che hanno compresso l'autonomia del PdR nella scelta del PdC. 

Conte si presentava come esecutore che pertanto non avrebbe avuto autonomia nell'individuare i nomi dei ministri da proporre a Mattarella. Pensare che Mattarella non avrebbe avuto nemmeno qualche autonomia nella nomina dei ministri, vuol dire pensare che questo governo sarebbe nato con un azzeramento della figura del PdR con lo strapotere ricattatorio dei partiti. Mattarella si è rifiutato di fare questo. Non ha fondato il rifiuto su questo, ma su motivi cge ritengo inaccettabili, ma penso che questo sia l'effetto sui rapporti fra le istituzioni coinvolte. Il risveglio di Mattarella è anche tardivo, avrebbe semmai dovuto porre dei limiti alla manfrina che si stava ordendo, ma non era facile: Contratto e Comitato di conciliazione si potevano leggere come irrilevanti strumenti di una querelle fra partiti, senza rilievo istituzionale.

Oggi il dibattito si sviluppa fra chi chiede la messa in stato d'accusa del presidente, chi lo difende contro gli eversori, chi invoca il rispetto del voto. Si tratta di una tenzone rischiosa. Credo che sia utile ribadire la natura della nostra repubblica per ridimensionare i poteri del PdR, con giusto risalto del ruolo del parlamento; ma non si deve azzerare il presidente, è una delle istituzioni di garanzia, di bilanciamento anche, critichiamo le imposizioni dell'UE, le servili forzature di Napolitano ieri, di Mattarella oggi, ma bisogna distinguersi dalla becera esaltazione della volontà popolare senza limiti, senza mediazioni.

L'urgenza, piuttosto, è dare contenuti socialisti alla critica alle politiche monetariste europee, ai trattati che strozzano l'occupazione in funzione della stabilità dei prezzi. No al recupero di sovranità in funzione di un malinteso orgoglio nazionale che le destre utilizzerebbero per mettere dazi e cacciare i migranti, ma no alla cessione di sovranità che non sia in favore di organismi sovranazionali regolati da una costituzione democratica che abbia nella cooperazione globale e nella difesa dei diritti umani, anzitutto i diritti sociali, il primato inderogabile.

Lo spread fra cosa?

Le vie d'uscita c'erano, non hanno voluto imboccarle, né Mattarella, né i due Contraenti. Nessuno sconto a questi due opportunisti.

Ci infiliamo così, con una scelta grave, politicamente criticabile del PdR (ma non è certo attentato alla costituzione) in nome della stabilità dei mercati, in una fase in cui i populismi ringhieranno ancora di più, spero solo che sopravviva un po' di fiducia nelle istituzioni. E che si facciano strada proposte politiche più serie.

E invece ecco che subito dopo aver silurato il governo (fascio-stellino, sia chiaro, non lo rimpiango) si verifica che con l'incarico a Cottarelli, fortemente voluto dal presidente Mattarella, lo spread sale fino a 300 punti. Ma cos'è lo spread?  È il differenziale tra il rendimento dei BTP italiani e quelli tedeschi, 260 punti vuol dire che quelli italiani rendono in interessi mettiamo 1% + 2,6 %, totale 3,6%. Sui miliardi di debito è un bel costo in più. All'emissione i titoli di stato italiani rendono pochissimo (v. qui, siamo allo 0,5 http://www.dt.tesoro.it/it/debito_pubblico/dati_statistici/principali_tassi_di_interesse/ ), fa tutto la speculazione dei mercati. Si guarda allo spread fra tassi d'interesse, ma come mai spread non significa, per l'uomo comune che forma il proprio lessico sui messaggi più insistiti, differenza tra le ricchezze delle masse e delle élite? O tra gli stipendi di operai italiani e tedeschi? O tra le bilance commerciali dei due paesi? Se gli "andamenti" degli "spread" sono così importanti, perché non guardiamo come sono cambiati altri valori economici da quando sono in vigore i trattati UE, l'Euro, da quando è iniziata la crisi del 2008, da quando si sono scatenate le guerre contro Iraq, Afghanistan, Libia? Tanto poi il debito pubblico è incolmabile nel breve periodo e a stringere la cinghia diventa fuori portata anche nel lungo, perché ci impoveriamo (cala il PIL) e non potremo pagare mai. Ah, a proposito: la flat tax è già in vigore e Cottarelli la alzerà, si chiama Iva e, direbbe Anatole France, colpisce il povero e il ricco allo stesso modo quando fanno la spesa.