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mercoledì 28 agosto 2013

Siria, un'altra guerra senza prove, senza obiettivi, senza fine.

Senza pensare di dirvi cose nuove, quasi come uno sfogo dinanzi alle menzogne dei guerrafondai USA, UK, F, segnalo l'editoriale-appello di Boylan su Peace-link:http://www.peacelink.it/editoriale/a/38978.html
Il governo, Mauro e soprattutto Bonino, e`contrario all'intervento, ma l'Italia è quasi inutile: solo le basi potrebbero servire per l'attacco, ma sono molto più vicine quelle turche. Fra l'altro la Turchia è una delle cause della guerra civile siriana repressa così duramente da Assad perche` sostiene da tempo i ribelli.


Al solito manca un'informazione seria e un pluralismo internazionale: gli USA stanno creando le ragioni del conflitto in un grottesco palleggio tra Pentagono e Casa bianca e giornali più allineati, WSJ ad esempio. L'evidenza dell'inganno, molto simile a quello organizzato per scatenare la seconda guerra all'iraq, sta nella richiesta insistente del governo Usa all'intelligence di portare prove convincenti.

Sull'impossibilità di creare un "dopo Assad di pace" dice qualcosa di interessante Roy intervistato stamani 28.8 sul Corriere (copio dalla sintesi della rass. stampa di www.Reset.it):
"Il politologo ed islamologo francese Olivier Roy, intervistato dal Corriere, illustra le fratture tra sciiti e sunniti e quelle createsi all’interno dello stesso mondo sunnita: “All’inizio esisteva un’opposizione comune politica all’Iran, considerato il nemico numero uno per la sua volontà di imporsi come grande potenza geostrategica e i suoi appelli alle piazze arabe a rivoltarsi contro i loro regimi, dal Bahrain all’Iraq. Ma la creazione di un asse comprendente sciiti e ‘cripto-sciiti’, come gli alauiti in Siria, ha trasformato l’opposizione tra arabi e persiani in una guerra tra fedi dell’Islam, con la nascita di un asse sunnita. Da geopolicia la guerra è diventata religiosa, e tutti gli sciiti ora sono sospettati dai sunniti, anche in Iraq e in Bahrain dove non sono particolarmente filoiraniani. Teheran resta l’arcinemico, ma il contesto è cambiato”. Perché all’asse sunnita si è unita la Turchia? “La Turchia prima si interessava solo all’Europa, ma l’arrivo al potere dell’Akp di Erdogan e il rifiuto dell’Europa ad accoglierla hanno portato Ankara a riposizionarsi sul Medio Oriente. Ha approfittato delle Primavere arabe per sostenere i Fratelli musulmani in vari Paesi sperando in un suo ruolo di leadership nella regione, per ora fallito con la caduta di Morsi. Ma la Turchia è ormai entrata in gioco a fianco degli altri poteri sunniti”. Sulle divisione nel fronte sunnita anti-Assad Roy spiega: “Se l’asse formato da Iran, Siria, Hezollah libanese è solido, quello opposto è estremamente fragile. Turchia e Qatar appoggiano la Fratellanza, combattuta invece dall’Arabia saudita che a sua volta sostiene i salafiti. I liberali non vogliono né Fratelli né salafiti. L’unico elemento in comune è l’opposizione ad Assad e al suo sponsor, l’Iran. Ma la rivalità per la leadership regionale è forte soprattutto tra Arabia e Turchia”. Ma per Roy “gli occidentali non hanno strategia, rispondono colpo su colpo, come è stato in Libia. Nemmeno i russi, contrari ad un intervento, hanno una visione precisa. Questo lascerà le decisioni ai poteri e alle forze locali, tra loro divise e con elementi jihadisti. Un fatto rischioso, come abbiamo visto in Libia. E con la Siria i pericoli sono maggiori: possono restar coinvolti il Libano, la Giordania, l’Iraq. Teheran potrebbe reagire colpendo i punti deboli dell’asse sunnita, con attentati in quei Paesi e nel Golfo”.


Qui invece la posizione di Carla Del Ponte, sempre il 28.8.2013:
http://informare.over-blog.it/m/article-119719859.html


Qui un servizio di Russia Today secondo cui le armi chimiche sarebbero state trovate in tunnel dei ribelli siriani
http://www.youtube.com/watch?v=rUW_oFufU-Y



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