Paolo Solimeno, 2 ottobre 2021
Mimmo Lucano credo vada difeso con le ragioni del diritto. Non viviamo sotto un regime qualsiasi, ma in una democrazia retta da una costituzione molto avanzata che riconosce e tutela i diritti umani ed il principio di solidarietà. Non consegniamo le solide ragioni giuridiche di Lucano al sentimentalismo, non contrapponiamo Antigone a Creonte perché Tebe non era retta da una costituzione democratica.
Certo che non è facile ricondurre tutto quanto fatto a Riace sotto il cappello assolutorio di una solidarietà attiva che costruisce addirittura una società non solo accogliente per i migranti, ma florida anche per i locali. E con i soldi dello stato. Uno stato che prima è complice, finanzia il Modello Riace, e poi si fa accusatore e aguzzino per poi tornare, speriamo, magnanimo in appello con una riduzione di pena? Non mi paiono accettabili queste oscillazioni, dei commentatori più che dei giudici, i principi fondamentali devono prevalere sempre e la legalità deve alzare la testa, non perdersi dietro ad effimere e demagogiche disposizioni pensate per dare un senso ad una politica che ha rinunciato ad un progetto di società e insegue le paure per raccogliere consensi.
Come Calamandrei difendeva Dolci e i pretori degli anni '70 assolvevano le occupazioni di case per necessità, così noi oggi, nel decennio dell'ecatombe nel Mediterraneo, dobbiamo dire che nel nostro stato costituzionale di diritto un sindaco che accoglie migranti in fuga dalla guerra e gli trova un lavoro migliorando le condizioni dell'intera comunità che amministra sta rispettando la legalità e non può meritare il carcere e avere debiti verso la repubblica.
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