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martedì 28 aprile 2015

Contro l'Italicum e la dittatura della maggioranza

Oggi 28 aprile, quando leggo che il governo, per voce del ministro Maria Elena Boschi, ha appena autorizzato la fiducia sulla legge elettorale, vengo preso da un sentimento di disgusto profondo, di disprezzo verso questi arrampicatori, scalatori di partiti e istituzioni che stanno cancellando i nostri diritti politici, ma anche secoli di storia del costituzionalismo democratico senza nemmeno conoscere una resistenza adeguata.

Contro prepotenze simili, contro modifiche reazionarie del nostro assetto democratico condotte da chi ha preso i voti con slogan contro Berlusconi e, manipolando l'elettorato, si propone come l'unica soluzione che rinnova la società e le istituzioni, bisogna muoversi con convinzione, manifestare il dissenso con coerenza e puntiglio, salvando almeno la dignità.

Le conversazioni fra accademici spesso sfuggono al coinvolgimento necessario, ma vi invito a leggere due diverse voci, opposte e di spicco per i rispettivi orientamenti, una conversazione con il prof. Augusto Barbera di Formiche.net
https://stefanoceccanti.wordpress.com/2015/04/27/2812/

e un articolo uscito oggi 28 aprile sul manifesto a firma del prof. Massimo Villone, Il fondato pregiudizio, che consiglio e che già si trova sul web:
http://www.lasinistraquotidiana.it/wordpress/italicum-il-fondato-pregiudizio/

Ecco, leggere quel che dice Barbera mi fa annotare, dicevo, delle considerazioni contro l'Italicum, tralascio quelle di base che stanno, in sintesi, nell'appello del post precedente.

Allora:

premetto che una legge elettorale deve rispettare un minimo di razionalità nei meccanismi e favorire il più possibile la rappresentanza, mentre sommare al premio di maggioranza con soglia alta, ma comunque sotto il 50%, gli sbarramenti e poi il divieto di apparentamenti al secondo turno e poi i capilista bloccati dà un risultato aberrante, non migliore del porcellum. Inoltre le modifiche costituzionali in votazione darebbero all'esecutivo un controllo quasi totale del procedimento legislativo da svolgersi soprattutto alla Camera, essendo spogliato, il Senato di quel progetto, di poteri legislativi generali. E la riduzione del numero dei senatori, inoltre con quel bislacco sistema di scelta in consigli regionali già poco rappresentativi dell'elettorato, altera in modo preoccupante il peso delle forze in campo in ogni attività delle camere in seduta comune.

1. cosa dice Barbera? dice per cominciare che i capilista bloccati non debbono scandalizzare, ma il fatto che i partiti degli anni '70-'80 eleggessero normalmente i capilista perché collocati dai partiti in posizioni di preminenza e perciò ricevevano molte preferenze, ma in realtà ciò fosse una conseguenza della scelta dei leader delle correnti, dipende da una diversa struttura della democrazia: allora i partiti avevano milioni di iscritti, le scelte erano in nome di strutture davvero rappresentative e comunque il loro ruolo era accettato culturalmente e politicamente.

2. le preferenze non sono la soluzione a tutto, c'è il rischio di favorire il voto di scambio e la formazione di gruppi ancora più invasivi. Ma questi sono difetti non cancellati dall'introduzione delle preferenze per scegliere solo parte dei deputati, soluzione che lascia l'altra parte designata dalle segreterie, specie nei partiti più grandi. Una scelta chiara nel senso della possibilità di scelta cancellerebbe almeno uno dei difetti (le liste bloccate) sanzionate di incostituizonalità e favorirebbe la scelta di meccanismi di trasparenza per migliorare l'uso del voto di preferenza (o altri meccanismi).

3. il premio alla lista, anziché alla coalizione, non vedo perché dovrebbe evitare la frammentazione: l'esperienza ci dice che con la lista piglia-tutto si imbarcano singoli rappresentanti di territori o partiti minimi che esercitano poteri di ricatto importanti perché garantiscono pacchetti di voto. Il tutto non con una trattativa trasparente, ma con scambi tra segreterie e personaggi o gruppi incontrollabili.
Inoltre il premio alla lista accresce la possibilità che, nel meccanismo pensato dall'Italicum, non venga assegnato il premio a primo turno, con soglia al 40%, ma solo al ballottaggio: in quella sede - essendo anche esclusi espressamente gli apparentamenti  - di solito l'affluenza è ridotta ed è vero che chi vince ha il 50% + 1 voto (concorrono solo le prime due liste) ma è la maggioranza di una affluenza magari del 45-50% degli elettori, quindi pari al 22-30% degli elettori cui verrebbe dato il premio di maggioranza consentendogli di arrivare al 55% dei deputati: si tratta del raddoppio della rappresentanza proporzionale.

