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domenica 19 gennaio 2014

Dove porta la voglia italiana di maggioritario

Se non proviamo a sollevare un po' la testa dal pattume maggioritario (e in questo ci aiutano Azzariti, Villone, l'avv. Besostri e tanti altri, ma direi anche Luciano Canfora) che ci hanno somministrato in questi anni non riusciamo a giudicare la pretesa di quanti stanno cercando un meccanismo di traduzione dei voti in seggi che... falsifichi il risultato!
Camuffano da governabilità un intento che di solito è confinato alle discussioni da bar: qualcuno non si merita il diritto di voto o perché è grullo o perché non si allinea a valori universalmente riconosciuti o è vecchio, ecc. Questo è.
Conquistato nel 1919 maschile e poi nel 1946 anche femminile, il suffragio universale fu confermato nel 1948 e poi abbandonato nel 1993 quando si ridusse la possibilità di scelta (75% dei seggi scelti in collegi uninominali). Fra i tanti Domenico Losurdo nel '93 si interrogava sul "trionfo e decadenza del suffragio universale" e su "democrazia o bonapartismo". Nel 2005 fu introdotta una vera e propria assurdità per cui il voto era diventato una scommessa in cui chi prendeva un voto in più prendeva tutto (prendeva la maggioranza e faceva il governo, se gli andava bene nelle regioni per il senato).
E' ben vero che nel Regno Unito ci sono i collegi uninominali, che gli USA c'è il presidenzialismo, ma hanno mai avuto dittature quei paesi? Eppure anche lì è continuamente discussa l'esclusione dei partiti minori che sono piccolissimi proprio a causa del sistema esclusivo, crescerebbero se ci fosse un sistema proporzionale.
In Italia possiamo pensare di rendere bipartitico un sistema politico e culturale che non lo è? Con quali conseguenze? Vi immaginate il nostro paese con Grillo che vince e il PD e tutta la destra che devono dividersi il 40% della camera? Oppure anche con Renzi che vince e gli altri fuori.
Correttivi al proporzionale si possono inserire, ma rispettando il criterio della rappresentanza e della ragionevolezza, come ha detto - sia pure con grande cautela - la corte costituzionale.
Non sembrano tollerabili le proposte che circolano: mattarellum corretto da un premio e con quota proporzioanle ridotta, oppure collegi ancora più piccoli del sistema spagnolo. E poi il doppio turno: non ha i difetti degli altri due, ma comporterebbe la riforma costituzionale perché altrimenti potrebbe generare due diverse maggioranze tra camera e senato.
Perché non serbare, non tornare ai caratteri che contraddistinguono la nostra democrazia costituzionale, ricordandosi non per nostalgia, ma perché vediamo nei populismi e personalismi di oggi pericoli di derive se non autoritarie, senz'altro di impoverimento culturale e progettuale, a caratteri che furono disegnati per una democrazia più ricca e per contrastare i pericoli dell'uomo solo al comando?
Ugo La Malfa disse parole chiare, fra i tanti, in "Difendo la Costituzione" ricordando le caratteristiche della costituzione:
"Tali caratteristiche, o sono mantenute ferme e preservate insieme o insieme saranno travolte. Esse possono essere sinteticamente così indicate: pluralismo sociale e politico che dà diritto di rappresentanza a tutte le correnti storiche ideologiche e culturali delle vita italiana unitaria ed è il fondamento della libertà di associazione e di organizzazione in sindacati; conseguente proporzionalismo che di tale pluralismo è il riflesso partitico e istituzionale immediato; struttura degli organi depositari della sovranità popolare secondo lo schema della democrazia parlamentare e cioè del governo espressione del parlamento di fronte al quale esso è responsabile".

1 commento:

  1. poi chiamale, se vuoi, elezioni: la proposta renzi-berlusconi è un nuovo porcellum:
    - sbarramento all'8% (5 se ti allei)
    - premio di maggioranza del 20% se superi il 35%
    - liste bloccate corte (corte perché le quote dei partiti si decidono a livello nazionale, le circoscrizioni di estensione pari alle province deciderebbero solo chi va in parlamento).
    Dalla Consulta: "grazie, eh, arrivederci a presto"

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