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giovedì 7 maggio 2009

Nell'interesse dei cittadini - lavori e valori in città

Viviamo in una città antica e giovane, pesante e superficiale, dove si parla il vernacolo e l'angloamericano, si capisce Dante con la terza media e si ragiona di tutto senza bisogno di titoli; qui si spendono miliardi di euro per le nuove infrastrutture dopo cinquant'anni di blocco assoluto di ogni opera di rilievo e piovono critiche e veti, la sanità registra primati nazionali, ma i vecchi sono assistiti in casa da immigrati delle Ande, decine di migliaia vengono da Cina, Senegal, Somalia, Eritrea, Perù, ma il centro ha il volto di un bazaar per giapponesi e nordamericani cui gli stranieri poveri danno fastidio come le mosche al passeggero di un risciò.
Abbiamo il record di motorini e di automobili, poche biciclette, pochissima industria di rilievo, molte università statali e non, soprattutto straniere; l'arte e l'architettura prodotte a Firenze fra il '200 ed il '700 ci garantiscono il ruolo museale, ma non quello culturale, che solo talvolta si esprime con produzioni teatrali o iniziative di rilievo.
Negli ultimi anni si sono evidenziate tuttavia due tendenze che sarebbe bene non divenissero conflittuali. Si sono infatti svegliate sia la politica che la società: la prima soprattutto ha privatizzato, ma anche progettato, grandi infrastrutture per la mobilità e spostamenti di funzioni importanti; la seconda chiede trasparenza e partecipazione nei processi decisionali, ma avanza anche richieste nel merito per la pace, la solidarietà sociale, la tutela dell'ambiente e della qualità della vita.
Le nuove opere segnano in sostanza una nuova epoca nella lunga vita della nostra città. Rinascimento, Medici, Firenze Capitale (positivismo), Fascismo e Guerre mondiali, Espansione (1950-1980: boom economico, lottizzazioni, speculazione edilizia, le periferie di bassa qualità), lo stallo (1980-2000) di ogni opera pubblica, Ristrutturazione (2002-2020). Questo nuovo decennio che ancora non scorre con decisione e incontra incertezze, cautele e contrasti da ascrivere forse all'ansia di distribuzione dei meriti e delle colpe, potrà considerarsi di rinascita?
Vorremmo seguire gli sviluppi della progettazione e dell’evoluzione dei costumi cittadini, dagli spostamenti quotidiani alle migrazioni, dai consumi alle affluenze nei luoghi ricreativi; e individuare quanto una sensibilità per lo sviluppo culturale e civile della nostra società, un desiderio di giustizia e solidarietà, di rilancio della produzione sostenibile e di qualità in tutti i campi, dal teatro all'industria, possa trovare nuovi impulsi da spostamenti, svuotamenti, costruzioni e nuove destinazioni.

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