Quali obiettivi di sicurezza e controllo dei traffici di migranti abbiamo? Di questo non si dibatte, si sa solo che gli ultimi ministri dell'interno, Minniti e Salvini, hanno voluto bloccare gli 'sbarchi' che si contavano in poche decine di migliaia e ora poche migliaia di persone l'anno che in gran parte vanno all'estero. Del resto degli stranieri non si parla perché non si vuol ammettere che l'Italia, la sua stanca anagrafe, il suo welfare, le sue imprese, le sue famiglie ne hanno bisogno. Dei regolari e, spesso, anche dei pochi irregolari che ammontano a circa 500 milla.
Ma un Paese che ha bisogno di stranieri non ha bisogno di Salvini. Trump ha subito rivolte di grandi aziende quando ha minacciato di bloccare l'ingresso in USA di lavoratori da alcuni paesi.
E allora Salvini rigira con cinico opportunismo il coltello nella piaga degli insignificanti, seppur drammatici, sbarchi. E invoca oggi contro la comandante della nave della Ong Sea Watch il codice della navigazione che punisce la resistenza contro nave da guerra nazionale; in altre occasioni le procure hanno invocato il testo unico sull'immigrazione che punisce chi favorisce l'immigrazione clandestina; per entrambe le condotte sembra applicabile la scriminante dell'art. 54 c.p. che tutela chi abbia agito per salvare sé o altri da un pericolo grave alla persona (cui fa riferimento espresso l’art. 12 del d.lgs. 286 del 1998). E le convenzioni internazionali in materia impongono la prima accoglienza, salvo poi mandare altrove o respingere chi non abbia il diritto di restare.
Inoltre l'intenzione di consegnare i migranti alle autorità italiane e il ruolo della Ong di soccorso, non di organizzazione della migrazione, sembrano escludere alcuna clandestinità e illiceità. Le procure, o i Gip, di solito archiviano.
Ma una probabile assoluzione della comandante della Sea Watch non cancellerà il clamore che le varie vicende avranno intanto avuto e Salvini le provoca e gestisce in modo da avere la sua fetta di fetido consenso, non il 100%, gli basta un terzo, o poco più, quota che in qualunque dilemma ha l'opinione meno solida o meno fortunata, ed è contento.
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