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martedì 22 marzo 2016

Le cause del terrore

Alberto Negri sugli odiosi attentati di #Bruxelles. Mmm... Dice, fra l'altro, che il terrorismo va combattuto qui, Salah andava e veniva da Bruxelles, etc. Va bene, ci sarà qualche falla dell'intelligence. Falle strutturali, magari. E non sono certo risolutivi gli interventi puntuali (il drone che uccide tizio in Siria, etc.) o quelli devastanti (guerra alla Libia, guerra all'Afganistan, etc.). Però, una volta che l'intelligence sarà perfetta (e le nostre "democrazie" ridotte a stati di polizia), il mondo continuerà o no a produrre conflitti in medio oriente e desideri di attentati terroristici di propaganda in Europa? Se sì, quegli attentati ci saranno sempre, un qualsiasi isolato desiderio di distruzione sfuggirà sempre alla prevenzione. Insomma, da analista del menga vi dico che bisogna combattere le cause, non mettere lucchetti perfetti.
http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/mondo/2016-03-22/attentati-bruxelles-fallimento-dell-intelligence-europea-100131.shtml?uuid=AC4iTfsC

Il terrorismo è fonte di panico, piuttosto che di morte: l'aumento del rischio di morire è statisticamente insignificante, con o senza terrorismo. Certo, i morti di ogni attentato sono giustamente una ferita tragica. L'iniezione di irrazionalità è inevitabile, però non deve farci considerare gli attentati senza causa. Perderemmo la nostra libertà inutilmente nel tentativo di proteggerci senza giardare alle cause.
Purtroppo ogni carica elettiva sente questo compito di protezione del cittadino, perseguirlo in modo troppo obliquo, non immediato, non paga.
Eppure se Iraq e Siria e Libia avessero governi non democratici (facciano loro!), ma solidi, con tutti gli elementi essenziali (territorio, esercito, governo), l'appeal dell'IS sarebbe ben minore.

martedì 8 marzo 2016

Ottomarzo penzieroso

m'arzo all'otto
ché sento un botto:
in fondo ai' barzo
femminile e belloccio
mi chiama con sfarzo
a sedurre, m'è parzo!
Ma un'ombra, un sospetto,
e la veste gl'arzo,
gni guardo di sotto:
ni' sonno son cotto,
gl'è omo e barzotto!

sabato 5 marzo 2016

Libia 2016 - esautorato il parlamento in un emendamento del 2015

L'iter di approvazione di una missione militare all'estero fonderebbe anzitutto sui limiti stretti imposti dall'art. 11 Cost. e poi sulla legge 14 novembre 2000, n. 331 e sulla legge 25 del 1997 in base alle quali dovrebbe sempre esserci un pronunciamento del parlamento, almeno a ratifica.
Il decreto ministeriale (secretato) del 10.2.2016 autorizzerebbe una missione in Libia a protezione di impianti ENI, è legittimo? Mentre Renzi è irritato dalla fuga di notizie, Mattarella difende il proprio operato.
Intanto in sede di conversione del D.L. 30 ottobre 2015, n. 174 intitolato come sempre "Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione" (Pubblicato nella Gazz. Uff. 30 ottobre 2015, n. 253) è stato introdotto l'Art. 7-bis "Disposizioni in materia di intelligence" che così recita:
"1. Il Presidente del Consiglio dei ministri, acquisito il parere del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, emana, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 3 agosto 2007, n. 124, disposizioni per l'adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero, con la cooperazione di forze speciali della Difesa con i conseguenti assetti di supporto della Difesa stessa.
2. Il Presidente del Consiglio dei ministri informa il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, con le modalità indicate nell'articolo 33, comma 4, della legge 3 agosto 2007, n. 124, delle misure di intelligence di cui al comma 1 del presente articolo.
3. Al personale delle Forze armate impiegato nell'attuazione delle attività di cui al comma 1 del presente articolo si applicano le disposizioni dell'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, e successive modificazioni, dell'articolo 4, commi 1-sexies e 1-septies, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, e, ove ne ricorrano i presupposti, dell'articolo 17, comma 7, della legge 3 agosto 2007, n. 124.
4. Il comma 3 del presente articolo non si applica in nessun caso ai crimini previsti dagli articoli 5 e seguenti dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale, adottato a Roma il 17 luglio 1998, ratificato ai sensi della legge 12 luglio 1999, n. 232.
5. Il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica di cui all'articolo 5 della legge 3 agosto 2007, n. 124, e successive modificazioni, può essere convocato dal Presidente del Consiglio dei ministri, con funzioni di consulenza, proposta e deliberazione, in caso di situazioni di crisi che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale, secondo modalità stabilite con apposito regolamento ai sensi dell'articolo 43 della legge 3 agosto 2007, n. 124.
6. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, trascorsi ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, trasmette alle Camere una relazione sull'efficacia delle norme contenute nel presente articolo."

