In
fondo tutti gli elementi delle nostre riflessioni esistono solo come
nostra creazione, ovvero l'universo - ben presente anche senza l'uomo
- lo percepiamo solo in quei pochi aspetti, maschere che la nostra
natura ci permette di comprendere, o immaginare.
Mi
torna in mente Shakespeare, Amleto
atto II, sc.2 (ripreso da Jerzj Stuhr in Sette
giorni, ma mi
garantisco che alla grossa me lo ricordavo già) "Che opera
d'arte è l'uomo! ... Come somiglia a un angelo, per le azioni, e a
un dio per la facoltà di discernere! E' la bellezza del mondo e il
paragone degli animali!"
Somigliamo
agli angeli e agli dei, nostre felici creazioni, e loro somigliano a
noi, così care presenze in un universo altrimenti in gran parte
estraneo ai nostri sensi, e quanto ai sentimenti capace di
commuoverci solo con la minaccia di distruzione o con la poetica che
- generosità interessata, committenti di noi stessi - gli costruiamo
addosso.
Nessun commento:
Posta un commento