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venerdì 16 gennaio 2015

Guardiamo indietro, dove abbiamo fatto bene.

Terrorismo: ci siamo interrogati sul confronto di civiltà, sappiamo che l'eccidio di Parigi ci mette in discussione. Ci fa sentire orgogliosi di stare dietro quelle penne irriverenti e scomode, però poi ci ricordiamo che la civiltà occidentale non solo non è tutta libertà di pensiero, ma non è solo quello, è stata anche intollerante, imperialista, aggressiva, colonialista.

Eppure questi terroristi sanguinari e idioti uccidono per le offese recate ad Allah, uccidono vignettisti, un economista e un agente di polizia e anche qualche ostaggio, mica uccidono per vendicare le Crociate del XIII secolo, o la guerra d'Etiopia del 1936, o quella in Iraq del 1991 o affronti reali. Però sono anche delinquenti comuni pagati da fanatici, non nascono integralisti violenti, sono il braccio armato di organizzazioni solide e deliranti pagate da sfere malate del medio oriente. Che se volessero prenderebbero di mira il ministro della difesa francese, o inglese, invece ordinano di colpire la satira iconoclasta.

E infatti è Bergoglio che darebbe un pugno - e avrei detto lo stesso se avessi la papalina bianca in testa - e si mostra defensor fidei modernissimo, difende qualunque fede (meglio di così), ma anche antichissimo: perché così ipotizza il conflitto tra fedi e società laica, non tra fede e fede come vorrebbero gli estremisti nostrani.

Bene, il terrorismo sta lì, mostruosamente enigmatico, e ci illude di farsi prendere, sfuggendo comunque, da due parti: davanti e di dietro. Davanti ci sono gli effetti del terrorismo, la paura, la guerra politico-vendicativa, la sicurezza cercata per cacciare la paura, la rinuncia alla libertà in nome della tranquillità, davanti c'è comunque, anche quando ci illudiamo di averlo sconfitto, la vittoria del terrorismo. E il nostro affanno di società deboli dinanzi al terrorismo. Perché la risposta efficace contro il terrorismo non esiste, oppure se ci fosse sarebbe di una violenza e di una repressività che negherebbero i nostri dichiarati ideali, le nostre democrazie più della rinuncia al diritto d'espressione.

Dietro e prima ci siamo noi che non vogliamo il terrorismo, ci sentiamo nemici di chi ci minaccia la torre Eiffel, che non possiamo solidarizzare con i terroristi, ma cerchiamo di disinnescare il pericolo pensando che le armi siano culturali, fatte di dialogo, di diritti umani e di laicità, ma anche di tolleranza.

Bene, davanti e dietro, o prima e dopo, credo che se pensiamo di "dare risposte" all'emergenza sbagliamo comunque. Credo che l'unica cosa seria che si possa fare, prima e dopo ogni attentato - perché attentati ci saranno ancora - sia fare sul serio quello che l'Occidente ha dichiarato quando ha pensato di aver vinto sui propri errori, sulla violenza, sulle ingiustizie, sulla guerra, non quando siamo stati sconfitti dal nemico, minacciati dall'invasore, offesi dall'altro e abbiamo rizzato il pelo per dimostrazioni di forza.

Ripartire dalla federazione mondiale di Kant, o dalla Carta dei diritti umani del 1948, dal Concilio Vaticano II, guardare indietro dà più garanzie che guardare avanti con la testa vuota e la pressione alta.

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