La disposizione quindi anzitutto va ben oltre il titolo, è sì introdotta dal parlamento, ma non ha alcuna attinenza con il rifinanziamento delle missioni in corso. Sembra autorizzare il Presidente Renzi ad ordinare "disposizioni per l'adozione di misure di intelligence". Apparenti ostacoli sono la comunicazione alla commissione parlamentare e il fatto che non si parla di azioni militari, ma di intelligence. Ostacoli facilmente superabili: visto che il parere del Copasir non è vincolante e che si può ben immaginare che l'informativa preventiva sia generica, si è dinanzi ad una potenziale esautorazione del parlamento per agire contro il divieto dell'art. 11 Cost. Altrimenti non si vede che bisogno di tale disposizione avesse il nostro ordinamento.

Riferimenti:
Iter di approvazione di una missione militare all'estero, competenze di esecutivo e legislativo

Il decreto ministeriale (secretato) del 10.2.2016 autorizzerebbe una missione in Libia a protezione di impianti ENI etc.

Corriere: nel decreto sul rifinanziamento delle missioni è previsto l'intervento in Libia senza passare dal parlamento, Mattarella difende il proprio operato



Nuovamente Libia

Forse la tradizione democristiana, almeno in politica estera, consiglia bene il leader del PD. Una guerra contro un paese diviso in bande è pur sempre una guerra. 
Che ce la chieda la Nato, o Usa e GB, non la renderebbe più legittima. Sarkozy solo nel 2011 ha compiuto un'aggressione illegittima e un disastro strategico facendo fuori Gheddafi. 
Sommarne un altro sarebbe troppo. 
Non abbiamo timore di dichiararci pacifisti, le ragioni della pace valgono ancor di più quando l'avversario è sfuggente e le vittime sicure, i civili, potrebbero vederlo come unico alleato e ingrossarne le fila.

Butta la pasta

Lutèro, si sa chi l'ha fatto?
l'utero non si sa a chi l'affitto.

Frocio chi legge,
Frocia la legge

(salvato il bambino e non
chi l'ha fatta sporca)

tutti immersi
in quest'acqua di marzo
che ci fa belli
e moralisti con sfarzo.

giovedì 18 febbraio 2016

Olivolì Olivolà

Non da oggi il PD promuove politiche neoliberiste disgraziatissime, ormai in ogni campo.
In sostanza esaudisce le richieste di Confindustria, Commissione Europea e JP Morgan azzerando la temuta portata democratico-rappresentativa e quindi destabilizzante delle istituzioni repubblicane, cancella i diritti dei lavoratori, privatizza e svende e deregolamenta a favore del libero capitale, finanziario anzitutto.
Sono politiche ingiuste, oltreché fallimentari, che favoriscono chi si è già arricchito abbastanza in questi anni di disapplicazione di principi fondamentali di politica economica redistributiva e di fisco equo e ad aliquote progressive.
Gli era rimasto, al PD, qualche sprazzo di tendenza liberal (progressista) in campo di diritti civili e uguaglianza formale.
Sta facendo retromarcia anche in questi campi.
E trova il modo, ad esempio, di dare la colpa al M5S sul ddl Cirinnà (colpe vere, ma il ddl è del PD e le incertezze sono evidentemente lì, prima che nel M5S) e ad altri stati UE sulle politiche dell'immigrazione e sulla politica estera.
Non distraiamoci.
La destra vincente, anche perché travestita da sinistra, è purtroppo rappresentata dal Partito Democratico. E' una destra regressiva quasi su tutto. Dispiace per i tanti parlamentari e militanti per bene, persone colte o volenterose, talvolta addirittura colte, avvedute e volenterose, che ancora cercano di salvare l'idea di un partito della sinistra moderata che possa far fare qualche progresso al Paese. Temo che sia una partita persa.
Le occasioni per far saltare questa finzione si presenteranno, ma a forza di aspettare il prossimo treno si rischia di far chiudere altre stazioni.
Il prossimo fine settimana ne parte un altro e molti amici che erano del PD ne faranno parte. Spero che altri decidano di lasciare la caserma occupata da Renzi, non per dargliela vinta, ma perché solo da fuori potranno vincerlo.

lunedì 21 dicembre 2015

Governabilità forzata per una politica piccola piccola

In Italia, secondo i sondaggi, PD e M5S sono sul 30% dei consensi, altri due partiti di destra (frase volutamente ambigua) sommati danno il 25%. Spiccioli a sinistra e altri. Una legge elettorale come la spagnola farebbe probabilmente salire la lega e il piddì, ma nessuno otterrebbe ovviamente la maggioranza da solo. 

