E forse questa è la notizia del secolo, per me.
Dopo aver trovato i
virus e il dna, dopo aver convalidato i processi evolutivi delle specie e
visto come funziona il cervello, arriva la visualizzazione di un
neurone che è in contatto con ogni zona della massa cerebrale che,
pertanto, può dirsi finalmente pensata.
Le continue delusioni o
consolazioni che, segretamente, in uno stllicidio che sembrava infinito,
abbiamo provato ogni volta che la ricerca dava un luogo e una formula
chimica per ogni dettaglio della nostra indole e dei nostri sensi, delle
nostre capacità percettive e mnemoniche, sono ora seguite da un
traguardo, forse anch'esso provvisorio, ma dal sapore della sentenza
definitiva su cosa sappiamo di noi.
Esagero, ridicolmente, ma azzardo a
dire che, essendo persuasi di come ormai sia dimostrato che l'individuo è
dato dalla somma dei suoi organi coordinati e delle sue capacità
cognitive e che queste, compresa la memoria, hanno una sede e degli
strumenti e modi d'azione fisicamente rilevabili, sapere che una cellula
filamentosa metta in connessione tutto ciò riesce a dare al concetto
presuntuoso di coscienza, per altri di anima, o di individualità,
un'aura di plausibilità e di dignità che prima non potevamo vantare.
Gli
ignobili o sublimi pensieri che mi rappresentano non sono forse la mera
somma di una miriade di molecole e cellule, ma hanno un senso, una
capacità di sintesi e, quindi, di autorappresentazione che non è solo
illusoria. Certo, se si tratta di un super neurone, sempre una cellula
sarà, quindi non sarà sede di alcunché, non sarà il borsello del
ragioniere, lo zaino dell'alpinista, ma solo il filo che ci consente di
essere e saperlo ed essere individui finché quel filo è teso.
Soprattutto, ammettiamo che questa mirabolante cellula è stata trovata
nel topo, non è certo esclusiva dell'homo sapiens, ma date uno
smartphone al topo: non ne farà granché.
Si getta una luce nuova sul
rapporto fra res cogitans e res extensa. Insomma, direi, una scoperta
che, come mille altre, ci svela, ma finalmente senza toglierci la nostra
umanità.
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