4. il fatto che la minoranza PD tuonasse contro il patto del Nazareno e adesso sia contro la legge elettorale che rispetta quel patto mi sembra di piena coerenza, Barbera pensa il contrario, ma non vedo perché.

5. lo sbarramento al 3% non è alto, ma non è nemmeno troppo basso: una volta che si assegna lo strapotere alla maggioranza, ma soprattutto si deformano le volontà espresse dagli elettori dando un valore molto maggiore (fino a raddoppiarlo, come detto sopra) a chi ottiene i premio rispetto alle opposizioni, lo sbarramento è un ulteriore elemento di deformazione (e illegittimità costituzionale), ma soprattutto non si vede in ossequio di quale principio le opposizioni dovrebbero essere selezionate, non frammentate.

6. sia il divieto di apparentamento al secondo turno sia la critica alla frammentazione delle opposizioni sono frutto di un pensiero bipolarista che punta non sulla politica, ma sui meccanismi elettorali per determinare gli effetti desiderati. Ma un auspicio - forze politiche ampie, contenitori partecipati o meno, tendenzialmente schierati in due poli che si confrontano - può trovare strumenti adeguati o meno per realizzarsi, deve fare i conti con la bontà delle legge elettorali che lo servono. 7. in Italia poi le culture politiche, si diceva un tempo, oggi purtroppo ne è rimasto poco e potremmo parlare di leader di diversi populismi, non son omai state comunque solo due, ma almeno quattro (liberali, socialisti, comunisti, cattolici un tempo, adesso populisti grillini, sinistra radicale, centrosinistra, centrodestra, destra leghista e neofascista). Pensare di ridurli a due, o pretendere che uno rappresenti la maggioranza del Paese è una forzatura che esclude dalla rappresentanza milioni di elettori. Soprattutto al secondo turno questa pretesa bipartitica costringerà molti elettori a non partecipare ad un duello plebiscitario e innaturale tra due partiti-persona e renderà probabilmente enorme il divario tra i voti e la rappresentanza del vincitore.

8. Il richiamo al sistema inglese, quale sistema in cui il Premier ha poteri anche di dettare tre quarti del tempo dell'ordine del giorno della House of Commons, in un sistema in più in cui non esiste corte costituzionale e indipendenza dei PM, è del tutto fuorviante: il forte potere dell'esecutivo in GB è frutto di tradizioni non codificate che sono applicate unitamente ad un forte senso del rispetto delle prerogative parlamentari. E anche il sistema elettorale a collegi uninominali è lì aderente ad una realtà meno frammentata, ma è anche mal sopportato dai partiti "terzi", come i liberali, che difficilmente riescono ad eleggere rappresentanti, pur accumulando numeri ingenti di resti.

9. Oggi poi il governo autorizza la fiducia sulla legge elettorale: la mossa è stata criticata dallo stesso Barbera che la paventava pochi giorni fa, nell'intervista pubblicata sul blog di Stefano Ceccanti Barbera dice senza mezzi termini "L’ipotesi all’esame del premier rappresenterebbe certo una forzatura. Più che verso il Parlamento, lo sarebbe nei confronti della minoranza del Partito democratico."

10. La pervicacia dell'esecutivo rappresenta insomma, sommata alla modifica della costituzione, una vera e propria marcia per il potere "degli esecutivi", la volontà di torcere il sistema verso un modello in cui c'è poco spazio per la mediazione, per la rappresentanza delle istanze popolari, in cui il voto non è "politico", ma plebiscitario e personalizzato, bipartitico spostato verso il centro, senza le "ali estreme". Gli argomenti dei difensori dell'Italicum come Barbera si sono sinora incentrati sul favore per la governabilità a dispetto della rappresentatività, una strada esterna al modello costituzionale sinora formalmente in vigore.

Una strada che non dovrebbe essere percorsa a mezzo di un parlamento eletto con una legge simile all'Italicum, ma che comunque la corte costituzionale ha abrogato rendendo l'attuale parlamento legittimato solo ad approvare atti di ordinaria amministrazione, una legge elettorale diversa dal porcellum e sciogliersi per lasciare le riforme sostanziali ad altri rappresentanti con altri e più espliciti mandati.

Come dice Villone "Renzi scrive ai democratici che è in gioco il futuro del partito. Può darsi. Ma non dice che tutto viene dalla sua continua e arrogante prevaricazione per riforme istituzionali utili al suo populismo plebiscitario, e non al paese."

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