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mercoledì 9 ottobre 2013
Napolitano sul carcere
Messaggio ineccepibile quanto intempestivo di Giorgio Napolitano. Sono dodici anni che non partivano "messaggi al parlamento" dal Quirinale.
Però è vero che la situazione è un'emergenza vecchia, ma pur sempre un'emergenza in cui si trovano a soffrire 67.000 persone titolari di diritti fondamentali come quelle fuori e che proprio a gennaio 2013 la Corte di Strasburgo (CEDU) ha minacciato sanzioni se entro un anno non si rimedierà alle pessime condizioni di detenzione, quindi quasi ci siamo. Allora che vadano avanti a trovare soluzioni radicali e durevoli, ricordandosi almeno che gli effetti dell'indulto del 2006 furono riassorbiti in meno di due anni, il 26% dei reclusi è tossicodipendente; 27.000 (!) sono lì per la legge Fini-Giovanardi sulle droghe; solo il 10% è lì per scontare una pena definitiva; il 36% sono stranieri; il 96% sono maschi, ecc. (v. istituto Cattaneo, Istat, clandestinoweb, ecc.).
Insomma, se ne parli, ma questa maggioranza non si troverà certo d'accordo per risolvere il problema del perché tanta gente subisce processi penali spesso laboriosi e costosi ed ENTRA in carcere senza aver commesso reati davvero lesivi di diritti di rango costituzionale, o per risolvere la storica inefficacia delle pene alternative alla detenzione; allora troverà solo il modo di mandar fuori chi ha da scontare pene lievi e tra qualche manciata di mesi saremo daccapo.
E se con l'ennesimo provvedimento tampone si garantirà a Berlusconi di non scontare nemmeno una settimana di arresti domiciliari per condanne ricevute o avvenire non sarà un gran problema, ma le anime belle di Formigoni, di Alfano e via e via, che oggi scopriamo esser lettori di Beccaria da quando noi giocavamo con i soldatini, ce lo lasceranno dire che l'uguaglianza dinanzi alla legge, bella o brutta, in Italia è principio di incerta applicazione...
Qui il messaggio integrale:
http://www.clandestinoweb.com/home-archiviazione/italia/120772-carceri-il-testo-integraledel-messaggio-di-napolitano/
I giornali sono ingiusti quando titolano "amnistia"? Il succo è tutto lì, Berlusconi o 67.000 carcerati e altrettanti secondini in sofferenza. Il messaggio di Napolitano può apparire ingiusto bollarlo come invito all'amnistia, ma di fatto con questo parlamento provvedimenti di depenalizzazione o di radicale riforma delle tre leggi che più intasano il carcere (legge Fini-Giovanardi e Bossi-Fini e Cirielli, ovvero droga, immigrazione e recidiva) non sono certo alla portata. Allora l'unica cosa che si riuscirà a fare sarà un provvedimento di clemenza, l'amnistia, che ovviamente coinvolgerà anche Berlusconi, come sottrarlo? Quale ingiustizia? O anche se ingiustizia fosse, potremmo mai dire che abbiamo rinunciato all'approvazione del provvedimento da parte del PDL solo per tenere in ambascia un vecchietto, per quanto ricco? Ecco, allora: grillino no, perché messo alle strette preferisco una qualche soluzione che è obiettivamente urgente (come una decina d'altre cose...), ma non si può difendere Napolitano. Bisogna difendere la sua intelligenza e consapevolezza. Lui sta facendo politica, lui è la politica italiana, gli altri sono comprimari.Quello di Liana Milella mi sembra il commento più equilibrato, sarà perché scrive su Repubblica e deve moderare i toni se discute gli atti di Napolitano, sarà perché s'intende di questioni giudiziarie, sarà perché è una donna (talvolta aiuta)...
http://milella.blogautore.repubblica.it/2013/10/09/il-rischio-della-chimera/?ref=HREA-1
Giuseppe Caputo a caldo ha scritto: "Sono decisamente contrario all'indulto e l'amnistia. Non risolvono i problemi di sovraffollamento: con l'indulto nel 2006 da 61.000 detenuti siamo scesi a 39.00, dopo circa 18 mesi erano di nuovo 60.000. Alimenta incertezza, allarme sociale e un senso impunità diffusa. L'unico rimedio possibile all'uso eccessivo del carcere è l'eliminazione delle leggi carcerogene che criminalizzano l'immigrazione, l'uso e la dipendenza dalle droghe, la prostituzione. L'indulto /eo l'amnistia sono un palliativo, la depenalizzazione è la cura..." E sono pienamente d'accordo.
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