Hollande continua a dire di essere in guerra. Perché? Credo sia un errore sia un attacco militare tradizionale, sia la astratta, incongrua, accettazione di una "guerra" col terrorismo.
I terroristi di Parigi e di Beirut e di altre carneficine perpetrate soprattutto in Siria sarebbero emissari dello Stato Islamico installatosi appunto in Siria e Iraq. La religione islamica di corrente salafita predicata e il proclamato Jihad, lo sforzo per affermare la fede, sono sovrastrutture: lì si va avanti con i proventi del petrolio e tecnologia occidentale e amministrando in modo decente zone mal gestite dai governi locali corrotti.
Le vittime europee sembrano essere strumento di propaganda per rafforzare il controllo della popolazione in loco, in Siria, in Iraq. Non si può accettare l'idea che l'Europa o l'Occidente siano in guerra con uno Stato Islamico che ha la sua ragion d'essere nel controllo di un pezzo d'Iraq e di un pezzo di Siria e nel conflitto tra sunniti e sciiti.
Una guerra contro quei territori rafforza l'idea che l'Occidente è nemico di quei popoli, da chiunque siano amministrati, e moltiplica l'effetto voluto degli attentati elevando i carnefici di Parigi nientemeno che ad antagonisti dell'Occidente infedele: nessun bombardamento, forse nemmeno un intervento di terra che non possiamo permetterci perché qui la vita vale di più, per ora, può garantire di colpire solo i terroristi o i militari dell'Is, quindi va evitato.
Piuttosto bisognerebbe, credo, aiutare con maggior convinzione i curdi e sostenere le autorità locali antagoniste dell'Is per evitare un'ulteriore espansione di consenso dell'amministrazione dello stato terrorista.
E bisogna forse accettare, poi, l'idea che un attentato terrorista si potrà fare anche dopo aver buttato una boma atomica su Raqqa, se passo col rosso gridando "Allah akbar" e fo fuori uno che passa col verde ho già gabbato l'état d'urgence del caro Hollande.
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