La soluzione "Renzi", di cui l'autore si vanta presuntuosamente guardando a modo suo i risultati spagnoli (senza contare che vuol distinguersi da un successo, non da un fallimento: la Spagna ieri ha superato il bipartitismo postfranchista che aveva ingessato la politica spagnola), è quella di falsare il risultato, dando il premio a chi arriva primo, pur restando minoranza: così è fatto l'Italicum, legge fatta per gabbare la Consulta e che si dichiara proporzionale e con collegi piccoli (stretti stretti, direbbe Nilla Pizzi che di spagnola s'intendeva) e con le preferenze, in realtà non è più proporzionale, ma è una lotteria grazie al premio; i collegi piccoli sono un'illusione, visto che il peso dei partiti è determinato dal collegio unico nazionale (e poi il risultato è stravolto dal premio, ovviamente); e le preferenze sono pure un'illusione, essendo bloccati (nominati, quindi) i capilista. Da non dire in giro che i collegi, essendo piccoli, sono tanti. Ed essendo bloccati, sono tanti piccoli collegi bloccati. E quindi tanti capilista nominati.

Questa soluzione da un lato uccide la rappresentanza, il diritto di voto, ma a favore di cosa? Della governabilità? Ma noddavvero! A favore del governo, del potere, che è altra cosa. Si registra già oggi la tendenza dei due "poli" tradizionali a governare insieme (senza elezioni, ma Renzi ne soffre, poveretto) per escludere i terzi intrusi e per non fare nessuna politica incisiva, sia perché centrodx e centrosx condividono le scelte neoliberiste (e Renzi da due anni le segue strenuamente, pur dichiarandosi ad esse alternativo), sia perché, pur di garantirsi la vittoria, i contendenti corrono al centro e trascurano ogni aut-aut, ogni riforma seria che non sia le ormai digerite privatizzazioni e deregolamentazioni osannate dai poteri forti, dai tecnici, odierni oracoli che oltre ad annunciare la crisi, la portano. 

Vista la prova delle grandi alleanze (sia quelle montiane, sia quelle renziane, sia ancora quelle suggerite dalla necessità di garantirsi la vittoria al I turno o al ballottaggio con l'Italicum, la legge anti-grillo) credo che avremmo leggi o riforme ben più sensate se fossimo in una situazione di "ingovernabilità" con il PD che, anziché fare quel che gli pare, dovesse convincere l'alleato della bontà di una riforma.

martedì 24 novembre 2015

Ricorsi contro l'Italicum di Renzi: presentato anche a Firenze oggi, 24 novembre 2015

Il ricorso contro la legge elettorale "Italicum", n. 52/2015, è stato presentato oggi, 24 novembre, anche al Tribunale di Firenze nell'ambito di venticinque ricorsi presentati in tutta Italia (nelle sedi di Corte d'Appello) iniziativa condivisa da costituzionalisti, associazioni, movimenti e partiti riuniti nel Coordinamentodemocraziacostituzionale.net , preparati in buona parte dei casi dall'avv. Felice C. Besostri. Sono ricorrenti a Firenze:
Francesco Baicchi
Alfonso Bonafede
Sandra Bonsanti
Marcella Bresci
Tommaso Fattori
Mauro Fuso
Daniela Lastri
Alessandro Leoni
Tomaso Montanari
Ubaldo Nannucci
Marisa Nicchi
Cinzia Fernanda Niccolai
Alessia Petraglia
Giovanni Rebecchi
Luca Rovai
Enrico Solito
Stefano Stefani
Rolando Tarchi
Salvatore Benito Tassinari
assistiti dagli avvocati Luca Biagi Mozzoni, Eleonora Fornai, Lorenza Maione, Corrado Mauceri, Fabrizio Matrone, Roberto Passini, Daniela Perrone, Francesco Piccione, Paolo Solimeno.

http://www.toscanamedianews.it/video/firenze-il-ricorso-contro-litalicum

http://www.toscanamedianews.it/firenze-il-ricorso-contro-litalicum.htm

http://www.gonews.it/2015/11/24/italicum-presentato-al-tribunale-di-firenze-il-ricorso-contro-la-legge-elettorale/

http://www.firenzetoday.it/cronaca/firenze-ricorso-legge-elettorale-24-novembre-2015.html



martedì 17 novembre 2015

Un'altra guerra sbagliata.

Un'altra guerra sbagliata. La Francia che canta "aux armes citoyens" dichiara guerra a uno Stato Islamico che non aspettava altro per legittimarsi agli occhi dei suoi malcapitati sudditi, bersaglio innocente di bombardamenti francesi, vedranno i terroristi come loro difensori. Ora sarà una partita Occidente vs. Stato Islamico. Hanno già vinto loro promossi in serie A.
Su Le Monde Diplomatique si ricorda che fino a prima degli attentati di Parigi "il governo francese si è schierato apertamente nella guerra civile, ha spinto fino all'estremo la propria posizione, facendo pervenire delle armi destinate a una non ben definita opposizione moderata, armi che sono presto finite negli arsenali jihadisti". 
Finalmente il 4 ottobre la svolta: la Francia si schiera contro lo Stato islamico, ma capire chi è il nemico non basta a risolvere la situazione, su Limesonline.com si legge: "Dopo il lutto e la condanna della barbarie per gli attentati del 13 novembre, ricordiamoci che il vero protagonista del conflitto che stiamo vivendo non è l’Occidente ma il mondo islamico. Le nostre priorità: rimanere in Medio Oriente e spegnere la guerra di Siria."