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venerdì 13 marzo 2020

Mes: non firmate né il 16 marzo né mai

Il 16 marzo dovremmo firmare le modifiche al trattato istitutivo del MES, un patto internazionale che raccoglie fondi e li redistribuisce secondo certi criteri che, per i paesi in grave difficoltà (l'Italia ci rientra), comprendono interventi di notevole invadenza nella politica economica del paese debitore, compresa la ristrutturazione del debito.

La situazione di emergenza attuale imporrebbe di ripensare radicalmente tale meccanismo che da quasi dieci anni si aggiunge al Fiscal compact e all'intero impianto dei Trattati dell'UE che privilegiano la stabilità dei mercati finanziari e lotta all'inflazione alle condizioni delle persone e ai diritti sociali. In autunno un appello di molti economisti spiegava le ragioni del dissenso verso quel trattato, specie nella nuova versione (temi.repubblica.it/micromega-online/appello-di-32-economisti-no-all-esm-se-non-cambia-la-logica-europea/) e credo che sia saggio denunciare il rischio di un'approvazione senza un vero dibattito e con insufficienti modifiche rispetto alla versione di ottobre. Un'approvazione silenziosa, a camere a scartamento ridotto proprio per coerenza con l'emergenza covid19, proprio da parte del nostro Paese che si trova in parametri economici tali che farebbero scattare le misure invasive in stile "salvataggio" della Grecia sarebbe inopportuna e autolesionista.

Dovremmo piuttosto opporre al MES - ancor più dopo la gaffe molto freudiana, rivelatrice, della presidente della BCE Lagarde - le obiezioni che a ogni passaggio critico oppone la Corte costituzionale della Germania che approva, ma ribadisce le prerogative del diritto nazionale verso un'UE incompleta e non federale (l'ha fatto con le sentenze Solange 2 del 1986 e poi sui trattati di Maastricht e Lisbona nel 1993 e nel 2009, sul Mes appunto nel 2014, sull'Omt nel 2016 e a luglio 2019 sull’Unione bancaria). Credo del resto che un'ulteriore passaggio di approvazione di vincoli sovranazionali pattizi con scarso coinvolgimento del parlamento e nessun vero dibattito pubblico indebolirebbero ulteriormente le istituzioni europee: questo passaggio si aggiungerebbe a una serie di processi di integrazione attenti solo agli aspetti finanziari e commerciali, poco a quelli sociali e solidaristici, e addirittura spesso in disprezzo della volontà popolare che fu ignorata ad esempio quando nel 2007 si ricorse ad approvare il trattato di Lisbona dopo che i referendum di Francia e Olanda avevano bocciato nel 2005 il progetto di costituzione europea.

Le critiche italiane che indussero ad un rinvio nell'approvazione delle modifiche al MES nel 2019 sono rimaste identiche ed acquistano maggior forza oggi che l'Italia risulta colpita in modo molto duro dal blocco imposto dall'epidemia influenzale. Il Governo italiano dovrebbe imporre la propria voce chiedendo un rinvio dell'approvazione e successivamente un profondo ripensamento dei meccanismi finanziari e al contempo respingere accuse intollerabili di inadempienza o inaffidabilità del Paese.

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