I recenti passaggi hanno stravolto il significato dell'intervento del PdR e della prassi delle consultazioni e della (prevista) fiducia. Anteporre all'incarico un contorto contratto di natura privatistica, anticipare che il nome di un ministro era condizione per il sostegno al governo Conte da parte della Lega, sono state esibizione di forza e finta trasparenza ad uso elettorale che hanno compresso l'autonomia del PdR nella scelta del PdC.
Conte si presentava come esecutore che pertanto non avrebbe avuto autonomia nell'individuare i nomi dei ministri da proporre a Mattarella. Pensare che Mattarella non avrebbe avuto nemmeno qualche autonomia nella nomina dei ministri, vuol dire pensare che questo governo sarebbe nato con un azzeramento della figura del PdR con lo strapotere ricattatorio dei partiti. Mattarella si è rifiutato di fare questo. Non ha fondato il rifiuto su questo, ma su motivi cge ritengo inaccettabili, ma penso che questo sia l'effetto sui rapporti fra le istituzioni coinvolte. Il risveglio di Mattarella è anche tardivo, avrebbe semmai dovuto porre dei limiti alla manfrina che si stava ordendo, ma non era facile: Contratto e Comitato di conciliazione si potevano leggere come irrilevanti strumenti di una querelle fra partiti, senza rilievo istituzionale.
Oggi il dibattito si sviluppa fra chi chiede la messa in stato d'accusa del presidente, chi lo difende contro gli eversori, chi invoca il rispetto del voto. Si tratta di una tenzone rischiosa. Credo che sia utile ribadire la natura della nostra repubblica per ridimensionare i poteri del PdR, con giusto risalto del ruolo del parlamento; ma non si deve azzerare il presidente, è una delle istituzioni di garanzia, di bilanciamento anche, critichiamo le imposizioni dell'UE, le servili forzature di Napolitano ieri, di Mattarella oggi, ma bisogna distinguersi dalla becera esaltazione della volontà popolare senza limiti, senza mediazioni.
L'urgenza, piuttosto, è dare contenuti socialisti alla critica alle politiche monetariste europee, ai trattati che strozzano l'occupazione in funzione della stabilità dei prezzi. No al recupero di sovranità in funzione di un malinteso orgoglio nazionale che le destre utilizzerebbero per mettere dazi e cacciare i migranti, ma no alla cessione di sovranità che non sia in favore di organismi sovranazionali regolati da una costituzione democratica che abbia nella cooperazione globale e nella difesa dei diritti umani, anzitutto i diritti sociali, il primato inderogabile.
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